“Paghiamo il prezzo altissimo della scelta nefasta di interrompere Mare Nostrum e sostituirla ipocritamente con Triton”. Padre Camillo Ripamonti è il presidente del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati. In fila alla loro mensa di Roma, mentre parlava con chi ogni giorno riceve un pasto caldo, Papa Francesco disse che “i rifugiati sono la carne di Cristo”. Di fronte all’ennesima tragedia, i Gesuiti parlano di “orrore e sgomento”.
Padre Ripamonti, chi sono i profughi che arrivano in Europa?
Sono persone che scappano da persecuzioni, guerre e gravi instabilità. In questo momento soprattutto dal Corno d’Africa (Eritrea, Somalia, Etiopia), dall’area subsahariana e dal Medio Oriente; per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, i rifugiati nel mondo hanno superato i 50 milioni. Sulle coste egiziane e libiche arrivano dopo mesi o anni di viaggi durante i quali soffrono e vedono morire i loro compagni; le donne sole spesso subiscono stupri. Non hanno alternative se non affidarsi ai trafficanti, perché l’Europa non permette vie legali, preferendo chiudersi nella propria fortezza e, dall’alto, assistere alla tragedia.
Eppure Matteo Salvini accusa le navi italiane che salvano i profughi di essere “taxi dei trafficanti”.
È un’accusa senza senso. Se c’è una guerra, le persone scappano. Cosa dovrebbe fare una mamma siriana con la casa bombardata? Prova a salvare la vita dei propri figli. Se anche si bloccassero le coste libiche, i trafficanti si inventerebbero altre vie per arrivare in Europa. Magari ancora più pericolose e chiedendo più soldi. Nel mondo i migranti sono 300 milioni, il sesto continente. Le migrazioni appartengono alla storia dell’umanità, non si possono annullare.
Chi ha chiesto la fine di Mare Nostrum rifletta su questo: nel 2015, senza l’operazione di salvataggio, c’è stato un migliaio di arrivi in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Quindi chi diceva che Mare Nostrum attirava i profughi, sbagliava. O compiva una strumentalizzazione politica. Piuttosto il risultato ottenuto è stato l’aumento dei morti: oltre 900 nei primi mesi del 2015 (senza contare quelli di stanotte), poco più di una decina nello stesso periodo del 2014.
L’operazione europea Triton ha fallito nel salvare vite umane?
A differenza di Mare Nostrum, Triton non ha lo scopo di salvare vite umane. Né il mandato, né i mezzi. È il mandante, l’Europa, che ha fallito. In visita al Parlamento di Strasburgo, Papa Francesco chiese di non trasformare i diritti individuali in individualistici, cioè solo nostri. Eppure è quello che accade con il diritto alla vita nel momento in cui si sceglie di lasciar morire nel Mediterraneo.
Domani il Consiglio Affari esteri dell’Ue affronterà il tema. Cosa si potrebbe fare?
Serve attivare un’operazione di soccorso ad ampio raggio, anche in acque internazionali, come era Mare Nostrum. Se si vuole veramente combattere il monopolio dei trafficanti, occorrono alternative legali: creiamo canali umanitari nei paesi di origine e in quelli di transito. Chi scappa dalla guerra deve poter chiedere asilo in Europa; la Germania lo ha sperimentato con 15mila siriani a cui ha concesso l’ingresso. Serve poi rivedere l’Accordo di Dublino: oggi chi sbarca in Italia, se identificato con le impronte digitali, può fare domanda di asilo solo da noi. Ma la maggior parte dei profughi vuole andare nel nord Europa. Dovremmo applicare il mutuo riconoscimento dello status di rifugiato, in modo da garantire un’equa ripartizione all’interno dell’Unione.