L'ultima missione umanitaria in Ucraina è stata a luglio. «Con i miei compagni di tutti i viaggi, don Leszek, un sacerdote polacco, e Rika, una giovane volontaria ucraina, della regione di Luhansk, oggi residente in Polonia, siamo stati nell'Est, nella zona di Kharkiv, a Sumy, in alcuni villaggi, e poi nel Donbas, a Sloviansk e Kramatorsk, vicino alla linea del fronte dei combattimenti. Come tutte le altre volte siamo andati a consegnare aiuti umanitari e ad incontrare alcune realtà locali». A parlare è padre Luca Bovio, 54enne milanese, missionario della Consolata in Polonia,attualmente con l'incarico di superiore di comunità. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, a febbraio del 2022, padre Luca viaggio costantemente nel Paese, in particolare nelle aree più colpite, per portare aiuto, ma anche una testimonianza di speranza e di vicinanza, alla popolazione martoriata. «Da Kyiv a Dnipro, da Chernihiv a Odessa, da Zaporizhzhia a Kherson, in ogni viaggio maciniamo tra i tremila e quattromila chilometri. Abbiamo visitato quasi tutte le regioni del Paese».
Sloviansk era una città di 100mila abitanti. «Oggi ce ne sono circa quarantamila, ma la metà sono giovani militari che vivono in appartamenti lasciati vuoti e da lì si muovono per andare al fronte. Bisogna ricordare che in questa zona si combatte fin dal 2014», racconta padre Luca. «La gente, quella che è rimasta, ormai ha imparato a convivere con la guerra. Quella zona è naturalisticamente molto bella, con laghi e fiumi, e adesso che è estate e molto caldo tanti vanno nei laghi a fare il bagno, a distrarsi e riposarsi, si ritagliano spazi di vita normale. Lì, vicino al fronte, permangono segni di vita quotidiana».
Segni di speranza. Quelli che padre Luca ha voluto raccontare in un libro, che ripercorre il primo anno e mezzo di guerra attraverso il resoconto, con testi corredati da fotografie, delle sue missioni dal 24 febbraio del 2022 fino all'estate del 2023. Racconti di speranza in tempo di guerra (Edizioni Missioni Consolata Polonia), come scrivono nella prefazione la sociologa Chiara Giaccardi e il sociologo ed economista Mauro Magatti, è il diario di un testimone. «In modo non retorico e partendo semplicemente dal racconto di episodi specifici e locali, p. Luca fa emergere un'esperienza fondamentale: e cioè che l'umanità - per quanto violentata, umiliata, schiacciata sotto la forza bruta - è capace di rinascere», si legge nella prefazione.
La prima parte del libro descrive il grande esodo dall'Ucraina verso la Polonia.« La seconda parte raccoglie testimonianze delle persone incontrate nei tanti villaggi visitati. Nonostante la difficoltà della guerra, la gente trova dentro di sé risorse per andare avanti». La fase dell'emergenza, spiega padre Bovio, non è finita. «Gli aiuti umanitari dall'inizio della guerra ad oggi sono calati del 60%, secondo dati ufficiali. Ma i bisogni della popolazione non sono cambiati, il fronte sul quale si combatte non si è modificato. E la gente che è rimasta nei villaggi vicini al fronte ha ancora bisogno dei beni primari. Le necessità di oggi sono quelle di due anni fa. E poi c'è il grave problema del razionamento della corrente elettrica, anche nelle città, che con l'arrivo della stagione fredda diventerà di nuovo un enorme problema». E commenta: «Come ha riconosciuto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nella sua recente visita in Ucraina, la diplomazia in questi due anni non ha fatto abbastanza per compiere i passi decisivi verso la pace. Al momento le posizioni appaiono ancora molto distanti, da quanto ci è dato sapere non si intravedono all'orizzonte delle azioni che possano far pensare a una risoluzione del conflitto a breve termine. Ma guai a perdere la speranza e a rassegnarsi all'idea che la guerra non possa avere una fine».
(Nella foto in alto: padre Luca Bovio mentre distribuisce gli aiuti)