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venerdì 21 marzo 2025
 
 

Onu e dintorni, chi vuol fare tacere la Chiesa?

07/02/2014  L'attacco delle Nazioni Unite pare un’operazione che avvia una campagna contro tutta la presenza sociale e educativa della Chiesa cattolica a livello mondiale.

E’ un’operazione raffinata con un obiettivo preciso contro cui si è deciso di sparare ad alzo zero. Il Rapporto degli esperti della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo non è un parere come un altro e la questione della pedofilia potrebbe anche solo costituire un pretesto. E’ un’operazione che avvia una campagna contro tutta la presenza sociale e educativa della Chiesa cattolica a livello mondiale.  Lavoro raffinato perché in sostanza è un attacco alla stessa sovranità della Santa Sede e un invito autorevole alla Chiesa a farsi da parte.

Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in una lunga nota, due giorni dopo la pubblicazione del Rapporto dell’Onu, allontana l’ipotesi di una guerra tra Onu e Vaticano. E ha ragione. Non c’è una guerra tra il Palazzo di Vetro e il Palazzo apostolico. Forse c’è ben di più e cioè il tentativo di sbaragliare la presenza e la parola della Chiesa, alimentando la frattura sulla questione della pedofilia, dallo spazio pubblico internazionale. Nel mirino c’è il Papa, Papa Francesco, e la transizione che sta avvenendo dalla sua elezione in tutta l’ecumene cattolica, verso il compimento di quel rapporto Chiesa-mondo, che il Concilio Vaticano II aveva indicato e che faticosamente con passi avanti e qualche passo indietro da allora faticosamente si sta cercando di attuare.

L’elezione di Bergoglio ha ridato slancio alla realizzazione dell’incarnazione del cattolicesimo in culture diverse e ha strappato il ruolo della Chiesa dal solo baricentro romano e spesso italiano, per aprirlo ad una dimensione globale con un ruolo maggiore attribuito alle conferenze episcopali. Insomma la Chiesa parla a tutti i livelli, è protagonista del grande gioco globale, e il Papa è diventato un personaggio tra i più autorevoli anche nei social network, ormai i luoghi di confronti della geopolitica planetaria. Il nome di Bergoglio è un trend topic (vocabolo più cliccato) associato a tutto ciò che spaventa le grandi lobby finanziarie e culturali (giustizia, pace, redistribuzione del reddito) che hanno riferimenti culturali diversi dalla promozione dello sviluppo, dell’uguaglianza, del rispetto tra i popoli e le persone. Il concetto di “economia dell’inclusione” fa paura agli gnomi che hanno retto fin qui le sorti del mondo, a destra come a sinistra.

L’accusa di procedere sulla base di una cultura oscurantista è la soluzione più facile per disinnescare Papa Francesco. E’ il modo per indebolirlo. Il Rapporto delle Onu sta sollecitando reazioni estreme a destra, tra i conservatori ultracattolici che male hanno visto l’elezione di Bergoglio, ma anche a sinistra, dove i progressisti in servizio permanente accusano il Papa di non fare abbastanza, di non avere coraggio, di non definire strategie, di parlare troppo e di governare poco proponendo novità più di facciata che di sostanza.

Il bersaglio è chiaro e non è la responsabilità e il silenzio, ampiamente riconosciuto dalla Santa Sede, nei casi di abusi sessuali. Il bersaglio è papa Francesco e la transizione in atto, il bersaglio è la popolarità di Bergoglio, che sta facendo breccia, che sta travalicando i confini dell’emozione per coinvolgere la ragione. I segnali sono tanti e a molte latitudini.

Sulla Siria l’impegno del Papa (suo personale si badi bene e non della diplomazia) ha fermato probabilmente un'altra “guerra umanitaria”, quelle dove l’impero militare industriale prova i suoi giocattoli. Le sue parole sull’economia e i guasti che produce hanno fatto breccia perfino nel salotto svizzero di Davos. Uno dei cardinali più vicini a Bergoglio, Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace, ieri è stato invitato a parlare alla London School of economic and political science, non proprio un luogo di studio della dottrina sociale della Chiesa.

Sono molti nel mondo a considerare con apprensione ( e con orrore per i propri interessi)il ruolo antagonista che sta assumendo la Chiesa cattolica. Non è una protesta eclatante come quella delle piazze che a volte s’infiammano con una variegato intreccio di indignados. Ma può essere molto più efficace. Ed ecco che scatta la logica raffinata della prudenza e della difesa corporativa con accuse di arretratezza culturale, chiusura, immobilismo, ostilità al progresso. Avviene in maniera subdola, protetta dai fragili specchi del Palazzo di vetro, dove tradizionalmente la grande abbuffata degli interessi inchioda ogni tentativo di migliorare il mondo nell’immobilismo più assoluto.

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