(Foto Oxfam)
Nel mondo le persone che soffrono la fame e la malnutrizione erano ancora 821 milioni n el 2018, un dato tragicamente in aumento per il terzo anno di fila. E' quanto rivelano i nuovi dati delle Nazioni unite sullo stato dell'insicurezza alimentare a livello globale. Una delle regioni più gravemente colpite dalla crisi alimentare è il Sahel, la fascia di territorio dell'Africa sub-sahariana subito a sud del deserto del Sahara, estesa dal Mar Rosso fino all'Oceano atlantico, includendo Paesi come Gambia, Senegal, Mali, Burkina Faso, fino all'Eritrea. Qui oltre 22 milioni di persone sono allo stremo, più della metà della popolazione non ha accesso all'acqua potabile, più di 7 milioni di abitanti - di cui 5 milioni di bambini sotto i 5 anni - soffrono la malnutrizione acuta. E il grande paradosso è che ad oggi il Sahel è responsabile di una quantità irrisoria, infinitesimale delle emissioni globali di gas serra, eppure è una delle regioni più colpite dagli effetti del cambiamento climatico.
Una vergogna che non può essere più accettata e tollerata, denuncia senza mezzi termini Oxfam. La Ong ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale e all'Italia affinché smettano di ignorare un'emergenza così grave e così determinante per il futuro del nostro pianeta. Oxfam chiede che i Paesi intervengano non solo con immediati aiuti nelle aree del mondo più colpite, ma che mettano in campo delle politiche efficaci in grado di eliminare nel medio periodo le cause all'origine del fenomeno globale della fame, che vanno dal protrarsi di conflitti sanguinosi al cambiamento climatico sempre più marcato con i suoi effetti sulle condizioni del suolo.
«Il tema della sicurezza alimentare è vergognosamente scomparso dall'agenda politica globale», ha dichiarato Giorgia Ceccarelli, responsabile per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia. «Sono passati bel dieci anni dalle due consecutive crisi alimentari, che hanno avuto impatti devastanti sulle persone più povere del mondo e sulla loro capacità di nutrirsi adeguatamente, eppure nulla è cambiato».
Purtroppo l'Italia, in fatto di aiuti, non rappresenta un esempio virtuoso: il livello di impegno finanziario del nostro Paese risulta inadeguato: nel 2017, stando ai dati Ocse, ha destinato solo l'1,7% dell'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) alla cooperazione bilaterale a sostegno dell'agricoltura e dello sviluppo rurale. Una percentuale in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Oxfam chiede che l'Italia mantenga le sue promesse, continua la Ceccarelli, «con maggiori investimenti e politiche mirate a sostegno dei piccoli produttori agricoli del Su del mondo. Ne va del futuro di milioni di persone che devono la propria sopravvivenza all'agricoltura di piccola scala nei Paesi poveri».
Il Sahel è caratterizzato da una fortissima disparità nell'accesso ai servizi essenziali, che penalizza in primo luogo la popolazione femminile. Basti pensare che in Burkina Faso, Mali e Senegal le donne costituiscono il 40% della forza lavoro nel settore agricolo, a detengono appena il 10% delle terre agricole. Oxfam è impegnata a portare soccorso alle popolazioni colpite dalla crisi alimentare in sei Paesi del Sahel: Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Nigeria, attraverso interventi mirati al miglioramento dell'accesso all'acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari, al cibo, all'istruzione, al sostegno di chi ha perso tutto a causa della guerra. Si puo dare un contributo ai progetti dell'organizzazione umanitaria attraverso il sito: https://www.oxfamitalia.org/famiglia-cristiana-emergenza-sahel/.