Era un autentico uomo di dialogo. Shahbaz Bhatti, cattolico, ministro
del Governo federale pachistano per le Minoranza religiose, è stato
ucciso il 2 marzo a Islamabad da un commando armato mentre, senza scorta, stava recandosi ad una riunione
dell'esecutivo. L'ultima persona con cui ha parlato al telefono, un
quarto d'ora prima del tragico attentato, è stato un membro della
Comunità di Sant'Egidio.
Il suo assassinio è stato rivendicato dai talebani pachistani. Per
telefono un loro portavoce, Ihsanullah Ihsan, ha spiegato che
«l'uccisione è un messaggio per tutti coloro che sono contro le leggi
sulla blasfemia in vigore in Pakistan». Shahbaz Bhatti si era invece
fortemente battuto in difesa di Asia Bibi, la donna cristiana, mamma di
5 figli, condannata a morte perché accusata di per aver offeso il
profeta Maometto, e aveva manifestato la necessità di una riforma della
Legge sulla blasfemia. Un mese fa aveva
inoltre rivelato di essere stato ripetutamente minacciato di morte.
Purtroppo non è il primo omicidio politico che si registra in Pakistan nel 2011. Il 4 gennaio, infatti, Salman Taseer, il Governatore del Punjab, era stato ucciso da una sua guardia del corpo, consegnatasi poi alla polizia. Anche Salmaan Taseer, esponente di spicco del Partito popolare pachistano (Ppp), aveva assicurato il suo supporto a Asia Bibi e aveva criticato apertamente la legge sulla blasfemia definendola una ''kala kanoon'' (in urdu ''legge nera'')'', ovvero una
legge negativa in quanto si presta alle più diverse strumentalizzazioni.
Il presidente pachistano Asif Ali Zardari e il premier Syed Yusuf
Raza Gilani hanno condannato con decisione l'assassinio del ministro
cattolico, assicurando che «simili atti non faranno arretrare il governo nella sua lotta al terrorismo e all'estremismo». Lo
ha riferito l'agenzia di stampa statale App. Zardari ha appreso la
notizia a Karachi, nel Sudovest del Pakistan: s'è mantenuto
costantemente informato sull'andamento delle indagini, stigmatizzando quello che ha definito un «crimine efferato».
Da parte sua Gilani, fra i primi a raggiungere l'ospedale Al-Shifa di
Islamabad dove il ministro cristiano è deceduto, ha chiesto che sulla
vicenda venga realizzata «una approfondita» indagine, Il premier doveva
presiedere in mattinata un consiglio dei ministri a cui, appunto, Bhatti
stava recandosi quando è stato attaccato.
Nato il 9 settembre del 1968, in una famiglia cattolica profondamente impegnata per
la giustizia, Shahbaz Bhatti diceva del suo lavoro: «Voglio solo un posto
ai piedi del Signore. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie
azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo». Dal
punto di vista politico, Bhatti apparteneva al Partito popolare
pachistano (Ppp), ed era da anni uno strenuo difensore delle libertà
religiose, in particolare di quelle dei cristiani come Asia Bibi. Lo
scorso mese era stato riconfermato alla guida del dicastero delle
Minoranze religiose, nonostante l'opposizione dei gruppi religiosi
islamici, che avevano emesso una «fatwa» contro di lui. Era l'unico
cristiano nel nuovo governo guidato dal premier Yusuf Said Raza Gilani.
La sua battaglia a fianco delle minoranze religiose era iniziata nel
1985, quando fondò un movimento chiamato All Pakistan minorities
alliance (Apma), che raccoglie gruppi e associazioni di difesa delle
libertà religiose. Proprio per questo suo attivismo, era nel mirino
dei fondamentalisti, che lo avevano già minacciato tre anni fa, quando
si era schierato a favore delle vittime dei «pogrom» anti-cristiani
avvenuti a Gojra, una cittadina della provincia meridionale del Punjab.
Dopo l'uccisione il 4 gennaio del governatore del Punjab, il liberale
Salman Taseer (che aveva chiesto la grazia per Asia Bibi e l'abolizione
della legge anti-blasfemia), Bhatti aveva confidato a un'amica di essere
sulla «lista nera» dei gruppi estremisti.
Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha stigmatizzato
questo «barbaro attentato», che è «un atto di violenza intollerabile
contro una persona che si era distinta per la sua visione ed impegno a
costruire una società basata sul dialogo e la tolleranza».
L’organizzazione terrorista di matrice islamica “Lashkar-e-Toiba”, una delle maggiori dell’Asia del Sud, e altri gruppi talebani avevano lanciato una fatwa contro il ministro delle Minoranze religiose, il cattolico Shabhaz Bhatti. Il ministro era dunque “obiettivo legittimo” e andava “ucciso perché complice di blasfemia”. La fatwa era motivata dall’impegno di Bhatti per la revisione della legge sulla blasfemia.
Il ministro aveva già ricevuto avvertimenti e minacce: l’organizzazione radicale “Majlis Ahrar-e-Islam” gli aveva intimato di “tenere la bocca chiusa e non criticare la legge sulla blasfemia”. Mesi fa il capo religioso islamico Ahmed Mian Hammadi l’aveva accusato di blasfemia, minacciandolo di “decapitazione”. La posizione del ministro sul caso di Asia Bibi - la donna cristiana madre di 5 figli condannata a morte perché accusata di blasfemia - e il suo sforzo concreto per condurre in porto un progetto di revisione della legge hanno poi generato la fatwa di gruppi terroristici della galassia talebana. Lui aveva risposto: “La mia missione per la giustizia, per i diritti umani, per la tutela delle minoranze continuerà, confido nell’aiuto di Dio.
Il presidente Zardari ha mostrato grande attenzione e sensibilità verso i problemi delle minoranze e, nonostante le pressioni, ha espresso la chiara volontà di rivedere la legge sulla blasfemia”. Dopo l’appello lanciato dal Papa per la liberazione di Asia Bibi, il ministro Bhatti aveva detto: “Sono profondamente credente, e le parole del Papa sono molto importanti per la mia vita. Lo ringrazio per la sua vicinanza e per la solidarietà con i cristiani del Pakistan. Il suo conforto mi incoraggia a testimoniare la fede nella mia vita, nonostante le difficoltà. Chiedo al Santo Padre e a tutti i fedeli del mondo di pregare per me”.
La Santa Sede non nega sorpresa e preoccupazione. L’assassinio del ministro pakistano delle minoranze Shabbaz Bhatti è un atto di “terribile gravità”, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana ai giornalisti: “Dimostra quanto siano giusti gli interventi insistenti del Papa a proposito della violenza contro i cristiani e la libertà religiosa”.
Lombardi ha ricordato che Batti era il “primo cattolico a ricoprire un tale incarico”. Era stato ricevuto da Benedetto XVI in Vaticano nello scorso settembre. L’incontro in forma strettamente privata era avvenuto a Castelgandolfo. Con il Papa aveva parlato delle discriminazioni verso la comunità cattolica. Al termine dell’incontro aveva spiegato che la “cosa più importante è cambiare la mente e il cuore delle persone”.
Al Papa aveva illustrato la campagna interreligiosa lanciata dal suo ministero proprio per conseguire tale obiettivo: “Stiamo facendo tutto il possibile perché le persone si votino all’armonia e alla pace”. Poche ore dopo il suo omicidio la Conferenza episcopale dei vescovi pakistani parla di “perfetto e tragico esempio dell’insostenibile clima di intolleranza che viviamo nel Paese”. A spiegarlo all’agenzia vaticana Fides è l’arcivescovo di Latore, monsignor Lawrence Saldanha, presidente dei vescovi pakistani.
Il segretario della Commissione Giustizia e pace, monsignor Peter Jacob, amico personale di Batti, ha confidato che “tutti i cristiani sono sotto choc e di panico, frastornati e indifesi”: Questo omicidio vuol dire che il Paese è in balia dei terroristi, che possono permettersi di uccidere personalità di così alto rango”.
Il 5 gennaio scorso la Radio Vaticana ha trasmesso un’intervista a Shahbaz Bhatti subito dopo la morte del governatore del Punjab Salman Taseer, ucciso da un estremista per aver aderito al fronte per l’abolizione della legge sulla blasfemia. L’intervista è stata realizzata da Kelsea Brennan Wessels. Ecco la traduzione.
«Penso che l’assassinio del governatore del Punjab possa suscitare paura tra tutte quelle persone che si ergono a favore della verità, contro gli estremismi, contro l’intolleranza, contro la violenza e contro quelle leggi sulla blasfemia. Ma credo che la scoperta della violenza non possa creare paura e non possa fermarci dall’alzare la voce in favore della giustizia e della protezione delle minoranze e delle persone innocenti del Pakistan».
Considerando il clima politico, è possibile un’abrogazione della legge sulla blasfemia?
«Penso che sia difficile, ma il cattivo uso della legge sulla blasfemia spero che faccia sì che le persone possano rendersi conto che questo omicidio è avvenuto in seguito all’istigazione da parte di fanatici, che usano la legge sulla blasfemia per istigare il popolo alla violenza. Quindi, penso che questa legge debba essere rivisitata e riesaminata per impedirne il cattivo uso. Comunque, dall’altra parte, gli estremisti religiosi stanno dicendo chiaramente che non tollereranno nessuna rettifica in questa legge».