Andrea Monda, 55 anni, il 4 ottobre 2020 in Piazza San Pietro, con il primo numero della versione rinnovata de "L'Osservatore Romano", dedicato all'enciclica "Fratelli tutti". Foto: Osservatore Romano/Vatican News.
È il giornale del Papa. Compie centosessanta anni in cui ha viusto intrecciarsi Storia e storie. L'Osservatore Romano nasce ufficialmente il primo luglio 1861, quando esce il primo numero. La testata viene fondata da due avvocati dell’Emilia-Romagna, Nicola Zanchini e Giuseppe Bastia, aiutati - a Roma - da un collega, Marcantonio Pacelli, nonno del futuro papa Pio XII. Il primo numero recava questa sottotestata: "Giornale politico-morale". Sarà poi sostituita dall'attuale "Giornale quotidiano politico religioso". La testata esordì di quattro pagine (oggi ne conta dodici) al costo di cinque baiocchi. Due, le citazioni che compaiono in prima: Unicuique suum (“A ciascuno il suo”, tratta dal diritto romano) e “Non praevalebunt”, un passo evangelico (Matteo, 16, 18) per affermare che le forze del male non riusciranno a sopraffare la Chiesa.
Nel 1885 - per decisione di papa Leone XIII - il Vaticano acquistò L'Osservatore Romano, che diventò così proprietà della Santa Sede. Nel 1909, venne inaugurata una rubrica dedicata ad arte, sport e teatro. Il giornale cominciò ad aprirsi - sempre di più - alla società civile. Dopo il primo conflitto mondiale, vi fu un importante cambiamento, dovuto anche all’aumento del capitale della società editrice. Venne acquistata, infatti, una tipografia per consentire una maggiore autonomia al giornale. Da quel momento in poi, alla sua direzione si alternarono nomi che hanno fatto de L’Osservatore Romano un simbolo della storia della Chiesa. Si sono susseguite firme che rappresentano vere e proprie pietre miliari del giornalismo cattolico, come quella di Giuseppe Dalla Torre alla direzione del quotidiano dal 1920 al 1960 : la più lunga del XX secolo. Le rubriche "Acta Diurna" e i "Problemi del giorno" (1933-1940), curate da Guido Gonella (futuro segretario della Dc nel 1950) sono fondamentali tasselli per comprendere la storia di questo antico giornale: Gonella si documentava personalmente sulla stampa estera e poteva fornire - così - ai lettori della rubrica “Acta Diurna” un panorama completo della situazione internazionale. In sintesi, all’epoca, rappresentava l’unica voce fuori dal coro. Gli altri quotidiani, infatti, erano vincolati dalle maglie della censura del regime.
Il direttore Raimondo Manzini, invece, raccontò i lavori del concilio Vaticano II aperti da papa Giovanni XIII. Un nome che lascerà il segno al quotidiano: è Mario Agnes, che con la sua più che ventennale direzione - dal primo settembre del 1984 al 27 ottobre 2007 - diede vita a un profondo rinnovamento. Sarà lui a introdurre sostanziali cambiamenti nella grafica e ad accentuare l'apertura alle crescenti nuove tecnologie. Un processo che nel 1991 portò al definitivo passaggio dalla vecchia composizione a piombo alla moderna fotocomposizione al computer.
Ed è proprio al web che l’attuale direzione di Andrea Monda, punta: «i lettori digitali, nell’ultimo anno, si sono decuplicati, passando da 2.000 a 20.000 al giorno». Nel marzo 2020, a causa della pandemia, L’Osservatore è stato capace di reinventare sé stesso: si è creata l’App, la newsletter e tante altre iniziative digitali. «Grazie al web raggiungiamo tutto il mondo in un attimo. La versione quotidiana è in italiano, quella settimanale in sei lingue (è tradotta anche in inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese). C’è una versione mensile in polacco. Tutto ciò ci pone di fronte a nuove sfide per il futuro».
Per festeggiare l'anniversario dal 1° al 5 luglio L'Osservatore Romano esce con cinque inserti “speciali” di quattro pagine, che inaugurano una serie di iniziative in programma lungo tutto l’anno, con altre edizioni speciali ed eventi. «Lo spirito», spiegano i vertici del giornale, «non è quello della celebrazione nostalgica di un passato glorioso. È piuttosto uno slancio propositivo, aperto alle sfide del futuro su cui si è voluto aprire una discussione, porre una domanda: se è vero che viviamo un “cambiamento d’epoca”, come sta mutando e come vogliamo che si trasformi il giornalismo? Può essere l’enciclica Fratelli tutti un’indicazione per la via di un “giornalismo di fratellanza” come risposta alla crisi che l’irruzione della pandemia ha riproposto in modo drammatico e ineludibile?».
Famiglia Cristiana, nel numero 28 in edicola da giovedì primo luglio, pubblica un ampio servizio sui 160 anni dell'Osservator Romano. Date, dati, foto e un'intervista al direttore Andrea Monda.