Padre Maccalli e Nicola Chiacchio in un frame del video girato il 24 marzo 2020 nel Nord del Mali dove erano tenuti prigionieri (Ansa).
(Foto Ansa sopra: l'incontro tra il premier Giuseppe Conte e il ministro Luigi Di Maio con padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio oggi all'aeroporto di Ciampino).
“Scrivere la parola libertà è pur sempre l’avventura più grande che possa accadere nella storia di un uomo”. Con queste parole, sul suo blog per la Società delle missioni africane (Sma), padre Mauro Armanino, dal 2011 missionario in Niger, commenta la notizia della liberazione in Mali di padre Pier Luigi Maccalli, suo confratello e compagno di missione nel Paese del sahel punto di incontro e passaggio tra Africa subsahariana e regione nordafricana. La libertà per padre Gigi - come tutti lo chiamano - è arrivata l’8 ottobre, dopo quasi 25 mesi di prigionia nelle mani molto probabilmente di uno dei numerosi gruppi jihadisti legati ad Al Qaeda che spadroneggiano nellìarea del Sahel finanziandosi in buona parte con i sequestri.
Originario di Madignano, diocesi di Crema, il 17 settembre del 2018 il missionario era stato preso con la forza da alcuni uomini entrati nella parrocchia di Bomoanga, a 150 chilometri dalla capitale Niamey, dove lui prestava servizio. Da lì, era stato poi trasferito in Mali. Insieme a lui è stato liberato un altro italiano rapito, il quarantenne Nicola Chiacchio, ingegnere aerospaziale campano che era in viaggio da turista. Ad essere rilasciati sono stati anche una volontaria francese, Sophie Petronin, e Soumalia Cissé, politico maliano, un passato ministro delle Finanze e oggi leader dell’opposizione.
Dopo il sequestro di padre Gigi, era calato il silenzio: non c'erano state rivendicazioni o richieste di riscatto. Un video girato il 24 marzo e diffuso da Avvenire ad aprile mostrava il missionario e Chiacchio tenuti prigionieri insieme, confermando che erano ancora vivi. L’operazione di liberazione, ha spiega la Farnesina, è avvenuta grazie al lavoro di intelligence dell’Aise (il servizio segreto italiano per l’estero) in collaborazione con le autorità maliane.
Lo scorso agosto in Mali un colpo di Stato militare - il secondo in meno di dieci anni, dopo quello del 2012 - ha portato alle dimissioni del presidente Ibrahim Boubacar Keïta e alla formazione di un Governo provvisorio. Negli ultimi tempi si stata muovendo qualcosa e si prevedevano dei cambiamenti. "Prigionieri di sabbia per prigionieri di sabbia", scrive ancora nel blog padre Armanino, dottore in antropologia culturale ed etnologia, che in Niger si occupa di migranti e formazione. "Una libertà che arriva di notte, come il suo rapimento e d’improvviso si apre un futuro rimasto imbavagliato per anni. Persi, trovati, abbandonati, arrestati, deportati, coltivati e rimasti sospesi per anni, gli anni. In cambio di altri prigionieri, innocenti o assassini di altri per la loro libertà. C’è sempre un prezzo da pagare". Nei giorni precedenti alla liberazione di padre Gigi e degli altri ostaggi, le autorità maliane avevano rilasciato complessivamente quasi 200 miliziani jihadisti arrestati, facendo pensare a un possibile scambio di prigionieri.
Intanto, dopo il lungo calvario, padre Maccalli e Nicola Chiacchio oggi sono rientrati in Italia a bordo di un aereo militare. Ad attenderli all'aeroporto di Ciampino, il primo ministro Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Nelle mani dei gruppi armati dell'area presumibilmente ci sono ancora altri sequestrati di diverse nazionalità. Celebrando la liberazione di padre Gigi, anche agli altri rapiti non anvora liberati ha rivolto il suo pensiero il vescovo di Crema monsignor Daniele Gianotti: “Mi auguro che la liberazione di padre Gigi”, ha dichiarato in un comunicato, “sia un segno promettente di speranza per quanti altri sono prigionieri per la loro fede e la loro lotta per la verità, la giustizia e la riconciliazione; e sia seme di pace e fiducia per il Niger da lui tanto amato, e per tutta l’Africa”.