di Nicoletta Giorgetti
Che quello di papa Bergoglio sia un pontificato mariano è sotto gli occhi di tutti. Consacrati e laici. Abituati, da ben dieci anni, a percepire l’amore tenero e assoluto per Maria che questo papa “venuto dalla fine del mondo” non perde occasione di dimostrare. Lo ha fatto quando, nel marzo 2013, è stato eletto al soglio pontificio: all’alba del 14 marzo, il giorno dopo essersi presentato urbi et orbi con il nome di Francesco, è salito in auto e si è fatto accompagnare nella basilica di Santa Maria Maggiore per pregare davanti all’effigie della Madonna Salus Populi Romani.
Appena tre mesi dopo, nell’enciclica Lumen fidei, la prima del suo pontificato (è datata 29 giugno 2013), è a Maria che affida le riflessioni più profonde, perché, scrive il pontefice argentino, «la Madre del Signore è icona perfetta della fede, come dirà santa Elisabetta: «Beata colei che ha creduto». E quello stesso anno nell’esortazione apostolica del 24 novembre, Evangelii Gaudium definisce la Vergine «Madre dell’Evangelizzazione», spiegando: «Con lo Spirito Santo, in mezzo al popolo sta sempre Maria. Lei radunava i discepoli per in¬vocarlo (At 1,14), e così ha reso possibile l’esplo¬sione missionaria che avvenne a Pentecoste. Lei è la Madre della Chiesa evangelizzatrice e senza di lei non possiamo comprendere pienamente lo spirito della nuova evangelizzazione».
Un testo, quest’ultimo in cui le dedica parole intense, quale testimone senza tempo del potere della tenerezza: «Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. Lei è la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. È l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita. È colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene. Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finché non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre, cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio. Attraverso le varie devozioni mariane, legate generalmente ai santuari, condivide le vicende di ogni popolo che ha ricevuto il Vangelo, ed entra a far parte della sua identità storica».
Nella Laudato si’, forse l’enciclica più citata di Francesco, del 24 maggio 2014, Francesco indica in Maria la «Regina del Creato» e sottolinea: «La madre che ebbe cura di Gesù, ora si prende cura con affetto e dolore materno di questo mondo ferito. Così come pianse con il cuore trafitto la morte di Gesù, ora ha compassione della sofferenza dei poveri crocifissi e delle creature di questo mondo sterminate dal potere umano».
In Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica del 19 marzo 2016 sprona le coppie di sposi a consacrare la loro unione «davanti a un’immagine di Maria» e invita le famiglie a vivere come Lei «con coraggio e serenità le loro sfide familiari, tristi ed entusiasmanti, e a custodire e meditare nel cuore le meraviglie di Dio (cfr Lc 2,19.51)», aggiungendo: «Nel tesoro del cuore di Maria ci sono anche tutti gli avvenimenti di ciascuna delle nostre famiglie, che ella conserva premurosamente. Perciò può aiutarci a interpretarli per riconoscere nella storia familiare il messaggio di Dio».
Il 25 marzo 2019, giorno dell’Annunciazione, il Papa ha firmato a Loreto - evento storico senza precedenti - tra le mura della Santa Casa, l’esortazione apostolica post-sinodale Christus Vivit, con cui affidava i giovani alla scuola di Maria, là dove la Vergine ha trascorso la sua vita di figlia, fidanzata, sposa, madre di Gesù. E gli esempi potrebbero proseguire.
Padre Stefano Cecchin, 58 anni.
Ad aiutarci a comprendere, anche oltre i documenti, la marianità profonda e tangibile nel magistero di papa Francesco è padre Stefano Cecchin, presidente della Pontificia Academia Mariana Internationalis, che, da teologo francescano innamorato di Maria, ci dà subito la chiave di lettura più vera e opportuna per guardare al legame tra Bergoglio e la Madonna: «Papa Francesco è un latino-americano. E questa è la novità: c’è un affetto che parte dal cuore nei confronti di Maria. Papa Francesco è il papa della tenerezza e non c’è nulla di più tenero dell’amore di Maria». Lo spiega meglio padre Cecchin: «Tutti i Papi hanno avuto un legame forte con la Madonna: in particolare, negli ultimi 150 anni, da Pio IX in poi, tutti i pontefici hanno ribadito l’importanza della figura di Maria. La mariologia moderna, non a caso, ha come suo fondamento e punto di riferimento sempre il magistero pontificio. Però, con Francesco, rispetto ad esempio a Ratzinger, più “freddo” da buon tedesco, la devozione mariana parte, ripeto, dal cuore e dalla sua esperienza. La figura di Maria è legata, da sempre, alle culture, fattore da cui non si può prescindere. C’è, d’altro canto, un elemento che accomuna papa Francesco ai suoi più recenti predecessori».
A cosa si riferisce?
«Papa Francesco sta dando grande valore al messaggio del Concilio Vaticano II come faceva papa Giovanni Paolo II. In più, però, Francesco ha ribadito e continua a ribadire che la Chiesa è Maria, che rappresenta il modello a cui guardare. La Chiesa deve imparare da Maria che, lo dice bene Bergoglio, non è un optional. Maria è madre e sposa di Cristo, ma è anche madre della Chiesa. Che è donna come Maria: sono le bellissime parole di papa Francesco».
Maria Madre della Chiesa a cui papa Francesco ha voluto dedicare un giorno di festa inserendolo nel calendario liturgico. Per sottolineare cosa?
«Papa Francesco, in continuità con il Concilio Vaticano II, che ha definito Maria Madre di Cristo e Madre della Chiesa, nel marzo 2018 ha stabilito che la Festa della beata Vergine Maria Madre della Chiesa diventasse parte del Calendario Romano con l’obbligo di celebrazione nel lunedì dopo la Pentecoste. Scelta che va interpretata in quell’ottica di sinodalità, fondamentale nella Chiesa di Francesco: chi ci unisce non è solo il Corpo di Cristo, ma è la Mamma. È Maria, luogo di incontro e dell’insieme, in cui si ritrovano non solo il clero e i consacrati, ma tutti i battezzati». Maternità di Maria che ritorna, con la consueta dolcezza, nella lettera apostolica Admirabile Signum del 1 dicembre 2019, settimo anno del suo pontificato, in cui Francesco ricorda al mondo il significato e il valore del presepe: «Maria è una mamma che contempla il suo bambino e lo mostra a quanti vengono a visitarlo…Vediamo in lei la Madre di Dio che non tiene il suo Figlio solo per sé, ma a tutti chiede di obbedire alla sua parola e metterla in pratica».
Sempre nell’Admirabile Signum papa Francesco cita il santuario a lui così caro, Santa Maria Maggiore…
«Facciamo un passo indietro e torniamo a quanto ha detto lo stesso Francesco appena eletto Papa: “Io sono il vescovo di Roma, il pastore”. E il cuore mariano di Roma è la basilica di Santa Maria Maggiore. Non solo, dunque, il primo gesto da pontefice che ha fatto Francesco è stato andare a pregare davanti all’immagine della Madonna Salus Populi Romani, portandole dei fiori, ma è qui che si reca prima di partire e di ritorno da ogni viaggio apostolico a sottolineare che ogni sua missione si svolge nel segno di Maria e invocando la sua protezione».
Santa Maria Maggiore che, fa notare padre Cecchin a Maria con te, «nella volontà del Papa non dev’essere un museo e neppure soltanto una chiesa in cui fare le celebrazioni solenni, tanto è vero che a noi ha chiesto di fare qui le catechesi ogni primo sabato del mese per approfondire la conoscenza di Maria. In quest’ottica Santa Maria Maggiore, il principale santuario di Roma, dovrebbe diventare il modello per tutti i santuari del mondo. Questa è l’idea, che svilupperemo in accordo con tutta la diocesi».
Arriviamo alle consacrazioni a Maria a cui papa Francesco ci ha, in un certo senso, abituati. Padre Stefano, ci aiuta a comprenderne appieno il significato?
«Chi è il primo che si è affidato, ovvero consacrato a Maria? Gesù dalla croce a chi affida i suoi fratelli? A Maria. Quindi affidarsi, stare sotto la sua protezione è ciò che la Chiesa deve continuare a fare. Papa Francesco lo testimonia affidandosi continuamente a Maria, specie nei momenti di più grave difficoltà. Lo ha fatto durante la pandemia e nella guerra tra Russia e Ucraina, consacrando entrambe al Cuore Immacolato di Maria. Lo ha fatto anche parlando della violenza contro le donne: Maria, dice il Papa, è un modello di speranza a cui guardare. Maria che, nel momento del dolore più terribile per una madre, sta lì, sotto la croce, retta in piedi come segno di sicura speranza. Perché Lei crede nella resurrezione. Vede, cioè, aldilà del dolore e della difficoltà e ha la forza di andare avanti. Lo ricorda, il Papa, in ogni suo Angelus dove non manca di sottolineare il ruolo di Maria come modello che va oltre il tempo, un modello di fede, speranza, misericordia e accoglienza senza barriere. In quest’ottica vanno intese anche le tre invocazioni che ha aggiunto nel 2020 alle Litanie Lauretane del Rosario, orazione mariana di cui è zelante paladino: Mater Spei, Mater Misericordiae e Solacium migrantium, ossia “Sollievo dei Migranti».
Come non parlare, poi, del messaggio scelto da Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Lisbona in agosto?
«Maria si alzò e andò in fretta, dal Vangelo di Luca: Papa Francesco ricorre, ancora una volta, a Maria per spronarci ad agire, a non stare fermi. Il giovane deve essere come Maria, carico di vita e portatore di Cristo: alzati e cammina, dice ai giovani Francesco sottolineando il valore dell’alzarsi, che assume anche il significato di risorgere e risvegliarsi alla vita. Messaggio quanto mai opportuno dopo la sofferenza e la chiusura, in casa e in se stessi, imposta dalla pandemia».
Un’ultima confidenza, padre Stefano: Papa Francesco è molto vicino alla Pami, non vi fa mancare il suo sostegno…
«Ci segue scrupolosamente e ci ha inviato ben tre lettere, una in cui plaude all’attività del nostro Dipartimento per liberare Maria dalle mafie e dal potere criminale. Negli altri due messaggi ci ringrazia per il concetto di internazionalità dell’Accademia e per il dialogo interreligioso che promuoviamo: tutte le nostre attività, scrive il Papa, “dimostrano quanto la mariologia sia ancora viva e importante per il dialogo e la pace tra i popoli”».