“Sono nato il 7 novembre 1980 a Tarkint, un piccolo accampamento nomade a 200 Km dalla città di Gao. Sono nato sotto le stelle, perché non c’erano centri sanitari. La mia è una famiglia di allevatori nomadi, ci occupavamo dei nostri animali spostandoci di pascolo in pascolo.
Sono targui, del gruppo Chamanamass, una tribù guerriera che gioca un ruolo strategico all’interno dei Tuareg. Ho conosciuto le grandi ribellioni che opponevano il popolo Tuareg del Nord al governo maliano. Il popolo Tuareg aspira a vivere dignitosamente e in libertà, nel rispetto dei suoi valori. Questo popolo è stato oppresso per molto tempo dai diversi governi del Mali dall’indipendenza ad oggi. Comprendo la lotta Tuareg, ma resto convinto che questa debba passare attraverso l’educazione dei figli, per rafforzare le generazioni future.
Ho sempre sognato di aiutare le persone e soprattutto il popolo Tuareg, e ho cercato di mettere a profitto il fatto che sono uno dei pochi nella mia famiglia ad essere andato a scuola. Vorrei dare un esempio e dimostrare alle generazioni future che si può continuare la lotta per il nostro sviluppo in modo diverso dall’uso delle armi. La mia scelta di lavorare nella cooperazione è la conseguenza di questo sogno, vorrei assicurarmi che le risposte siano appropriate ai veri problemi delle persone, visto che io provengo da queste comunità e che condivido la loro sofferenza e le loro speranze.
Sono arrivato in LVIA nel 2008, dopo altre esperienze con enti di cooperazione internazionale. Ciò che ho apprezzato di LVIA è la vicinanza alle comunità. C’è un forte legame di amicizia e rispetto tra la LVIA e le comunità del Nord Mali. LVIA è una ong che lavora in prossimità delle popolazioni ed è per questo che l'ho scelta. È un’associazione che cerca di comprendere i bisogni reali delle comunità e di portare delle vere soluzioni, con pochi mezzi. Ho lavorato con LVIA prima a Gao, come responsabile di progetto, poi come coordinatore del Nord Mali e attualmente sono coordinatore nazionale, basato in capitale a Bamako.
LVIA è nella storia della regione di Gao. Ha lavorato con le popolazioni sostenendole nelle difficoltà che vivono tutti i giorni. LVIA ha realizzato a Gao delle iniziative che sono diventate un riferimento a livello regionale. Parlo, ad esempio, della cooperativa Issoudar, divenuta il primo gruppo di manutenzione delle pompe idriche nel Nord Mali.
Il 31 marzo 2012, la città di Gao è caduta nelle mani dei ribelli del Movimento nazionale di Liberazione dell’Azawad (MNLA). Erano circa le ore 13. Dopo la fuga dell’esercito maliano, nel disordine totale sono stati saccheggiati luoghi pubblici e uffici, compresi quelli delle ong e della LVIA. Tre giorni dopo, le condizioni di vita erano diventate impossibili, senza acqua e senza mercati per comprare cibo.
La LVIA mi ha aiutato spostarmi a Ouagadougou, in Burkina Faso, dove c’è un’altra sede dell’associazione. Ero con mia moglie, le mie due figlie piccole e il mio fratellino di 18 anni. Abbiamo preso giusto un paio di cose e siamo partiti per la frontiera, in compagnia di mio padre che voleva assicurarsi che saremmo usciti sani e salvi.
Abbiamo lasciato la nostra casa e tutte le nostre cose. La LVIA, che non cesserò mai di ringraziare, ci ha accolti a Ouagadougou e ci ha ospitati. Siamo rimasti in Burkina da aprile 2012 a luglio 2013, periodo durante il quale LVIA si è mobilitata per permettermi di continuare a lavorare nella sede di Ouagadougou.
Sono rientrato a Gao a luglio 2013, dopo l’intervento delle forze francesi e la fuga degli islamisti dalla città di Gao. Ho riavviato le attività di LVIA nel Nord Mali con un nuovo finanziamento di ECHO per una risposta all’emergenza causata dalla mancanza di acqua potabile e le attività continuano oggi con il sostegno alle persone sfollate.
Le crisi e le ribellioni, ma anche le condizioni di vita, fanno di Gao una zona molto difficile ma LVIA è sempre rimasta a continuare il suo lavoro e a sostenere le comunità. Ciò è valso a LVIA un grande riconoscimento ed un enorme rispetto da parte della popolazione”.
Un pozzo realizzato dalla Lvia di Cuneo nel nord del Mali.
Il racconto è di Ousmane Ag Hamatou, il coordinatore dei progetti della LVIA in Mali. Ousmane lavora con l’Ong di Cuneo dal 2008 a Gao, nel nord del Paese africano, una “zona di frontiera” dove si aprono le porte del Sahara. È un Tuareg. Figlio di un popolo discriminato da sempre in Mali, che sovente ha combattuto per i propri diritti negati, Ousmane ha scelto di percorrere il cammino dei diritti sostituendo le armi con la costruzione di percorsi di pace e sviluppo.
L’ultimo impegno di Ousmane è la realizzazione di 11 nuovi pozzi nella Regione di Gao, nel nord del Mali, dove Lvia è impegnata da oltre 30 anni.
«Il nostro impegno per rendere concreto il diritto all’acqua in Africa, garantire l’accesso all’acqua pulita e potabile e la gestione comunitaria della risorsa idrica», spiega l’organizzazione non governativa di Cuneo, «è attivo da 50 anni, e molti risultati sono stati raggiunti, se si pensa che grazie all’impegno congiunto della comunità internazionale, già nel 2012 era stato raggiunto l’Obiettivo del millennio concernente il diritto all’acqua: tra il 1990 e il 2010, secondo i dati dell’Oms, oltre due miliardi di persone hanno avuto accesso a fonti migliorate d’acqua potabile, come forniture tramite reti idriche e pozzi in cui la qualità dell’acqua è soggetta a controllo».
Solo negli ultimi 13 anni l’impegno dell’associazione, nella Campagna di informazione e raccolta fondi Acqua è Vita, ha prodotto il risultato concreto di portare l'acqua a 1 milione e 400mila persone in 10 Paesi africani.
«Quando arriva l'acqua, tutto cambia», conclude la Lvia. «La vita si trasforma: migliora la vita delle famiglie, soprattutto delle donne, migliorano l'economia, la salute e l'alimentazione, diminuiscono i conflitti».
Qualche numero
- 1 persona su 10 non ha accesso ad acqua pulita e sicura: 663 milioni di persone vivono ancora senza accesso ad una fonte d’acqua sicura vicino casa, e sono costrette a spendere innumerevoli ore in coda o in cammino per raggiungere fonti lontane spesso non potabili (dati da World Water Day 2017)
- 1 persona su 3 non dispone di una toilette: 1,8 milioni di persone bevono da una fonte d’acqua contaminata dalle feci, mettendole a rischio di contrarre il colera, la dissenteria, il tifo e la poliomelite. L’uso di acqua insicura, e la scarsa igiene e salute causa circa 842mila morti ogni giorno.
- La diarrea uccide 4.000 bambini ogni giorno, più di AIDS, malaria e morbillo (dati Water Aid)
- 443 milioni di giorni di scuola sono persi ogni giorno a causa di malattie legate a water e sanitation (Water Aid)
La situazione nel nord del Mali
Il nord del Mali è una zona di conflitto. Dal 2012, si contano 300mila sfollati e 140mila rifugiati all’estero, accolti dai paesi confinanti e soprattutto dal Burkina Faso.
Da anni il Mali è spaccato da una profonda frattura interna che vede contrapporsi numerose fazioni, tra cui lo Stato, il movimento di ribelli indipendentisti tuareg che rivendicano il controllo del nord del Paese, e alcuni movimenti islamisti. Nel 2012 la situazione è esplosa: mentre il governo reagiva al colpo di stato organizzato dalle forze ribelli dell’esercito, i tuareg acquisivano il controllo di alcune importanti città settentrionali e dichiaravano unilateralmente l’indipendenza di quei territori. Dopo soli due mesi, sono i gruppi islamisti ad impossessarsi del potere e a scontrarsi con l’esercito, prolungando il conflitto interno e la situazione di emergenza.
A luglio 2014, l'intervento di una forza internazionale guidata da Francia e Unione Africana aveva indebolito il controllo dei gruppi jihadisti del nord del Mali, ma la zona resta insicura e i gruppi armati fondamentalisti di frequente attaccano e intimoriscono la popolazione locale, come di recente avvenuto nella zona si confine con il Burkina Faso con l’imposizione della chiusura di alcune scuole.
In questo contesto, LVIA resta nel Paese, in una delle aree che sono state più toccate dal conflitto del 2012: la regione di Gao, alle porte del deserto del Sahara.
Nel 2012, la distruzione della sede della LVIA a Gao nel corso delle rivolte della popolazione Touareg e poi l’occupazione djiadista, ha costretto il personale a fuggire dal paese e a lasciarsi alle spalle la casa e parte della famiglia.
LVIA è poi tornata a Gao, a fine giugno 2013 e continua ad operare nell'area. La priorità è l’acqua, dato che molti pozzi sono stati danneggiati o abbandonati nel corso del conflitto; e un pozzo, soprattutto a Gao, alle porte del deserto del Sahara, fa la differenza tra la vita e la morte.
Tra il 2013 e il 2016, l’intervento di LVIA con i tanti partner locali e internazionali ha permesso di riabilitare 95 pozzi in questa zona desertica di realizzare 5 nuovi pozzi. Con l’intervento attualmente, si arriverà a coprire 111 villaggi garantendo l’acqua ad oltre 50.000 persone.