Mentre i riflettori del mondo sono puntati sul conflitto in Siria e sul complesso e delicato lavoro della diplomazia per arrivare alla distruzione dell'arsenale chimico del regime, il premio Nobel per la pace 2013 viene assegnato all'Opac, l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.
«Per 15 anni abbiamo fatto il nostro dovere contribuendo alla pace nel
mondo. Le ultime settimane hanno dato ulteriore impulso alla nostra
missione», ha dichiarato il direttore generale dell'Opac, il turco Ahmet Uzumcu. «Accetto con umiltà il premio Nobel per la pace e con voi mi
impegno a continuare a lavorare con immutata determinazione».
Fondata nel 1997 per mettere in atto il Trattato di interdizione all'uso di questo genere di armi che era stato firmato quattro anni prima, fino a poco tempo l'Opac era un organismo poco noto. Poi, quando hanno cominciato a circolare le terribili notizie sull'uso delle armi chimiche contro i civili in Siria, anche l'organizzazione è uscita dalla semioscurità. Il 28 settembre scorso una risoluzione dell'Onu l'ha incaricata di controllare lo smantellamento dell'arsenale chimico del regime di Assad, fino al 30 giugno 2014. Pochi giorni fa il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha promosso la creazione di una missione Onu-Opac che opererà sul territorio siriano, con una sede a Damasco e una a Cipro. Gli esperti delle Nazioni Unite dovranno occuparsi del coordinamento strategico, mentre quelli dell'Opac avranno la responsabilità degli aspetti tecnici dello smantellamento degli impianti di produzione.
Nel frattempo, l'organizzazione, che ha sede all'Aja, viene premiata ad Oslo. Sempre più spesso è la cronaca a dettare la scelta del Nobel per la pace. E' stato così, ad esempio, nel 1997, quando il premio venne assegnato alla Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo, coalizione di Ong fondata nel 1992 e fortemente sostenuta da Lady Diana. La principessa morì alla fine di agosto proprio del '97. La sua tragica scomparsa - si disse allora - dette un impulso alla redazione e alla ratifica del Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine, sottoscritto il 3 dicembre di quello stesso anno. Nel frattempo, la Campagna internazionale, coordinata dall'attivista americana Jody Williams, venne insignita del Nobel per la pace.
Negli ultimi anni numerosi sono i premi assegnati a organizzazioni, a campagne o azioni collettive, piuttosto che a singole personalità. Nel 1999 è stata la volta dell'organizzazione medico-sanitaria Medici senza frontiere: nel Comitato internazionale, che ritirò il premio a Oslo, c'era anche il medico italiano Carlo Urbani, scomparso nel 2003, il primo a identificare la Sars (nel '99 era diventanto presidente del Comitato italiano di Msf). Nel 2005 il riconoscimento è andato all'Aiea, l'Agenzia internazionale dell'energia atomica, allora presieduta da El Baradei, per il suo impegno contro la proliferazione delle armi nucleari. Lo scorso anno è stata premiata l'Unione europea: un riconoscimento allo sforzo comune dei Paesi membri a promuovere la democrazia, la pace e la riconciliazione, superando guerre e divisioni.
Non mancano i Nobel contestati. Ad esempio, quando a essere premiati sono leader politici che hanno compiuto azioni controverse. E poi i Nobel mancati, come quello mai concesso a papa Giovanni Paolo II. Un riconoscimento che ha fatto molto discutere è quello concesso al presidente Usa Barack Obama nel 2009. La motivazione della scelta: l'impegno a "rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli". Di fatto, per l'allora neopresidente, che a gennaio di quell'anno aveva cominciato il suo primo mandato, un premio sulla fiducia e per la speranza, una sorta di incentivo a lavorare per la pace nel futuro. Come dire: intanto ti diamo il Nobel. Ora cerca di meritartelo.