Era l'esorcista più famoso d'Italia. Celebre pure oltre confine, a dire il vero. Ma padre Gabriele Amorth è stato anche tanto altro. Nato
a Modena il 1° maggio 1925, è entrato nella Casa Madre della
Società San Paolo (i Paolini) ad Alba il 25 agosto 1947, a cinque
anni di distanza dall’incontro con il fondatore, il beato don
Giacomo Alberione, ed è stato ordinato sacerdote a Roma il 24 gennaio
1951. Dotato di una penna brillante, bravo giornalista, ha diretto per molti anni il mensile Madre
di Dio ed ha collaborato a Famiglia
Cristiana,
Credere,
Telenova
e
Radio
Maria.
Nel
1985 è stato nominato esorcista della diocesi di Roma dal cardinale Ugo Poletti: un ruolo, questo, che l'ha fatto conoscere dentro e fuori il nostro Paese.
Nel
corso degli anni don Amorth ha pubblicato numerosi libri con il
Gruppo Editoriale San Paolo, tra cui Dio
più bello del diavolo,
suo testamento spirituale e umano: una confessione che spazia dal
tema del bene e del male, a quello della felicità e della speranza,
fino a toccare argomenti come il potere dei media, della massoneria e
delle sette.
Lo
scorso 8 settembre don Amorth è stato insignito della “Medaglia
della Liberazione” dal Prefetto di Roma, Paola Basilone, alla
presenza del ministro della Difesa Roberta Pinotti per aver aderito alla lotta partigiana, in Emilia, dopo l’8 settembre
1943.
E' morto a Roma venerdì 16 settembre.
Nella lunga vita di don Amorth, l’arruolamento nella guerra contro il maligno arriva relativamente tardi. Bisogna infatti attendere la metà degli anni Ottanta. Solo allora il cardinale Ugo Poletti, vicario del Papa per la diocesi di Roma, gli chiede di iniziare il delicato servizio. Aumentavano le persone che ricorrevano a maghi e fattucchieri, «per la maggior parte», ha avuto modo di chiarire don Amorth, «semplici cialtroni, ma in qualche caso nelle pratiche occulte si cela il maligno ci si ritrova con casi autentici di possessione, che comunque sono molto rari». Quella chiamata è stata «un’esperienza inaspettata, mi ha aperto un mondo totalmente nuovo che prima non conoscevo». Fino a quel momento, secondo il carisma della Famiglia Paolina cui apparteneva, don Gabriele era stato un sacerdote-giornalista, direttore della rivista mariana Madre di Dio. Nel suo lavoro accanto alle persone sofferenti per la possessione diabolica, ben presto il sacerdote si accorge che «non c’erano esorcisti nonostante la grande richiesta» e così nel 1990 fonda l’Associazione internazionale degli esorcisti con l’intento di promuovere e far conoscere questo ministero: «All’inizio eravamo in 18, quando nel 2000 ho lasciato l’incarico di presidente eravamo trecento».
Prima di essere ordinato prete nel 1954 nella Società di San Paolo fondata da don Giacomo Alberione, il giovane Amorth prende parte alla guerra di liberazione. Rifiutandosi di rispondere alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò, ancora diciottenne, aderisce alla lotta partigiana dove ricopre ruoli di responsabilità nelle brigate cattoliche di pianura a Modena, sua città natale. I fascisti lo condannano a morte, ma riesce a scampare. «Mia madre», ha ricordato a Credere don Amorth, «era convinta che sia stata la Regina degli apostoli, a cui i Paolini sono devoti, ad aver salvato la vita a tutti noi».
Dopo la guerra, seppure già attratto dalla chiamata al sacerdozio, si iscrive alla facoltà di Legge e partecipa alla vita della Federazione universitari cattolici (Fuci). Poi, seguendo l’esempio del padre avvocato, militante dell’Azione cattolica e fondatore della sezione modenese del Partito popolare, decide di impegnarsi in politica, sull’esempio di Giuseppe Dossetti, di cui aveva seguito le lezioni di Diritto canonico in università. Viene chiamato a Roma dove diventa vice delegato del Movimento giovanile della Dc. Collabora con De Gasperi e diventa amico di Giulio Andreotti, con il quale ha poi mantenuto uno stretto rapporto per tutta la vita.
«Sento un grande senso di gratitudine verso Gesù e Maria. Non ho fatto niente di ciò che mi sarei aspettato e mi sono sempre trovato bene dappertutto, a parte un breve periodo che dovetti fare il superiore dei Paolini in Italia» conclude il sacerdote.