Per sei mesi, fino a maggio scorso, Radio Maria non ha potuto avere come direttore padre Livio Fanzaga. Il sacerdote, giornalista iscritto all’Albo dei pubblicisti, è stato infatti sospeso per sei mesi dall’Ordine dei giornalisti per aver espresso alcune opinioni sulla senatrice Monica Cirinnà, relatrice della legge, contestatissima dal mondo cattolico, sulle unioni civili. La notizia della sospensione, però, è trapelata solo pochi giorni fa. Secondo l’Ordine, padre Livio avrebbe offeso la senatrice del Pd Monica Cirinnà dai microfoni di Radio Maria durante la rassegna stampa del 3 febbraio 2016 con queste parole: «Questa qui mi sembra un po’ la donna del capitolo diciassettesimo dell’Apocalisse, la Babilonia insomma… Adesso brinda a prosecco, alla vittoria. Signora, arriveranno anche i funerali, stia tranquilla. Glielo auguro il più lontano possibile, ma arriverà anche quello».
Il giorno dopo questa parole parte una petizione indirizzata ad Agcom, Fnsi e Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi) per chiedere la sospensione di padre Livio. La stessa Cirinnà chiede l’intervento dell’Ordine dei giornalisti. Una settimana dopo il consiglio di disciplina dell’Ordine lombardo apre un procedimento per «verificare la violazione delle norme deontologiche della professione». In particolare, si fa riferimento all’articolo 2 della legge professionale, comma l, “per aver tenuto un comportamento lesivo della professione nell’inosservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui e dell’articolo 9 del Codice Deontologico». L’8 giugno 2016 padre Livio viene condannato a sei mesi di sospensione. Fa ricorso al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ma interviene il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Milano per ribadire la colpevolezza. Il 15 dicembre scorso la sentenza viene confermata. Padre Livio, sulle prime, si è trincerato dietro un secco no comment. Alla fine ha accettato di parlare.
Si aspettava una sanzione così pesante dopo aver espresso la sua opinione sul disegno di legge Cirinnà?
«Per la verità non mi aspettavo nessuna sanzione, perché avevo spiegato in due interviste, che ho allegato in mia difesa, il senso esatto delle mie dichiarazioni».
In tutta questa vicenda chi o che cosa l’ha amareggiata di più?
«Non sono un tipo che si amareggia. So come vanno le cose in questo mondo. Tuttavia non avrei mai pensato di dover discutere con dei giornalisti, che mi giudicavano, su come interpretare il capitolo 17° dell’Apocalisse. Penso che anche alcuni di loro si trovassero a disagio».
Secondo lei, nel dibattito pubblico italiano c'è un “accanimento” nei confronti dei cattolici che esprimono legittimamente le loro opinioni?
«Ci sono sicuramente forme diffuse di intolleranza. Il problema però non è questo. Il problema è il poco coraggio di noi cattolici nel testimoniare la fede». L’Ordine dei giornalisti va abolito o riformato? «Penso che basti la Magistratura per punire i reati di diffamazione e di calunnia».
Al di là della sanzione che le hanno inflitto, ritiene in coscienza di aver usato toni o parole sopra le righe nei confronti della senatrice Cirinnà?
«Nella foga della diretta si possono dire cose che vengono fraintese o che non sono espresse chiaramente. Ho comunque spiegato subito nelle interviste all’Huffington Post e all’Adnkronos che cosa intendevo dire».
Accoglierà l’invito della senatrice Cirinnà ad andare in Senato e tenere insieme a lei un pubblico dibattito sui temi delle unioni gay?
«Ho già risposto al gentile invito della senatrice che sono oberato di lavoro. In ogni caso tengo sempre presente la distinzione fra le idee, che possono essere diverse, e le persone che vanno rispettate qualunque sia il loro “credo”».