Includere è cambiare il mondo
perché anche le persone con
disabilità ci stiano dentro. È
questo che succede negli oratori
della Comunità pastorale
di Bresso, alle porte di Milano,
dove un mondo alla rovescia,
o che semplicemente ribalta il
suo punto di vista per guardare altrove
e meglio, abbraccia e accoglie 21 ragazzi
con disabilità, talvolta talmente
gravi da costringerli a vivere in centri
diurni durante l’anno. E li mescola,
senza soluzione di continuità,
con ragazzi normalmente abili
per dare un’opportunità in più a tutti.
Come? Partendo da chi ha bisogni
speciali perché ciò che va bene per
loro va bene per anche gli altri.
Marta ha 13 anni ed è affetta da
un’anomalia cromosomica. Terza figlia, dopo Erika e Gianluca, ha sconvolto
e stravolto la vita della sua famiglia.
Mamma Nicoletta si dedica a lei
a tempo pieno e si batte perché prima
che la figlia diventi grande e venga necessariamente
destinata a un centro
diurno possa godere della compagnia
degli altri coetanei “abili”. «Mi sono
sempre detta: mia figlia ha garantita
la tutela della salute, la riabilitazione
e le cure mediche; così per la scuola.
Ma il tempo libero? Quello, per chi
ha disabilità, non è garantito da
nessuno. Lei adora gli altri bambini
e non sopporta di stare sempre con
me. A Milano c’è un’unica ludoteca a
misura sua, ma perché devo sradicarla
dai compagni di classe e di parco? Per
rispondere a tutte queste domande a
me e alle mamme degli altri ragazzini
come lei serviva un luogo da cui poter
cominciare».
Una sala dell’oratorio è quello che
offrì loro qualche anno fa don Pierpaolo
Zannini, l’allora responsabile
degli oratori di Bresso. «Lui ci diede
un’aula dove stare e quando gli chiedemmo
di portare anche i nostri figli
ci disse di sì. Anzi, che voleva i nostri
ragazzi lì con lui e con gli altri perché
scambiassero esperienze arricchendosi
a vicenda». E così è stato se da quella
generosità e da tante preghiere è nata
l’esperienza dell’oratorio “inclusivo”
che oggi conta circa mille ragazzi,
tra cui 35 adolescenti che si prestano
volontariamente a farsi formare per
accompagnare i ragazzi disabili in un
rapporto diretto, uno a uno. Più gli educatori
professionali che ne gestiscono
le attività mattutine e 150 animatori.
Tommaso ha 17 anni e frequenta
la quarta liceo scientifico. È tanto
alto quanto timido, ma quando c’è da
raccontare l’esperienza che vive ogni
giorno per cinque settimane le parole
sgorgano come acqua cristallina. «Io
seguo Alessandro, un ragazzino di 14
anni autistico. L’oratorio lo frequento
da sempre. Da piccolo avevo quasi paura
delle persone disabili mentre adesso
passo insieme a loro le mie giornate.
Mi è servito per imparare a relazionarmi
anche con gli altri. Quando stai con
un ragazzo che ha dei forti bisogni di
essere seguito e ascoltato, come tutti,
solo che lui lo manifesta in maniera
più evidente, impari a riconoscere lo
stesso bisogno in chiunque. A fare silenzio
o a porre le domande giuste».
L’esperienza dura cinque settimane,
fino a metà luglio, arricchita da una
serie di attività programmate e gestite
con professionalità da Jessica Mattarolo
che, 25 anni e una laurea in Scienze
dell’educazione (più una specialità
in Scienze pedagogiche), è arrivata qui
tre anni fa e si è inventata tutto. «Anche
come racimolare soldi tramite bandi,
concorsi, contributi del Comune e la
generosità delle persone perché la
retta fosse uguale per tutti. Partendo
dalla convinzione che siamo noi che
dobbiamo andare incontro ai ragazzi
disabili. Il guadagno c’è anche per gli
altri perché moltiplicando le modalità
per raggiungere lo stesso obiettivo
ognuno può trovare meglio la strada».
INSIEME ANCHE NEL GIOCO
La novità di
quest’anno è rappresentata dai giochi
inclusivi. Infatti, diversamente dai
laboratori, in cui è possibile usare selettivamente
i cinque sensi a seconda
delle proprie abilità, nelle attività ricreative
è molto difficile trovare una
strada comune. Tre stagisti si preoccupano
di scoprirla. Tra loro, Federico,
16 anni: «Quello in oratorio per me è
il momento più bello dell’anno. Con
i ragazzi disabili? È come con gli altri.
Certo, devi essere capace di trattarli
e hai maggiori responsabilità. Ma
il guadagno è doppio, fosse solo per
quei dieci secondi in cui ti prendono le
mani come a ringraziarti».
Don Andrea Carrozzo, 27 anni,
responsabile della Pastorale giovanile
delle tre parrocchie di Bresso (San Giuseppe,
San Carlo e Madonna della Misericordia)
ha dato seguito all’eredità
di don Zannini. Ad aprire le danze del
primo giorno d’oratorio estivo c’è lui:
«Questa attività intensifica il progetto.
Qui gli oratori esistono da decenni.
Il rischio era andare avanti per inerzia.
Questa esperienza serve a riscoprire le
motivazioni per proporre un cammino
diverso. Proviamo così a parlare di
Gesù in maniera nuova e accessibile
a tutti. Per i ragazzi e gli animatori
è l’occasione per rimettersi in gioco.
Questo ci permette di riscoprirci testimoni
in grado di parlare del Vangelo in
una modalità mai stanca».