La Striscia di Gaza si sta trasformando in una trappola sempre più insanguinata. Per i palestinesi che la abitano si riducono via di fuga e possibilità di scampo.
L’artiglieria israeliana ha bombardato una scuola dell’Unrwa (l’organismo dell’Onu che aiuta i profughi). Bilancio: almeno 16 morti e 200 feriti. Nella struttura erano ospitate centinaia di persone nell’illusione di potersi salvare dai bombardamenti. Ma come la storia ci ha purtroppo già insegnato, una volta annunciata una possibile tregua, nelle ore che la precedono gli attacchi si intensificano, quasi che la follia umana debba affrettarsi a infierire prima dello stop alle armi.
La tregua, che ieri sembrava vicina ma che Hamas non ha accettato, è adesso ancor più lontana. Così, nel giro delle poche ore che passano tra la sera e il mattino, altri 90 palestinesi sono morti, portando il tragico totale a 720 uccisi, in maggioranza civili.
La scuola dell’Onu, ha detto un funzionario dell’Unrwa, fungeva da rifugio per abitanti di Beit Hanun costretti ad abbandonare nei giorni scorsi le loro abitazioni, prima dell’ingresso delle forze di terra israeliana.
L’ubicazione della scuola, ha aggiunto il funzionario, era nota all’esercito israeliano e il fuoco nella sua direzione, ha precisato, non è stato preceduto da avvertimenti di sorta. È la quarta volta che una struttura delle Nazioni unite viene colpita nei combattimenti in territorio palestinese.
Ma c’è anche un altro modo di “bombardare”, pacifico e, si spera, efficace. È un “attacco” di tweet per rifiutare la guerra, una campagna on line con l’hashtag #JewsAndArabsRefuseToBeEnemies (
ebrei e arabi rifiutano di essere nemici) per dare un messaggio di pace in Medio Oriente. L’iniziativa spontanea, ora diventata virale,
era nata due settimane fa da due amici, Abraham Gutman e Dania Darwish, un israeliano e un siriano entrambi studenti presso l’Hunter College di New York. Così, mentre la stupidità dei belligeranti continua, il mondo della Rete s’appassiona per i due ragazzi che twittano la pace, perché il mondo non resti inerte e la Striscia di Gaza cessi di essere una trappola.