Mako stringe fra le sue braccia Amaal, di appena tre mesi, sullo sfondo della terra arsa, stremata dalla siccità, della regione dei Somali, in Etiopia sudorientale. Lei ha 25 anni, è sposata con Mahamud, che ne ha 36. Per tutta la loro vita entrambi non hanno conosciuto altro che l’allevamento di pecore, capre e mucche. Come molti altri abitanti di questa terra, Mako non è andata a scuola. «I miei genitori erano pastori », racconta, «noi siamo sempre stati pastori. Durante la siccità camminiamo per almeno due ore per andare a recuperare l’acqua. Ma cos’altro possiamo fare?». Tutto il suo mondo è la pastorizia. «Nella mia immaginazione io non riesco a vedere un’altra vita. Ma se perdiamo i nostri animali, quale sarà il nostro futuro?».
Suo marito Mahamud ha cominciato a fare il pastore a 10 anni. «Un tempo avevamo 500-600 capre. Ma con il tempo le piogge hanno cominciato a diradare e il nostro bestiame ha smesso di produrre latte». Cinque anni fa, ricorda, dal cielo non è piovuta neanche una goccia. «Abbiamo perso metà delle nostre 600 capre, ora siamo rimasti con 100 animali». Stesso destino per Barkad, 38 anni, di un villaggio rurale della regione somala. «La prima volta che ho seguito il gregge avevo 4 anni», ricorda. Oggi ha tre figli, dai 6 ai 15 anni, tutti e tre vanno a scuola. Per lui una luce di speranza è arrivata qualche anno fa. «Ero rimasto con dieci animali. Allora ho cominciato a lavorare come agricoltore, coltivando cipolle, pomodori, mais e altro. Tre anni fa ho avuto il sostegno della Pastoralists welfare organization, partner della Ong Oxfam, che mi ha fornito gli strumenti e mi ha aiutato a migliorare le tecniche di coltivazione». Anche Hassana, 60 anni, vedova con cinque figli, dopo aver perso tutti gli animali ha abbandonato la pastorizia e, grazie all’aiuto di Oxfam, ha imparato a piantare le sementi, realizzare dei canali di irrigazione e ha cominciato una nuova vita nell’agricoltura.
Il futuro, in questa zona dell’Etiopia, è già segnato da un cambiamento climatico irreversibile che sta consumando una terra arida, flagellata da annate sempre più torride. Ormai da tempo il Paese del Corno d’Africa vive l’emergenza siccità che ha ridotto la popolazione alla carestia. «Nel 2017 si è abbattuta la più grave siccità che in Etiopia si ricordi», racconta Alessandro Cristalli, operatore dell’organizzazione umanitaria Oxfam Italia, 46 anni, veterinario. Questa calamità ha causato una tragedia: otto milioni e mezzo di persone ridotte alla fame. La siccità ha sterminato il bestiame. «Il nostro impegno è intensificare la risposta umanitaria per far fronte all’emergenza, in termini di fornitura di cibo, acqua e servizi igienico-sanitari». Le situazioni più gravi sono nella regione somala e nel Tigray, a Nord.
Sostenere questa terra vuol dire, una volta tamponata l’emergenza, lavorare sulla resilienza, ovvero sull’adattamento delle comunità al cambiamento climatico e alle condizioni sempre più sfavorevoli del suolo, adottando strategie che permettono di ridurre i rischi, come la perdita del bestiame o dell’intero raccolto. «I nostri progetti mirano ad assicurare le risorse idriche dove non ci sono o sono scarse, creando pozzi, riserve e bacini d’acqua. Attiviamo campagne vaccinali per il bestiame. Nel Tigray, dove lavoriamo molto sulla formazione delle comunità, abbiamo introdotto dei modelli assicurativi di base che permettono agli agricoltori di ricevere un parziale rimborso per le perdite subìte nel caso di calamità naturali».
Cristalli lavora tra Etiopia e Sudan per Oxfam Italia dal 2014. «L’Africa rappresenta un’area di impegno molto importante per via delle migrazioni: lavorare nel Corno d’Africa significa avere un legame diretto con i territori di origine di buona parte dei flussi migratori». E osserva: «I migranti del prossimo futuro saranno quelli climatici. È un fenomeno irreversibile, impossibile pensare di fermarlo».
IN PRIMA LINEA A DIFESA DEI PIÙ POVERI
Tredici milioni di persone tra Etiopia, Somalia e Kenya soffrono la fame e la mancanza di acqua. Siccità e carestia stanno devastando queste terre, provocando insicurezza, migrazioni e spostamenti di massa, situazioni di conflitti interne. Oxfam Italia è impegnata in questa martoriata regione dell’Africa con vari progetti per aiutare pastori e agricoltori. Per chi vuole dare un contributo: C.c. postale n. 14301527 intestato a Oxfam Italia Onlus; bonifico bancario Banca Etica Iban IT78C0501802800000011020005. Per maggiori informazioni sui progetti che si possono sostenere e sulle diverse modalità di contributo, consultare il sito: www.oxfamitalia.org/dona o chiamare il numero verde 800/991399.
Foto di Kieran Doherty/Oxfam