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giovedì 07 novembre 2024
 
 

Ora e sempre resilienza

14/10/2013  L'Asia meridionale è impantanata in una malnutrizione cronica, l'Africa subsahariana dà qualche segnale di risveglio ma non è padrona del proprio destino: la mappa della fame.

Popolazione denutrita, bambini sottopeso con meno di 5 anni, mortalità infantile: è incrociando queste percentuale, là dove i dati sono disponibili, che viene calcolato il Ghi, l'Indice globale della fame, diventato negli anni una sorta di termometro della situazione per la freschezza delle informazioni riportate. E anche quest'anno, tristemente, nonostante i progressi registrati negli ultimi 20 anni, i numeri sono ancora drammatici. Inaccettabili.

Gli indicatori forniti dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, dall'Organizzazione mondiale della Sanità, dal Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, insieme con sondaggi demografici e sanitari nazionali e stime dell'Ifpri, non lasciano dubbi in proposito: c'è ancora molto da fare per portare a livelli "accettabili" la questione della malnutrizione sul nostro Pianeta.

 Anche perché le risorse, sulla carta, non mancano. Se da un lato è vero che la popolazione mondiale sottopeso di età inferiore ai 5 anni è in calo, dall'altro il quadro dipinto dal Ghi fotografa ancora situazioni estremamente allarmanti in Asia Meridionale, fanalino di coda di questa "speciale" classifica della fame, e in Africa subsahariana. Moderati, se così si può dire, i casi del Vicino Oriente e del Nord Afria. Situazione ampiamente sotto controllo in America Latina, Caraibi ed Europa dell'Est. 


Gli indici migliorano in Africa, non in Asia meridionale

Si diceva del triste primato dell’Asia Meridionale: le ragioni sono da ricercare prevalentemente nelle ineguaglianze sociali e nel basso livello nutrizionale, educativo e sociale delle donne, causa determinante della denutrizione infantile nella regione. Così, qui, il Ghi non migliora, a differenza di quanto sta avvenendo in Africa subsahariana dove, pur tra mille difficoltà e congiunture disgraziate, la fine di alcune decennali guerre civili, seppure su larga scala, e il consolidamento di alcuni Governi hanno reso possibile un miglioramento dell'economia con immediati benefici anche per le classi più povere.

Certo, la sicurezza alimentare nel Sahel rimane precaria nonostante i segnali positivi dell'ultimo raccolto, aggravata dal conflitto nel Nord del Mali e l' "irrequietezza" della Nigeria ma qualche passo avanti è stato fatto soprattutto sul fronte della prevenzione delle malattie più comuni e facilmente trasmissibili come l'Hiv e la malaria, dell'igiene, dell'assistenza prenatale, della diffusione dei vaccini e dell'aumento del reddito pro capite. 


Per raggiungere uno sviluppo a lungo termine delle comunità, delle regioni e delle nazioni, le popolazioni vulnerabili e povere hanno bisogno di maggior resilienza, un valore che in generale definisce la capacità di reazione alle difficoltà e che in questo particolare contesto si declina in tre tipologie che corrispondono a gradi differenti di shock o cambiamento: la capacità di assorbimento per moderare e attenuare gli effetti degli shock sui propri mezzi di sussistenza; la capacità di adattamento per imparare dall’esperienza e adeguare le risposte ai cambiamenti delle condizioni esterne, senza smettere di operare; la capacità di trasformazione per creare un sistema radicalmente nuovo più resistente nel lungo periodo. Più che le parole, a questo proposito, potean gli esempi. 


I casi di Niger e Haiti

  

Concern Worldwide ha lavorato per oltre dieci anni in Niger, una nazione in cui i poveri sono inermi di fronte al costante degrado ambientale causato da invasioni di insetti nocivi e cicli di siccità sempre più frequenti. Ogni anno, tra 1 e 3 milioni di persone soffrono l’insicurezza alimentare: per lo più si tratta di famiglie rurali.

Concern ha studiato come una parte consistente dei trasferimenti di denaro verso il Paese sono spesi per l’alimentazione familiare, incidendo sui risultati nutrizionali a breve termine in virtù dell'aumento della frequenza e della maggiore completezza dei pasti dei bambini. Ma senza interventi che affrontino le cause alla base della malnutrizione e dell’insicurezza alimentare non c'è futuro. Su questi si deve lavorare, tenendoli costantemente monitorati per ottimizzare le già scarse risorse disponibili.

Con o senza terremoto, la situazione delle famiglie haitiane è grave ormai da anni: oggi più di un terzo vive in stato di assoluta povertà e la vulnerabilità a disastri naturali unita a una cronica instabilità politica non fanno altro che peggiorare il quadro. In una sorta di crudele circolo vizioso, la pressione demografica e la povertà obbligano le persone a mettere in atto attività, come la deforestazione, che in realtà accrescono la loro vulnerabilità ai rischi.

L’analisi delle attività di Welthungerhilfe nel Dipartimento Nord-occidentale permette di individuare le azioni chiave da attuare per sviluppare la resilienza, tra cui: affrontare le cause strutturali della vulnerabilità e mitigare il rischio di disastri per anticipare e rispondere a shock quali frane, inondazioni e terremoti; analizzare e colmare i gap delle capacità di auto-aiuto post-emergenza; supportare i comitati centrali e le strutture amministrative, rafforzando la loro capacità di intervenire in caso di emergenza.


Myanmar, il 41% soffre la fame

Il Myanmar è uno di quei Paesi che non fa statistica nell’Indice Globale della Fame 2013 "semplicemente" perché non ci sono dati. Cesvi lavora nella Dry Zone, una delle aree più povere del Paese, dove il 41% della popolazione non raggiunge un’adeguata sicurezza alimentare. La ragione principale va cercata nella forte dipendenza dall’agricoltura come fonte di reddito e la conseguente vulnerabilità a traumi esterni. Per ribaltare questo "assioma", Cesvi implementa dei programmi per rafforzare le capacità delle comunità locali e la loro resilienza agli shock attraverso una formazione specifica di comitati locali.

In altre parole, gli abitanti vengono coinvolti in tutte le fasi di sviluppo del progetto, dalla valutazione dei bisogni alla pianificazione degli interventi passandomper l'implementazione delle attività: la loro "battaglia" passa dalla capacità di adattamento al cambiamento delle situazioni di contorno, impedendo che diventino preponderanti.


 
 
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