Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 22 aprile 2025
 
22 marzo, giornata mondiale dell'acqua
 

Yemen, diamo speranza a un Paese che muore

22/03/2019  A causa della guerra, che va avanti da quattro anni, la popolazione è martoriata e al limite della sopravvivenza. Tante famiglie combinano le nozze delle figlie minori per procurarsi il necessario. Oxfam Italia è impegnata a garantire cibo e risorse idriche e a contrastare la terribile epidemia di colera.

(Foto: qui sopra, bambini yemeniti che si riforniscono di acqua in un punto di distribuzione costruito da Oxfam. In copertina: una sposa bambina

Tre anni è l’età dei giochi, nove anni è l’età della scuola e dei giochi. Non è l’età per il matrimonio. Ma nello Yemen di oggi accade anche questo. Una bambina di appena tre anni e sua sorella Hanan (nome di fantasia, nove anni) sono state costrette dai genitori a sposarsi per avere in cambio un po’ di soldi, per poter comprare cibo e salvare il resto della famiglia. Le due sorelline vivono nel Governatorato di Amran, nel Nord dello Yemen. La pratica dei matrimoni precoci non è nuova qui. Di solito le bambine non vengono date in spose prima di aver raggiunto gli 11 anni, anche se prima sono costrette a svolgere lavori domestici a casa del futuro marito. Ma dopo quattro anni di guerra tante famiglie sono allo stremo, senza cibo e senza casa, e la triste pratica ha colpito anche quelle piccolissime. Da quando è sposata, Hanan ha smesso di andare a scuola. «Mia suocera continua a picchiarmi», racconta, «e quando scappo via per tornare a casa dai miei genitori, mio padre mi picchia perché sono scappata. Non voglio essere sposata, vorrei solo tornare a scuola».

La sua testimonianza è stata raccolta dagli operatori dell’organizzazione no profit Oxfam, che hanno parlato anche con i genitori della bambina. Sono consapevoli di aver agito in modo sbagliato, ma allo stesso tempo ammettono che la dote ricevuta in cambio per le loro figlie è l’unico modo che consente loro di mantenere in vita il resto della famiglia. «L’esasperazione del popolo yemenita è ormai oltre ogni limite», spiega Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia sulle emergenze
umanitarie. «Lo Yemen era un Paese già vicino al collasso prima della guerra, costretto a importare tutto. In questi anni la situazione è solo peggiorata, anche per l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità».

Il conflitto che devasta lo Yemen dal marzo del 2015 ha le sue radici nel fallimento della transizione
politica che avrebbe dovuto portare stabilità, dopo la morte del presidente Ali Abdullah Saleh.
Tuttavia la debolezza del nuovo presidente, Abdrabbuh Mansour Hadi, ha spinto all’azione la minoranza separatista sciita degli Houthi, che prima hanno preso il controllo del Nord del Paese, quindi hanno conquistato la capitale Sanaa, costringendo alla fuga il presidente Hadi. Di fronte alla minaccia di avere un avamposto sciita ai propri confini, nel 2015 sono intervenuti i sauditi. L’Arabia Saudita ha formato una coalizione con altri otto Stati arabi sunniti ed è cominciata la guerra. È un conflitto feroce, dimenticato e quasi invisibile, poco coperto dai mezzi di informazione, in cui sono state compiute numerose violazioni del diritto internazionale, con migliaia di vittime fra i civili.

Fatalmente la guerra si è trasformata fin dall’inizio in un’emergenza umanitaria, fra le più gravi del mondo. Lo Yemen è uno Stato a pezzi, con le infrastrutture devastate, l’acqua potabile è un privilegio per pochissimi, gli ospedali sono in gran parte distrutti... Venti milioni di persone non hanno abbastanza da mangiare e dieci milioni di loro sono sull’orlo della carestia. Le condizioni sanitarie sono pessime ed è ancora in corso la più grave epidemia di colera della storia recente, costata la vita a quasi 3 mila persone. Più di quattro quinti della popolazione (oltre 24 milioni di persone) dipende totalmente dagli aiuti umanitari.

«Oxfam opera in Yemen da trent’anni, in nove Governatorati fra il Sud e il Nord del Paese, e grazie a questa esperienza siamo riusciti a portare soccorso, dal 2015 a oggi, a oltre 3 milioni di persone», racconta Pezzati. Gli interventi di Oxfam, con l’iniziativa “Acqua che salva la vita”, hanno soprattutto garantito l’accesso all’acqua alla popolazione, riparando i sistemi idrici, distribuendo cisterne di acqua pulita, costruendo latrine e promuovendo campagne di prevenzione per arginare l’epidemia di colera. Altri progetti sono centrati sui diritti delle donne, per garantire loro un migliore accesso ai servizi essenziali e prevenire i casi di abusi e violenze». La pace per ora sembra lontana, anche se i recenti colloqui di Ginevra hanno alimentato qualche speranza. Ma la fiducia fra le parti in guerra è ancora tutta da costruire.

È possibile sostenere i progetti di Oxfam Italia attraverso i seguenti canali: posta, con bollettino postale sul conto corrente postale n. 14301527 intestato ad Oxfam Italia Onlus, causale "Famiglia Cristiana"; banca, con bonifico bancario su conto corrente IT 78 C 05018 02800 000011020005 intestato ad Oxfam Italia Onlus, causale "Famiglia Cristiana"; on line, con carta di credito o Paypal sul sito www.oxfam.it/dona. Per maggiori informazioni è possibile contattare il Numero verde 800/99.13.99.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo