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sabato 26 aprile 2025
 
Venezia
 

Orsoni, quando l’indagato viene messo alla gogna

24/11/2014  L'università di Ca' Foscari richiama l'ex sindaco di Venezia, già docente di ruolo, a insegnare in Ateneo. Ma gli studenti non ci stanno e scoppia la protesta etica. Ma Orsoni è innocente fino a prova contraria. Così almeno dice la Costituzione

La chiamano «protesta etica». Sarà. Di sicuro fa a pugni con il buonsenso e soprattutto con la Costituzione che all’articolo 27 recita testuale: «L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».

Gli studenti dell’università Ca’ Foscari di Venezia più che la Costituzione della Repubblica però sembrano aver studiato quella riscritta a mezzo stampa da Marco Travaglio: «L’articolo 27 della Costituzione, quello della presunzione di non colpevolezza, diventa una barzelletta se si leggono le carte delle indagini…», tuonava dalle colonne del Fatto quotidiano sullo scandalo Mose, «non c’è bisogno della Cassazione, e nemmeno della sentenza di primo grado, per capire che rubavano davvero».

C’è un signore, Giorgio Orsoni, avvocato, che di mestiere nella vita fa il docente universitario e insegna Diritto amministrativo a Ca’ Foscari. Poi nel 2010 si candida a sindaco di Venezia per il Pd e chiede legittimamente all’Ateneo un periodo di aspettativa non retribuita. Nel giugno scorso, viene messo agli arresti domiciliari nell’ambito di un’indagine per finanziamento illecito legata allo scandalo Mose.
Orsoni qualche giorno dopo si dimette da sindaco e in Laguna arriva il commissario.
Ora l’ex primo cittadino, dopo il tentativo di patteggiamento respinto dai giudici, è in attesa dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari da parte della Procura di Venezia che quasi sicuramente sfocerà nel processo. Ma per ora è solo indagato, non è stato rinviato a giudizio ed è innocente fino a prova contraria. Così almeno prevede la nostra Costituzione.

L'ex primo cittadino è tornato a insegnare in università e per l’anno accademico in corso gli è stato assegnato il corso di diritto commerciale del turismo. Ma gli studenti hanno scritto al presidente del collegio didattico Jan Van der Borg e al direttore del dipartimento di Economia di Ca’ Foscari, Monica Billio perché, secondo loro, Orsoni non avrebbe i requisiti per insegnare. «Premesso che Orsoni sia ancora in attesa di giudizio per l'accusa di finanziamento illecito (nonostante il tentato patteggiamento) - scrivono gli studenti - vorremmo chiarimenti».
E giù richiami vari al codice etico e ai "valori di trasparenza e merito" che caratterizzano l’ateneo. Poi gli studenti precisano di ritenere  «fondamentale che chi esercita l'attività dell'insegnamento sia un esempio e non solo a livello accademico». E aggiungono: «Crediamo che vi siano docenti e/o ricercatori altrettanto meritevoli, che attendono la possibilità di vedersi assegnata una cattedra, vedendo riconosciuti meriti e competenze professionali e accademiche, ma anche valori etici».

L’Università ha risposto precisando che Orsoni, docente di ruolo, ha tutto il diritto, almeno per ora, di tornare a insegnare: «È  infatti rientrato in servizio dopo un periodo di aspettativa non retribuita per il mandato elettorale svolto al Comune di Venezia», è stata la risposta dell’ateneo. «Come ogni docente, è tenuto a rispettare i compiti didattici. È previsto dalla legge, non gli può essere negato ed è un atto dovuto».

A Orsoni infatti non è stata assegnata nessuna cattedra o docenza a contratto dal momento che fa parte del personale docente strutturato dell’Ateneo e, in quanto tale, ha il diritto e pure il dovere di lavorare in attesa del processo. Si chiama garantismo. Ma forse di questi tempi è un abito che non si porta troppo. Neanche nelle università…

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