Panama è un simbolo per
via del Canale e per via del fatto di essere la porta girevole delle
Americhe. Simon Bolivar, il libertador, l’eroe dell’indipendenza
di fatto incompiuta dell’America latina, riteneva Panama il luogo
perfetto, una sorta di ruolo dell’anima, il ponte del mondo e per
questo organizzò proprio a Panama nel 1826 il congresso da cui
doveva nascere la nuova America latina libera dagli abbracci poco
virtuosi della potenze dell’epoca.
Diceva Bolivar che “se il
mondo dovesse scegliersi una capitale, l’istmo di Panama sarebbe il
candidato ideale per l’augusto destino, collocato com’è al
centro del globo”. Panama è dunque anche il luogo perfetto per
Jorge Mario Bergoglio, vocazione al passaggio, collegamento tra
oceani, città dove ricordare che i ponti sono più utili dei muri.
Ma a Panama non tutto è sempre filato liscio e attorno al Canale si
sono consumati conflitti feroci, dal Salvador, all’Honduras, al
Guatemala, al Nicaragua con moltissime vittime tra i più giovani. E
poi ci sono gli intessi economici, l’economia che uccide, direbbe
Papa Francesco, di cui la geopolitica delle rotte commerciali è
parte non indifferente.
L’ultimo scandalo è quello dei Panama
Papers, 11 milioni documenti che hanno svelato il paradiso fiscale di
molti potenti del mondo ottenuti da un informatore segreto dello
studio Mossack Fonseca con sede a Panama che ha gestito e sicuramente
continua gestire immenso fortune offshore. Panama è stata al centro
di un labirinto che ha mosso una quantità enorme di denaro. Poi c’è
stato l’allargamento del Canale e molti problemi interni al Paese
simili a molti altri in America latina su una distribuzione più equa
della ricchezza e sull’uso delle risorse naturali che hanno visto
un confronto tra la Chiesa, le comunità indigene e il governo.
Panama ha appena tre milioni di abitanti, ma si tratta di un
microcosmo che riproduce tutti i guai latinoamericani. Bergoglio
l’anno scorso in un messaggio inviato al vertice delle popoli e dei
governi delle Americhe che si è tenuto proprio a Panama aveva
osservato che un sistema che “suppone che il benessere di alcuni si
costruisce sul necessario sacrificio degli altri” non va bene,
perché è ingiusto e offende la dignità di troppi popoli.
La
preoccupazione per la situazione in America latina, tra Venezuela,
Brasile, Argentina, Paesi del centro america sono state più volte
sottolineate dal Papa che in un occasione pochi mesi fa, parlando con
alcuni vescovi del Celam, l’organizzazione che riunisce le
conferenze epscopali latino-americane, aveva addirittura usato il
concetto di “golpe bianco” per definire le situazioni dove la
sovranità popolare è messa a dura prova da governi che riducono, in
un intreccio di scontri istituzionali artificiosamente costruiti, il
livello della democrazia. Quanto peseranno il risultato delle
elezioni americane e le scelte del prossimo inquilino della Casa
Bianca nella geopolitica a sud del Rio Bravo sarà tutto da osservare
con attenzione, così come l’attività sempre più frenetica della
Cina nella regione. Il nuovo canale di Panama è stato inaugurato da
una megamercantile cinese, segnale chiaro dell’annuncio di un
potere marittimo poderoso e di una crescente influenza sull’America
Latina.