L’Arcivescovo di Torino, Cesare
Nosiglia, – in occasione dell’ostensione della Sindone che si
svolgerà dal 19 aprile al 24 giugno prossimi –, con un decreto del 18 febbraio scorso, ha concesso
«a tutti i sacerdoti, sia diocesani o extradiocesani sia membri di
istituti di vita consacrata o di società di vita apostolica che
siano regolarmente abilitati a ricevere le confessioni dei fedeli per
l'intero territorio dell’Arcidiocesi di Torino, la facoltà di
rimettere nell'atto della confessione sacramentale la scomunica non
dichiarata relativa all'aborto procurato senza l'onere del ricorso»
a favore specialmente di quanti programmano il proprio pellegrinaggio
a Torino durante il periodo dell'ostensione della Sindone.
Essendo quello dell'ostensione, si legge nel decreto, «un tempo di grazia che può
tradursi in atteggiamenti di conversione», tutti i sacerdoti e i
religiosi di Torino potranno quindi assolvere il peccato dell'aborto
con la remissione della scomunica «latae sententiae», per la quale
invece essi stessi ordinariamente dovrebbero chiedere di volta in
volta un'autorizzazione specifica.
L'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia
Poiché l’aborto è considerato un grave delitto contro la vita umana, la Chiesa ne
sanziona l’atto con la pena canonica della scomunica «latae
sententiae» (espressione tecnica del Diritto Canonico per esprimere
la convalida della pena nel momento stesso in cui viene commesso il
reato). In tal modo la Chiesa, non volendo limitare la grandezza
della misericordia di Dio, mette in rilievo «la gravità del crimine
che è stato commesso, il danno irreparabile causato all'innocente
ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società» (CCC 2272).
Il decreto di mons. Nosiglia – tenuto conto che nel periodo
della prossima ostensione della Sindone affluiranno nei territori
dell’arcidiocesi torinese numerosissimi fedeli, e che tale evento è
ritenuto un tempo particolare di grazia che può tradursi in segni
concreti di conversione – concede ai sacerdoti questa particolare
facoltà «al fine di mostrare concretamente – si legge nel decreto
– la misericordia del Padre nei confronti di chi è pentito di un
delitto commesso».
L’Arcivescovo di Torino invita i sacerdoti –
ministri della giustizia e al contempo della misericordia di Dio –
«a consolare chi è angosciato ricordando che, qualunque cosa il
cuore rimproveri, Dio è più grande del cuore dell’uomo e conosce
ogni cosa (cfr. 1 Gv 3, 20)», ad istruire i penitenti circa la
gravità di questo peccato e ad offrire penitenze sacramentali tali
da favorire il più possibile una stabile conversione (impegno di
preghiera, partecipazione alla Messa, proposta di sostenere un Centro
di accoglienza alla vita oppure opere che mirano al bene dei piccoli,
senza escludere all’occorrenza di offrire - a quanti fossero
intenzionati a ricorrere all’aborto - sia il consiglio retto per
affrontare una maternità non desiderata sia anche, quando possibile,
l’aiuto materiale).