Ci sono suoni che hanno il potere di
evocare un mondo. Nelle mattine di giugno e luglio, ad esempio, gli
accordi di chitarra misti a vociare di bimbi, il rumore del pallone
calciato, i giochi e i balli che animano cortili e campetti in
migliaia di oratori sono un segnale inequivocabile: da Nord a Sud è
tempo di Estate Ragazzi. Anche quest'anno, col finire delle scuole,
tantissime istituzioni ecclesiali aprono le porte per le attività
estive, accogliendo ragazzi di ogni cultura ed estrazione sociale.
Per i giovani protagonisti queste esperienze, spesso chiamate anche
Grest (Gruppi Estivi), sono sinonimo di libertà riconquistata, ore
all'aria aperta, incontro, amicizia e maturazione personale. Per le
famiglie sono una risorsa educativa e un presidio sociale sempre più
irrinunciabile. Lo rivelano i numeri, in costante crescita.
Secondo il Foi (Forum degli Oratori
Italiani) quest'anno le proposte estive sono aumentate del 10%
rispetto al 2015. E i dati dell'ultimo quinquennio autorizzano a
parlare di deciso trend positivo. Si stima che attualmente le realtà
pastorali interessate siano più di 8.000, per un totale di 2 milioni
di bambini e di oltre 350 mila educatori coinvolti. Una grande
mobilitazione, dunque. Con alcune sorprese. Se in passato a far da
traino erano soprattutto le aree del Nord, segnate dalla secolare
esperienza salesiana, e alcune grandi città come Roma, ultimamente i
Grest si stanno diffondendo a macchia d'olio anche nei centri più
piccoli e in territori dalla giovane tradizione oratoriale (in Umbria
o in Puglia, in Campania come in Sicilia).
E' il segno di una vitale
osmosi.
Il concetto stesso di oratorio estivo
si amplia e si ridefinisce. Da un lato, in un'epoca segnata dal
riesplodere di ataviche paure, spicca il tema dell'accoglienza. Com'è
noto, le porte sono aperte a tutti, purché chi entra sia disposto a
rispettare un patto educativo. I costi sono contenuti e moltissime
realtà prevedono agevolazioni per le famiglie meno abbienti. Tra
coloro che frequentano i Grest talvolta si incontrano anche ragazzi
non cristiani (in prevalenza giovani musulmani provenienti dai Paesi
del Nord Africa), con i quali si riescono a costruire percorsi di
dialogo. Emerge poi una grande creatività nelle proposte, modellate
a seconda delle specificità locali. Ad esempio, su richiesta delle
famiglie, molti istituti e parrocchie prevedono un aiuto per svolgere
i compiti delle vacanze. Vi sono perfino oratori che riaprono nelle
prime settimane di settembre con l'Autunno Ragazzi, così da coprire
gli ultimi giorni prima della ripresa delle scuole.
Il 2016 porta con sé un'ulteriore
novità. Infatti, come previsto dalla legge varata nel luglio 2015,
per molti giovani animatori l'esperienza dell'estate ragazzi può
essere riconosciuta tra i percorsi di alternanza scuola-lavoro
(inseriti nei piani formativi delle scuole superiori). Può essere
anche questo un modo per dare valore a un'esperienza di vita che, se
presa sul serio, ha molto da insegnare attraverso la cura dei più
piccoli. E' la pastorale dell'impegno “sul capo”, è il Vangelo
“delle piccole cose”.