Sacerdoti in cammino verso il Parque Tejo per assistere alla santa Messa con papa Francesco in occasione della XXXVII GMG, il 6 agosto 2023 (foto nell'articolo: Reuters)
"Caro Francesco,
dire grazie, dopo aver ricevuto un dono, è un dovere. E tu, in questi anni, di doni ce ne hai fatto davvero tanti, a cominciare da te stesso.
Sei arrivato a Roma, ti sei consegnato, allo Spirito, alla Chiesa, all'umanità. Non hai opposto resistenze, ti sei offerto, ti sei fatto mangiare.
Assetati di autenticità, ci siamo abbeverati delle parole che andavi rivolgendo a noi, ai laici, al mondo.
Ci hai incoraggiati, esortati, non poche volte anche bastonati. Non è stato per te facile, ma andava fatto. Per il bene nostro e di tutti. Era tuo dovere. Lo abbiamo capito. Abbiamo abbassato la testa, avvampato il volto, imparato la lezione.
La vita è lunga. La fiamma del primo amore deve bruciare fino alla fine. Venti gelidi, da ogni parte, soffiano su di essa; il rischio che si spenga o si affievolisca è più di una semplice ipotesi. Non deve accadere. Non deve accadere.
Tu, successore di Pietro, il cuore del prete, lo conosci bene.
Da esperto speleologo quale sei, riesci a sondarne le profondità, le fragilità, le aspirazioni alla santità. Le tentazioni che lo tormentano, molto più subdole e perniciose di quelle di chi si professa non credente, non praticante. E affondi il bisturi nella piaga purulenta fino a farci male pur di sanarla.
Tu ci inviti a puntare in alto. Senza paura, senza ipocrisie, senza infingimenti. A non accontentarci dei soli fiori che sbocciano nelle nostre aiuole, curate e protette, ma ad allargare lo sguardo ai deserti, alle steppe, alle megalopoli, alle periferie, alle baraccopoli di questo mondo tormentato e bello.
Ci ricordi di continuo che siamo debitori all'intera umanità.
Che ogni uomo, chiunque sia, è nostro fratello.
Che la pace vera può essere assaporata solo fissando negli occhi gli orrori e i terrori delle guerre.
Che per profumare l'altare e il crocifisso, l'incenso deve bruciare sui carboni ardenti del servizio umile e gratuito.
Che per essere degni di indossare la mitra, la casula, la stola dobbiamo prima purificare le mani nel catino del cenacolo.
Ci hai chiesto ripetutamente di non andare alla ricerca di titoli e onori, di non tramare per occupare posti più in alto. Fatica sprecata. Inutile zavorra.
«Lascia stare» - dici ad ognuno - «non perdere tempo». Duc in altum. Abbi il coraggio di essere te stesso. Di essere felice. Sii povero, non per amore della povertà, ma per amore dell'umanità. Per essere veramente libero. Gli accumuli delle cose ti appesantiscono, le invidie e le gelosie ti rimpiccioliscono, la vanità e l'orgoglio ti instupidiscono.
Sii povero: solo poche - pochissime - volte il tesoro del ricco è davvero suo.
Sii povero, prete di Cristo e della Chiesa, per essere degno di sederti alla tavola dei poveri, qui in terra oggi e poi nel Regno.
Sii povero per poter annunciare il Vangelo liberante anche ai ricchi di distrazioni, di bagordi, di palazzi, di potere e conti in banca.
Sii povero perché " Dio da ricco che era si è fatto povero".
Caro papa, grazie!
Per il bene che ci vuoi, per la semplicità che ti caratterizza, per l'esempio che ci dai.
Grazie per i fari che tieni perennemente accesi sul dramma immenso dei fratelli, delle sorelle, dei bambini - Dio mio, quanti... quanti... - che lasciamo morire in mare, mentre discutiamo di loro; su quello delle bombe, sciocche e spietate, che terrorizzano, distruggono, annientano migliaia di esseri umani; sul dramma dei drammi: quello che non permette di vedere la luce del sole a milioni di bambini.
È vero, lo confessiamo con vergogna, a volte siamo un po' stanchi, scoraggiati.
È vero, a te lo possiamo dire, ci sono giorni in cui ci sentiamo- come dire?- fuori luogo.
È vero, anche noi, in qualche occasione, ci siamo sentiti soli e abbiamo rischiato di smarrire la via. Proprio allora, come balsamo benedetto, ci ha raggiunto la tua voce: «Rialzati, presto. Riprendi il cammino. Mangia, bevi, riposati: la strada è ancora lunga».
Lo abbiamo fatto. E abbiamo sperimentato il perdono di Dio, il suo abbraccio misericordioso. Vertigini. Troppo, abbiamo ricevuto troppo. Ci è stato regalato tutto. Non ci resta che continuare, con maggiore zelo e riconoscenza- ad amare e servire Dio e il prossimo.
Grazie, Papa.
Grazie, Francesco, nostro compagno di viaggio, fratello e padre nella fede."