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martedì 17 settembre 2024
 
 

Don Sciortino: "La Chiesa non tace"

16/05/2010  "Dobbiamo accogliere gli immigrati nel rispetto delle regole, ma bandendo chiusure e sfruttamento", ha sottolineato il direttore di Famiglia Cristiana al Forum di Perugia.

«Dobbiamo aprirci all'accoglienza. Nella legalità, certo, nel rispetto delle regole, ma il nostro Paese non può continuare nella politica della chiusura e dei respingimenti. Usiamo gli immigrati come braccia da lavoro, li sfruttiamo, e poi vogliamo rimandarli a casa se non ci servono più, perché gli stranieri diventano scomodi. Dobbiamo comprendere che questa "scomodità" ci aiuta a crescere». A parlare è don Antonio Sciortino, il direttore di Famiglia Cristiana, intervenuto al  Forum della pace che ha preceduto la marcia della pace Perugia-Assisi. 

      Don Antonio Sciortino ha partecipato all'assemblea plenaria del Forum, intitolata "Facciamo pace con l'Europa e col mondo", insieme con il direttore di Rainews24, Corradino Mineo, e con don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera. Il direttore di Famiglia Cristiana è ritornato sul tema dell'immigrazione, al quale ha dedicato il libro "Anche voi foste stranieri" pubblicato in questi giorni per Laterza. «Noi siamo stati emigranti, per generazioni», ha aggiunto. «Non dobbiamo e non possiamo dimenticarlo. Mi chiedo se possiamo considerarci un Paese civile se, dopo aver vissuto e sofferto le fatiche e i drammi dell'emigrazione, trattiamo gli immigrati infliggendo loro quelle stesse umiliazioni che abbiamo patito».

      Don Antonio Sciortino si è inoltre interrogato sulla necessità di una reazione da parte del mondo cattolico e della Chiesa di fronte alle scelte politiche che tendono a discriminare e a criminalizzare gli stranieri, in particolare coloro che arrivano nel nostro Paese fuggendo dalla povertà estrema, dalla guerra o dalla persecuzione politica: «Quando ci sono di mezzo i diritti umani la Chiesa non deve tacere», ha concluso. «A volte si è balbettato. Non è accettabile. Dobbiamo dire a chiare lettere, in nome del Vangelo, che i diritti fondamentali non possono essere violati. Se no si può dare l'impressione che il silenzio abbia un prezzo».

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