Faccio qualche considerazione sulle ultime due frasi del Padre nostro, in base a quanto detto da papa Francesco nel corso della trasmissione Padre nostro. Anche nell’ultima versione italiana della Bibbia si dice: «Non ci indurre in tentazione». Per il Papa è una brutta traduzione e sarebbe più corretto e conforme alla misericordia di Dio Padre dire «Aiutaci a non cadere in tentazione». Inoltre nell’ultima frase si dovrebbe dire «liberaci dal maligno». Nella preghiera privata (per esempio il rosario) si potrebbero dire le due frasi come io ho proposto? Secondo il mio parroco però si deve dire il Padre nostro nella versione della Cei e si commette un errore se si recita nella versione da me proposta.
RICCARDO
Anche altri hanno scritto sulla traduzione del Padre nostro e li ringrazio. Sulla preghiera che Gesù ci ha insegnato sono stati scritti libri su libri, ha veramente una profondità unica e straordinaria. E ogni traduzione ha i suoi limiti. Vale la pena approfondire l’argomento con dei testi dedicati. Io consiglio le meditazioni del cardinale Carlo Maria Martini pubblicate dalle Edizioni San Paolo sotto il titolo Il Padre nostro. Non sprecate parole. Aggiungo due precisazioni: l’ultima versione della Bibbia Cei traduce così: «Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male». Nella liturgia si usa ancora la vecchia traduzione ed è bene continuare a usarla per pregare all’unisono (finché non arriveranno altre disposizioni). Nella preghiera privata, individuale, nulla ci vieta di scegliere la nuova traduzione. Circa l’ultima frase, sono valide entrambe le traduzioni («male» e «Maligno»). La soluzione potrebbe essere la parola «Male» con la maiuscola, a indicare che non si tratta solo di un male qualsiasi. Così, per esempio, traduce la versione interconfessionale in lingua corrente.