“Ogni volta che un bambino esce dal Piccolo Coro, specialmente se ne ha fatto parte per molto tempo, è come se si staccasse una parte di me. Anche se non sono mamma, credo proprio di voler molto bene ai miei bambini e, se spesso sono severa ed esigente, è perché il Piccolo Coro ha una vita molto intensa e, oggi come oggi, un nome da rispettare”.
Così scrive Mariele Ventre, la fatina del Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, in una delle 15.000 lettere battute a macchina di sua mano e rilegate in 85 volumi. Una sorta di testamento spirituale oggi affidato dalla Fondazione Mariele Ventre, presieduta dalla sorella Maria Antonietta, a una selezione di 300 missive raccolte in un volume appena uscito in libreria (Lettere da Mariele…oltre le note dello Zecchino d’oro, a cura di Giuliano Musi, Minerva edizioni).
Mariele, di cui ricorre quest’anno il ventesimo dalla morte, riceveva in media dieci lettere al giorno. La sorella racconta che le riponeva diligentemente in grandi scatoloni e, un po’ alla volta, rispondeva a tutti. Diplomatici con cui teneva personalmente i contatti in occasioni di concerti all’estero, religiosi, ex alunni e genitori dei piccoli coristi, ma anche persone che non aveva mai incontrato personalmente, che si rivolgevano a lei per avere un consiglio o un aiuto. Nessuno rimaneva senza risposta. Il carcerato, la ragazzina anoressica, la mamma colpita da un lutto. Per ognuno una parola di conforto nel suo stile semplice e affettuoso, riflesso di una profonda generosità e di una fede cristallina.
Quasi sempre le lettere si concludono con la richiesta e insieme la promessa di una preghiera.
“Più volte ho chiesto a mia sorella perché non affidasse questo incarico a una segretaria, ma lei non mi ha mai risposto. Poi, quando dopo la sua morte ho cominciato a sfogliare i volumi delle sue lettere, ho capito il perché”, racconta Maria Antonietta. Sono risposte personali, in cui Mariele si mette in gioco. Nessuna segretaria, per quanto animata delle migliori intenzioni, avrebbe potuto scriverle al suo posto.
E dire che la giornata della fondatrice del Piccolo Coro cominciava alle cinque del mattino e non finiva mai prima di mezzanotte. Oltre agli impegni all’Antoniano, la scuola quotidiana del Piccolo Coro, le incisioni, i concerti, la preparazione dello Zecchino d’Oro, Mariele si prendeva cura anche della direzione della casa, che divideva coi genitori e la sorella, di professione notaio.
Era anche un’ottima cuoca. D’estate si concedeva una pausa, insieme a Maria Antonietta, nella sua amata Sardegna. E si portava dietro una valigia piena di lettere. Per fare i compiti anche in vacanza. Simonetta Pagnotti