Per la prima volta nero su bianco la posizione storica del Vaticano. Malgrado le riserve israeliane la Santa Sede ha raggiunto un accordo bilaterale che sarà siglato con lo Stato di Palestina. Il testo, che disciplina la libertà di azione della
Chiesa cattolica nei territori sotto l'Autorità palestinese, la sua giurisdizione, lo statuto personale, tutto ciò che attiene ai luoghi di culto e alla attività sociale e caritativa, i mezzi di comunicazione
sociale e le questioni fiscali e di proprietà, è stato elaborato sulla base del documento firmato nel febbraio 2000 tra la Santa Sede e l'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). La novità del nuovo accordo, frutto di un intenso lavoro della Commissione bilaterale che ha concluso la sua plenaria il 13 maggio, è proprio nel riconoscimento, in un documento ufficiale, dello Stato di Palestina. E, seppure oltre Tevere si sia sempre parlato di «due popoli due Stati», e anche se da parte palestinese, il consigliere diplomatico di Abu Mazen sottolinea che, in realtà, il riconoscimento «come entità diplomatica» c'era già stato anni fa e si era consolidato con l'ammissione della Palestina all'Onu come osservatore, in realtà il fatto che in un documento ufficiale si parli di Stato di Palestina e che sia lo Stato in quanto tale a sottoscrivere l'accordo rappresenta un riconoscimento formale senza precedenti.
L'accordo, dopo che sarà sottoposto all'approvazione delle rispettive autorità sarà firmato formalmente probabilmente già nei prossimi giorni.
Intanto monsignor Antoine Camilleri, sottosegretario per i
Rapporti della Santa Sede con gli Stati, che ha guidato la delegazione vaticana (mentre la delegazione palestinese era guidata dall'ambasciatore
Rawan Sulaiman, viceministro degli Affari Esteri per gli affari
multilaterali dello Stato di Palestina), ha spiegato che l'accordo contiene anche «l'auspicio per una soluzione
della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e
palestinesi nell'ambito della Two-State Solution e delle
risoluzioni della comunità internazionale, rinviando a un'intesa
tra le parti».
In un'intervista all'Osservatore romano, monsignor Camilleri spera che «che l'accordo raggiunto possa in
qualche modo aiutare i palestinesi nel vedere stabilito e
riconosciuto uno Stato della Palestina indipendente, sovrano e
democratico che viva in pace e sicurezza con Israele e i suoi
vicini, nello stesso tempo incoraggiando in qualche modo la
comunita' internazionale, in particolare le parti più
direttamente interessate, a intraprendere un'azione più incisiva
per contribuire al raggiungimento di una pace duratura e
all'auspicata soluzione dei due Stati».
E mentre lo stato di Israele si dice «deluso» per la posizione vaticana e spiega che tale riconoscimento «allontana le parti dal sedersi a un tavolo di trattativa per la pace», il leader palestinese Abu Mazen si prepara a venire in Italia per incontrare, sabato 16 maggio, papa Francesco e per essere presente, domenica 17 alla cerimonia di canonizzazione delle prime due sante
palestinesi in epoca moderna, vissute nell'Ottocento, suor Marie
Alphonsine Danil Ghattas di Gerusalemme e suor Mariam Baouardy
(Maria di Gesu' Crocifisso) di Betlemme, nata in Galilea.