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Padre Georg: "Per Ratzinger festa in famiglia, in stile bavarese"

16/04/2017  Il segretario del Papa emerito, con lui dai tempi della Dottrina della fede, racconta il Benedetto pubblico e privato. Pubblichiamo un breve estratto della lunga intervista che i lettori di Famiglia cristiana troveranno nei prossimi numeri del giornale in edicola.

Un compleanno in famiglia, con le memores, con il fratello e pochi amici strettissimi, con padre Georg Ganswein, il suo segretario da molti anni. Il Papa emerito Benedetto XVI «non vuole, per il suo novantesimo compleanno, una grande festa, ma soltanto qualcosa di adatto alle mie forze», racconta  padre Georg. «Per il giorno di Pasqua, il giorno del compleanno faremo soltanto una piccola cosa in famiglia con gli auguri. Il giorno dopo, invece, a pasquetta, nel pomeriggio viene una piccola delegazione bavarese con il primo ministro che voleva venire per portare i saluti e gli auguri da parte di tutta la Baviera. E poi verranno una trentina di persone con i costumi tipici e una tipica cappella musicale per portare anche da parte loro, gli auguri in un modo molto bavarese. E questo è tutto. Certamente gli ha fatto piacere che siano stati pubblicati molti libri in suo onore, in particolare quello della Fondazione Ratzinger in cui tutti i premiati hanno scritto un contributo».

 

Lei lo conosce da tanti anni?  

«Io ho conosciuto il cardinale Ratzinger già nel 1995, quando veniva a dir messa nel collegio teutonico dove abitavo. Poi ho collaborato con lui alla Dottrina della fede e ne sono diventato segretario nel 2002. L’ho poi seguito, sempre come segretario anche quando è diventato papa Benedetto. Mi ricordo il giorno della sua elezione, quando anch’io, dopo i cardinali, mi sono inginocchiato per giurare obbedienza e reverenza e dare tutta la mia disponibilità. Era di un unico colore, bianca la veste, il viso, i capelli, lo zucchetto. Un’immagine che non dimenticare, è come se fosse avvenuto ieri».

 

Com'è nel privato?

«Posso dire che l’immagine che è stata creata quando era cardinale, ma anche un po’ durante il papato, di uomo rigido e discreto non è del tutto vera. È vero che è riservato, ma non è rigido. E ha anche un buon senso dell’umorismo, sa “salare” le cose che dice con un umorismo che fa molto bene. Per esempio quando ha incontrato Shimon Peres e Benedetto aveva già 83 anni. Peres, che era anche lui anziano, lo ha salutato dicendo. “Ma lei è un giovane uomo” e il Papa ha risposto: “La ringrazio e ricambio”. Sa rispondere anche in modo non formale, ma che non ferisce. L’umorismo è un dono che aiuta la propria vita e che facilita la convivenza con gli altri».    

 

Come sta oggi?

«C’è qualche problema nel camminare. Il bastone oggi non è più sufficiente, ma con il girello ha ripreso sicurezza nel camminare. È importante mantenere questo finché è possibile. Non è vero invece che ha perso la vista, come è stato detto. Aveva avuto un problema a un occhio, ma già molti anni fa, ma compensa con l’altro e questo gli consente ancora di leggere, di smistare la corrispondenza, di dedicarsi allo studio ancora di Agostino e dei padri della Chiesa».

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