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Padre nostro, perché traduzioni diverse secondo i Paesi?

05/07/2019 

MARIA SILVANA P. - Perché la frase: «Non ci indurre in tentazione» non è stata tradotta allo stesso modo in tutte le altre lingue?

La traduzione di una parola o di una frase da una lingua a un’altra comporta sempre qualche difficoltà poiché vocaboli e modi di dire assumono sfumature diverse secondo il contesto culturale. Il verbo “indurre” diventa intraducibile al di fuori di quell’originario contesto ebraico dove la strenua difesa dell’unicità di Dio di fronte al paganesimo conduceva ad attribuire direttamente a lui ogni evento e azione umana. I vescovi dei diversi Paesi hanno cercato di porre sulle labbra dei fedeli un’espressione che, in quella particolare area linguistica, non desse adito a malintesi. La Chiesa francofona negli ultimi sessant’anni ha cambiato per ben tre volte la frase in questione con: «Non lasciarci soccombere... non sottometterci... » e dal 2017 «Non lasciarci entrare...». I verbi cambiano, ma esprimono un’unica e comune preghiera non tanto fedele alla lettera, quanto piuttosto alle intenzioni di Gesù: che la tentazione, con l’aiuto di Dio, non abbia il sopravvento e tanto meno l’ultima parola.

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