Non hanno simboli né opere distintive e perfino l’anello, consegnato durante il rito di consacrazione come segno dell’alleanza sponsale con Cristo, è una fede comune. Riconoscere una consacrata dell’Ordo Virginum dall’aspetto esteriore non è possibile, ciò che conta è la testimonianza: «Siamo donne immerse nella società, la nostra opera è la relazione con l’altro», spiega Giuseppina Avolio, 46 anni, insegnante di religione a Napoli.
Quella delle consacrate dell’Ordo Virginum, è una vocazione controcorrente. Ma, a guardare i dati, anche decisamente al passo con i tempi: in Italia oggi le consacrate sono 700 in 119 diocesi e l’Ordo è in crescita in tutto il mondo, dove si contano già 5 mila consacrate. «Ogni anno nel nostro Paese ci sono fra le 20 e le 30 nuove consacrazioni, non so se ci siano ordini religiosi che in Italia hanno così tante vocazioni. Le prime a meravigliarci siamo noi stesse: non abbiamo opere vocazionali eppure è lo Spirito che soffia e fa crescere nuove chiamate», dice ancora Avolio.
In un mondo in cui conta l’apparenza, le consacrate dell’Ordo virginum scelgono l’invisibilità. «Siamo come "seminate" nella società: ognuna ha una propria regola di vita, fra di noi ci sono carismi diversi. Anche gli ambiti di servizio sono differenti: mettiamo a frutto i nostri doni con la guida del vescovo, attente a cogliere gli appelli che vengono dal contesto in cui viviamo, condividendo la predilezione per i poveri, i sofferenti, gli emarginati. Fra di noi non c’è alcuna gerarchia, ciascuna si mantiene con la propria professione, nei più svariati ambiti: dall’educativo al sanitario passando per quello industriale, commerciale e le libere professioni», spiega ancora Avolio.
La storia delle Vergini consacrate affonda le radici nelle prime comunità cristiane. «Riprendiamo la consacrazione femminile diffusa nei primi secoli. Una consacrazione poi scomparsa dal quarto secolo quando, con l’introduzione degli ordini religiosi, vivere la vocazione senza una struttura religiosa fu considerato fuori luogo e, in seguito, vietato. La svolta arrivò con il Concilio vaticano II, che riconobbe la vocazione dei laici. Il 31 maggio 1970, 50 anni fa, la Sacra congregazione per il Culto divino promulgò su mandato di Paolo VI il nuovo Rito della Consacrazione delle vergini». In Italia le prime consacrazioni vennero celebrate già negli anni ’70. «Oggi le donne in formazione sono 105. La consacrazione avviene poi in cattedrale, per mano del vescovo: un rito solenne e pubblico, così da presentare a tutta la comunità cristiane i frutti dello Spirito», racconta ancora Avolio.
Per celebrare il primo mezzo secolo di vita, le consacrate avevano organizzato dal 28 al 31 maggio un Incontro internazionale per riflettere sulla chiamata alla profezia della gioia evangelica. L’incontro, rinviato alla prossima primavera a causa della pandemia, sarebbe culminato con l’udienza dal Papa. Intanto domenica 31 maggio le donne dell’Ordo Virginum si riuniranno in preghiera, ciascuna partecipando alla veglia organizzata nel proprio Paese. In Italia l’appuntamento è sul canale Youtube dell’Ordo Virginum alle 18 con la partecipazione di monsignor Oscar Cantoni, delegato Cei per l’Ordo Virginum e vescovo di Como. Una veglia aperta a tutti: la vocazione delle consacrate è proprio quella di stare in mezzo al popolo di Dio.
Nella foto: l'incontro nazionale dell'Ordo virginum ad Assisi, nell'agosto 2019