Ernesto Olivero, 81 anni il 24 maggio, terzo da sinistra, fondatore del Sermig, consegna la "Lettera della coscienza" al sindaco Chiara Appendino, 36, seconda da sinistra, scritta in occasione del Giro d'italia. Torino, 7 maggio 2021 .Tutte le foto di questo servizio sono dell'agenzia di stampa Ansa.
Il Sermig (Servizio Missionario Giovani), il gruppo fondato nel 1964 da Ernesto Olivero, è partner sociale del Giro d’Italia 2021. Il progetto “3479 chilometri di speranza” vede il gruppo missionario impegnato in tutte le tappe della corsa, per incontrare giovani, scuole, amici e simpatizzanti, testimoniando il valore della solidarietà e della condivisione. L’iniziativa è anche l’occasione per sostenere le attività sportive che il Sermig promuove, in Italia e nel mondo, dedicando una speciale attenzione ai ragazzi più fragili e con meno possibilità.
Il Giro d’Italia è uno di quei momenti, un po’ epici, che sanno ancora unire un Paese e tenere insieme generazioni diverse. Anche se le biciclette di oggi paiono astronavi in confronto a quelle usate da Bartali e da Coppi, anche se nel tempo la Corsa Rosa ha completamente ridisegnato itinerari, strategie e abitudini, ci sono riti che non passano. Tra questi, il piacere un po’ bambino di affacciarsi al balcone o di ritrovarsi ai margini della strada per veder sfrecciare i corridori, provando un’emozione che televisioni e dirette social non potranno mai pienamente sostituire. Così, tappa dopo tappa, anno dopo anno (e forse come non mai, tra le macerie di una pandemia) riscopriamo, nel Giro, l’Italia dei pendii, dei borghi e dei campanili, bellissima pur con le sue ferite. E uno sport popolare, fatto di fatica, tenacia, duelli e imprese impossibili, al punto da trasformarsi in metafora, riesce ancora a scaldare il cuore di tanti. Nonostante tutto, c’è un entusiasmo più forte dei lati oscuri di cui il ciclismo è stato vittima: il doping, le speculazioni, le tristi parabole sportive e umane di atleti che parevano invincibili. Davvero, non è “solo” una corsa: è un segno.
Quest’anno sono 184 i corridori in gara (suddivisi in 23 squadre), pronti a sfidarsi nelle 21 tappe in programma dall’8 al 30 maggio, lungo un tracciato che attraversa in lungo e in largo la penisola: 3479,9 chilometri, 48mila metri di dislivello. Partendo dal Piemonte, il Giro punta verso sud Est, attraverso Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Molise fino in Puglia, per poi risalire dal versante umbro-toscano e, dopo un’ampia deviazione nelle regioni del Nord-Est, concludersi, come da tradizione, a Milano. L’edizione 2021, la 104esima, intende anche celebrare alcune ricorrenze della storia patria: i 160 anni dell’Unità nazionale, con la partenza da Torino (che del regno d’Italia fu prima capitale), ma anche i 700 anni dalla morte di Dante, con le tappe di Verona e Ravenna (due città fondamentali nell’esperienza del sommo poeta). E’ in questo tracciato sportivo-emotivo che si inserisce l’impegno del Sermig.
Ernesto Olivero, 81 anni il 24 maggio. Ansa.
In tutte le città toccate dal Giro, saranno presenti i volontari dell’Arsenale della Pace di Torino (ex fabbrica d’armi che i membri del Sermig, con l’aiuto di migliaia di persone, hanno trasformato in luogo di accoglienza, di fraternità e di cultura): avvicineranno giovani, scuole e chiunque li voglia incontrare. Senza dimenticare le radici cristiane che da sempre lo nutrono, il gruppo missionario vuole infatti costruire un dialogo con tutti gli attori della società civile, indipendentemente dall’appartenenza religiosa. A tutti sarà consegnata la “lettera alla coscienza” scritta dal fondatore Ernesto Olivero. È un testo che sintetizza, in poche righe, tutta l’esperienza del Sermig. «È tempo di risvegliare la coscienza e capire che i piccoli possono fare cose grandi, ma occorre che torniamo a credere nella forza propulsiva del fare comunità» scrive Olivero. «Occorre gente che abbia voglia di mettere l’io al servizio del noi, un’unica squadra al servizio di una grande visione. Dai piccoli che si uniscono e vivono nella verità può venire l’autorità morale di dire: “Basta!”. Un’autorità capace di mobilitare senza violenza milioni di persone, di entrare nei palazzi dei partiti, dell’economia, della cultura e della scienza, delle diverse confessioni religiose e portare a una svolta, alla rivoluzione di chi vive il potere come servizio». La prima a ricevere la “lettera alla coscienza”, direttamente dalle mani di Olivero nel corso di una cerimonia a Palazzo Civico, è stata la sindaca di Torino, Chiara Appendino, in rappresentanza di tutte le istituzioni con cui i volontari entreranno in contatto lungo l’itinerario del Giro. La scelta ha un duplice valore simbolico: Torino è la città in cui il Sermig è nato, ma quest’anno, come detto, è anche il luogo di partenza della Corsa Rosa. La prima tappa, infatti, una cronometro individuale, si snoda proprio all’ombra della Mole. Successivamente la lettera sarà consegnata anche al Capo dello Stato e al premier Draghi.
La presenza del Sermig al Giro d’Italia si collega all’iniziativa “Per chi non ha sport”. Si tratta di una serie di progetti che mettono al centro l’attività fisica come motore dell’inclusione, del rispetto delle regole e degli altri, dello spirito di comunità. Principali destinatari di questi interventi sono ragazzi vulnerabili, cui il Sermig offre non solo opportunità sportive altrimenti negate, ma soprattutto la possibilità di crescere in un ambiente sano, con adulti disposti ad accompagnarli e a prenderli sul serio. I progetti coinvolgono l’arsenale della pace di Torino e le strutture gemelle sorte in Brasile e in Giordania. Per maggiori informazioni e per sostenere i progetti del Sermig è possibile visitare il sito www.sermig.org.