La copertina dello speciale su Padre Pio a 20 anni dalla sua canonizzazione (avvenuta il 16 giugno 2002) pubblicato nel numero 24 di Famiglia Cristiana
Il 25 maggio 1887 nasce a Pietrelcina, provincia e diocesi di Benevento, il quarto figlio di Grazio Forgione e Maria Giuseppa De Nunzio. Il giorno dopo viene battezzato con il nome di Francesco. Sente la vocazione religiosa a cinque anni, quando promette di consacrarsi per sempre al Signore. A quella stessa età già si sottopone a dure penitenze, si difende dagli attacchi dei diavoli ed è consolato da estasi e celestiali apparizioni.
Il 6 gennaio 1903 Francesco Forgione entra nel noviziato dei Cappuccini della Provincia religiosa di Sant’Angelo-Foggia (oggi denominata di Sant’Angelo e Padre Pio), a Morcone, sempre in provincia di Benevento, a pochi chilometri da Pietrelcina. Veste l’abito da novizio il 22 gennaio successivo e prende il nome di fra Pio. Più volte, per motivi di salute, il giovane frate è costretto a lasciare il convento e gli studi. I medici, non riuscendo a individuare rimedi più efficaci, gli consigliano di tornare in famiglia, per respirare l’aria del paese natio.
Il 10 agosto del 1910, nel Duomo di Benevento, il cappuccino appena ventitreenne viene ordinato sacerdote dall’arcivescovo monsignor Paolo Schinosi. Quattro giorni dopo, Padre Pio celebra la sua prima Messa solenne nella chiesa parrocchiale di Pietrelcina. Nell’immaginetta-ricordo scrive a Gesù: «Per Te sacerdote santo... vittima perfetta». Non sono solo parole di circostanza. Più volte, infatti, si offre al Signore «vittima per i poveri peccatori e le anime purganti». E la risposta non tarda ad arrivare. A distanza di poche settimane, sotto un olmo, nel podere dei suoi genitori, nella contrada rurale di Piana Romana, si verifica la prima apparizione delle stimmate. Padre Pio chiede al Signore di ritirare un tale fenomeno visibile. La preghiera viene esaudita. Scompaiono «le trafitture», ma non il «dolore acutissimo». Nello stesso periodo Gesù concede al frate di condividere la sua coronazione di spine e la sua flagellazione.
Nel febbraio del 1916, Padre Pio rientra in convento a Foggia, dove soffre molto per il caldo. Il 28 luglio di quell’anno il guardiano del convento di San Giovanni Rotondo, padre Paolino da Casacalenda, lo porta con sé per pochi giorni nel paesino garganico, dove il giovane cappuccino trova refrigerio. Per questo ottiene l’autorizzazione a tornarci, «provvisoriamente», dal 4 settembre successivo. Vi rimarrà, invece, per tutta la vita.
Tra il 5 e il 7 agosto 1918 vive il fenomeno mistico della trasverberazione, mentre il 20 settembre del medesimo anno, nel coro dell’antica chiesa conventuale di San Giovanni Rotondo, si rinnova la stimmatizzazione. Ma, questa volta, sarà permanente. La notizia delle stimmate si diffonde dopo alcuni mesi. I giornali parlano già di miracoli e comincia l’afflusso dei pellegrini. La fama dell’uomo di Dio dà fastidio a chi vive nell’ombra del peccato. Lettere, anonime e firmate, vengono inviate in Vaticano per diffamare il frate. Il Sant’Uffizio segue la linea della prudenza, con tale rigore da apparire punitiva. E giunge, nel 1931, persino a sospendergli ogni facoltà sacerdotale, a eccezione della santa Messa, che però può celebrare solo in privato, nella cappella interna del convento. Due anni dopo, Pio XI, lo stesso Papa che ha approvato le restrizioni, gradualmente lo riammette alla pienezza del ministero.
Alla fine di quel travagliato periodo si delinea, in Padre Pio, l’idea di fondare un ospedale diverso dagli altri, che sia un «tempio di scienza e di preghiera» e che vuol chiamare Casa sollievo della sofferenza. La prima pietra viene posata il 16 maggio 1947. Nello stesso periodo nascono i gruppi di preghiera. Il cappuccino fa proprio il desiderio di papa Pio XII di vedere «falangi di uomini e di giovani» che, almeno una volta al mese, si riuniscano in preghiera, «ricevano il pane di vita e inducano anche altri a seguire il loro esempio». Su sollecitazione del frate, gruppi di fedeli di ogni parte d’Italia spontaneamente cominciano a incontrarsi mensilmente «con l’assistenza di un sacerdote». Nel febbraio del 1951 il dottor Guglielmo Sanguinetti scrive il primo statuto.
Nel 1952 il ministro generale dei Cappuccini, padre Benigno da Sant’Ilario Milanese, si rende conto che la chiesa del convento è troppo piccola rispetto al numero di fedeli che partecipano alle liturgie. Iniziano i lavori per costruire una chiesa più grande, consacrata il primo luglio 1959 dal vescovo di Foggia, monsignor Paolo Carta, e intitolata, come la precedente, a Santa Maria delle Grazie. Il 5 maggio 1956 viene inaugurata la Casa sollievo della sofferenza. L’anno successivo, Padre Pio chiede a papa Pio XII che, alla sua morte, la Sede apostolica voglia accettare in donazione tutti i beni della sua opera ospedaliera. Il Santo Padre accoglie la richiesta.
Nel 1960 il mistico frate viene persino sottoposto a intercettazioni ambientali, con microfoni collocati nella foresteria del convento e nella cella che usa come studio. Nello stesso anno nuove accuse nei suoi confronti, ma anche sui suoi confratelli, arrivano al Sant’Uffizio e, per fare chiarezza, accogliendo la richiesta del nuovo ministro generale dell’Ordine, padre Clemente da Milwaukee, papa Giovanni XXIII invia a San Giovanni Rotondo una visita apostolica, affidata a monsignor Carlo Maccari.
Sia la sua relazione sia quella successiva del domenicano padre Paul-Pierre Philippe, consultore della Suprema Congregazione incaricato di incontrare Padre Pio per contestargli le «accuse che gravano su di lui», sono estremamente negative. Ma, provvidenzialmente, in un incontro con il Pontefice, l’arcivescovo di Manfredonia, monsignor Andrea Cesarano, chiarisce ogni questione proprio alla vigilia della riunione del Sant’Uffizio, già convocata per discutere il caso del frate stigmatizzato.
Nel 1966 si aggravano le condizioni di salute dell’anziano cappuccino, che ottiene la facoltà di poter celebrare la Messa seduto. A marzo del 1968 è costretto a muoversi su una sedia a rotelle. Alle cinque del mattino del 22 settembre, in una chiesa gremita di fedeli giunti da ogni parte per il 50° anniversario della stimmatizzazione e per il Convegno internazionale dei gruppi di preghiera, il frate ottantunenne celebra la sua ultima Messa, durante la quale sta per svenire a causa di un collasso.
Alle 2,30 del mattino del 23 settembre 1968 Padre Pio muore pronunciando ripetutamente i nomi di Gesù e Maria. Durante il controllo ispettivo sul corpo del cappuccino, appena spirato, si scopre che le stimmate sono scomparse senza lasciare neppure una cicatrice. Non servono più. La sua missione di sacerdote e vittima è finita.
Per quattro giorni la salma viene esposta all’omaggio di tanti, figli spirituali, devoti o semplici fedeli, che invadono San Giovanni Rotondo appena la notizia della sua morte viene diffusa dai mezzi di comunicazione. Anche i funerali sono un tripudio di folla. La sera del 26 settembre, la salma viene tumulata nella cripta della nuova chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Il sepolcro viene aperto quarant’anni dopo, il 2 marzo 2008, per la ricognizione canonica sul corpo di Padre Pio, già proclamato santo da sei anni. Al termine di un adeguato trattamento conservativo, quel corpo, ormai “insigne reliquia”, viene esposto per 17 mesi (24 aprile 2008 - 23 settembre 2009) alla venerazione dei fedeli. Richiuso in un sarcofago, il 19 aprile 2010, viene traslato nella nuova grande chiesa a lui intitolata, realizzata su progetto dell’architetto Renzo Piano e consacrata il 1° luglio 2004. Qui, accontentando le continue richieste dei fedeli, l’ostensione si rinnova dal 1° giugno 2013 e diventa permanente.
Nel 2016, quella “insigne reliquia” riceve un onore unico e imprevisto: nel mese di febbraio, nel cuore del Giubileo straordinario della misericordia indetto da papa Francesco, per volontà dello stesso Pontefice, vengono esposti alla pubblica venerazione, nella basilica di San Pietro, i corpi dei due santi “martiri del confessionale”: Pio da Pietrelcina (che scherzava su di sé definendosi, secondo quanto riportato da alcune fonti, «solo un povero frate che vale due soldi») e Leopoldo da Castelnuovo di Cattaro, che vengono proposti dal Santo Padre come esempio ai 1.071 missionari della Misericordia radunati dinanzi alle due urne durante la Messa del Mercoledì delle Ceneri per ricevere il mandato «di essere segni e strumenti del perdono di Dio», di «aprire le porte dei cuori» per «superare la vergogna» e «non fuggire dalla luce», di essere uno strumento attraverso cui «lo sguardo e le mani del Padre si posino sui figli e ne curino le ferite!».
Rientrata a San Giovanni Rotondo, dal 2017 l’urna torna nella cripta del santuario di Santa Maria delle Grazie ogni ultima domenica di novembre, per garantire ai devoti più fragili un più agevole accesso durante le intemperie invernali, e nell’ultima domenica di Quaresima viene ricollocata nella chiesa inferiore del complesso progettato da Renzo Piano, in grado di accogliere i grandi flussi di pellegrini dei mesi estivi.
Oggi, per la cronaca, Padre Pio è il santo dei record (104 volumi come esito dell’inchiesta diocesana sulla vita e le virtù, una folla ineguagliata alle celebrazioni di beatificazione e canonizzazione, un incalcolabile numero di libri e di monumenti, oltre a essere l’intercessore più invocato dagli italiani). Ma un’analisi più profonda della sua biografia, dei suoi scritti e della sua spiritualità ce lo consegna come modello, anzitutto per i religiosi e per i sacerdoti, per la coerenza con cui ha risposto a entrambe le vocazioni, ma anche per ogni fedele, a cui ha insegnato ad amare totalmente e senza riserve, fino all’effusione del sangue, dopo averlo imparato dal suo Maestro, salendo con lui sulla croce.