Arrigo Boito, nato a Padova nel 1842 e morto a Milano nel 1918, è ricordato soprattutto come librettista di opere liriche (basti citare l’Otello e il Falstaff di Giuseppe Verdi) e per un un’opera di non frequente esecuzione dei teatri: Mefistofele.
Si tratta di un’opera in un prologo, quattro atti e un epilogo composta da Boito elaborando il libretto partendo dal Faust di Goethe. Con questo lavoro, il ventiseienne scapigliato si proponeva di rinnovare la formula del melodramma, ma la sua prima versione, andata in scena al Teatro alla Scala nel 1868, fu un fiasco clamoroso. L’opera fu quindi rielaborata, ridotta ulteriormente e ripresentata al Teatro Comunale di Bologna nel 1875. “Bisogna pur ammettere”, scrive Massimo Mila nella sua Breve storia della musica, “che la melodia di quest’opera, meno fluente e meno facile di quella dei convenzionali operisti dell’epoca, lottava coraggiosamente contro le solite formulette ritmico-tonali e risentiva un poco, non certo di Wagner, ma della ricchezza e varietà d’atteggiamenti di Mendelssohn, di Schumann”.
A Roma, la prima rappresentazione di Mefistofele avvenne al Teatro Costanzi il 29 ottobre 1887, mentre l’ultimo allestimento a cura della Fondazione Capitolina risale al marzo 2010, con la regia di Filippo Crivelli e la direzione di Renato Palumbo.
Lunedì 27 novembre, compleanno del Teatro Costanzi, l’opera torna in scena per aprire la nuova stagione dell’Opera di Roma.
Lo spettacolo, coprodotto con il Teatro Real di Madrid, vede impegnato sul podio il direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti, che affronta il titolo per la prima volta. “Abbiamo scelto Mefistofele”, dice il direttore musicale Mariotti, “perché rispecchia perfettamente la nostra idea di teatro: un luogo che parla sia dell’uomo di oggi, fornendo gli strumenti per conoscere più a fondo la nostra realtà e per interpretarla, sia dell’uomo come archetipo, con i suoi valori psicologici atemporali e le sue pulsioni eterne. Boito esalta proprio questo: l’universalità dell’uomo che è in Faust e la sua implacabile tensione a superare i suoi limiti. Per il teatro, inoltre, è una sfida ma anche una grande opportunità mettere in scena un capolavoro così imponente, che coinvolge tutte le forze interne e le masse artistiche”.
Protagonisti John Relyea nel ruolo del titolo, Maria Agresta nella parte di Margherita/Elena e Joshua Guerrero in quella di Faust. Scene e costumi dello spettacolo sono di Mel Page, mentre le luci di James Farncombe. L’Orchestra è quella dell’Opera di Roma, così come il Coro, diretto da Ciro Visco, cui si affianca il Coro di voci bianche del Teatro.
La regia è affidata a Simon Stone, australiano, oggi tra i registi più richiesti della scena internazionale. “Sono particolarmente felice di lavorare nuovamente con Simon Stone dopo La traviata che abbiamo realizzato insieme a Parigi nel 2019”, dice Mariotti. “Non avevo mai sentito Mefistofele”, confida Stone, “m quando ho cominciato ad ascoltarlo e studiarlo per questo allestimento mi sono stupito del fatto che la gente non si metta a canticchiare quest’opera per la strada”. Secondo Stone, “Mefistofele incarna i peggiori istinti dell’essere umano, mentre il coro esprime la voce della comunità e restituisce un’armonia che dovremmo ritrovare nella politica di oggi. In questo senso, quest’opera è un grido contro il populismo”.
L’apertura della nuova stagione offe a Francesco Giambrone, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, l’occasione per fare un bilancio della passata stagione. I numeri sono ottimi: 240 mila spettatori paganti e una “crescita significativa” (+10 per cento) degli abbonati. “Il teatro è sempre pieno e per un sovrintendente e per tutti quelli che lavorano con lui, questa è la gioia più grande”.
In occasione della "prima" di Mefistofele è uscito il nuovo numero di Calibano, la rivista dell'Opera di Roma diretta da Paolo Cairoli e pubblicata da effequ, dedicato al tema del postumano. La rivista collgea l'opera, ispirata al Faust di Goethe, con il tema della trascendenza della finitudine umana, oggi rintracciabile nelle forme e negli ambiti più svariati. La nuova edizione della rivista ha dei contenuti anche online in italiano e in inglese sul sito operaroma.it