Padre Enzo Fortunato, frate minore conventuale, direttore della Sala stampa del Sacro convento di Assisi.
«È un evento storico: per la prima volta nella storia della Chiesa il titolo di una enciclica viene proposto con le parole di san Francesco». Non nasconde l’emozione, padre Enzo Fortunato, frate minore conventuale, direttore della Sala stampa del Sacro convento di Assisi. Ma subito aggiunge: «Questo, però, per i Francescani non è solo un momento di gioia, ma anche di grande responsabilità».
È proprio «la comunità del Sacro Convento che custodisce il Codice 338 che contiene il Cantico delle Creature al quale papa Francesco fa riferimento nella sua enciclica. Ogni giorno noi ci confrontiamo con le parole del Santo», continua padre Enzo, «ed è anche per questo che ci sentiamo particolarmente vicini e coinvolti nel messaggio che il Papa dà al mondo. Per noi il Cantico delle Creature è una bussola che ci orienta nel rapporto con Dio, con l’uomo, con le cose, con il Creato».
Per il frate «è particolarmente significativo che il Papa abbia scelto proprio le parole Laudato si’. L’incipit del Cantico ci ricorda che il primo confronto è con la terra, allo stesso tempo sorella e madre. Solo per la terra Francesco usa questi due termini. Per tutte le altre realtà usa le parole sorella o fratello. Nel chiamare la terra sorella e madre, invece, san Francesco vuole indicare il senso di responsabilità che l’uomo è chiamato ad assumere. Le sue parole ci costringono a porci delle domande per capire come l’uomo si relaziona all’ambiente. Se si pone, come ben sottolinea il Papa, come uno che sfrutta e distrugge o come uno che rispetta. E le conseguenze di queste scelte sono notevoli».
I Francescani sono pronti a custodire l’enciclica insieme con il Cantico. «Ma soprattutto ci faremo guidare da essa per un impegno concreto che coinvolga non solo i cristiani, ma anche tutti coloro – credenti e non – che guardano a san Francesco con attenzione». Per diffondere l’enciclica i Francescani di Assisi hanno pensato a una serata speciale, il 25 settembre, all’interno di una iniziativa, “Nostra Madre Terra”, che la comunità organizza da anni sui temi ambientali. «Si confronteranno i più grandi esperti, come è sempre stato, in modo che le parole non restino sulla carta, ma si possano tradurre in gesti concreti in difesa del Creato», spiega padre Fortunato. «D’altra parte», continua il frate, «vogliamo ricordare che san Francesco è stato proclamato da Giovanni Paolo II, il 29 novembre 1979, patrono dei cultori dell’ecologia. E ci fa piacere vedere che a lui si rifanno anche coloro che non sono cristiani o non sono credenti. Perché la responsabilità per quella che il Papa definisce “casa comune” è di tutta l’umanità. Per i credenti la bellezza del Creato è un rimando a Dio, per i non credenti un rimando ai valori del rispetto delle cose che ci circondano. Un compito, quello della custodia, che appartiene a tutti, anche se, come cristiani, dovremmo sentire ancora di più la responsabilità. Credo che l’enciclica di papa Francesco vada proprio in questa direzione. La Chiesa prende pienamente coscienza dell’importanza di salvaguardare l’ambiente e le sue creature».
Infine, fa notare padre Fortunato: «Con questa enciclica c’è una ulteriore conferma di come il Papa attinga a quella grande spiritualità che san Francesco ha lasciato alla sua Chiesa. E, con la scelta delle parole del Santo, si ripropone, ancora oggi, quel sogno profetico di Innocenzo III del poverello di Assisi che sostiene la Chiesa».