I dati ufficiali 2020 Istat su matrimoni e separazioni sono una preziosa opportunità per capire non solo cos’è successo durante la pandemia, ma anche quali sono le tendenze prevalenti nei progetti di coppia in Italia. I matrimoni nel 2020 presentano un crollo statisticamente impressionante, ma facilmente spiegabile. Si sono infatti dimezzati, passando da 184.088 (2019) a 96.814 (2020), -47,4%.
Del resto, erano i mesi dei primi lockdown, con le proibizioni più stringenti, e la stessa celebrazione del matrimonio veniva se non impedita, almeno fortemente disincentivata. Inoltre, tutti gli elementi “non sacramentali” del matrimonio, come il rinfresco, gli invitati, i regali, il viaggio di nozze, sono stati pressoché totalmente impediti.
Quindi, ragionevolmente, molte coppie, che magari avevano atteso anni per prendere la decisione e fissare la data, hanno deciso di rinviare a tempi migliori; si può aspettare ancora un po’ per sposarsi, in effetti, soprattutto se si convive già da anni, e se al centro della scelta c’è sì la decisione di celebrare un’alleanza di coppia, ma soprattutto quella di fare la festa della vita, con un pranzo coi fiocchi nella villa più prestigiosa, il viaggio di nozze nei Paesi più lontani e improbabili e persino il wedding planner, organizzatore di matrimoni, professione che qualche decennio fa nemmeno esisteva in Italia.
Il crollo dei matrimoni causato dalle restrizioni della pandemia può far riflettere anche su quanto la ritualità consumistica sia diventata importante, all’interno dei progetti di matrimonio dei giovani sposi di oggi. I dati Istat anticipano anche un segnale di ripresa sui primi 9 mesi del 2021, periodo in cui i matrimoni «sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2020. Questa ripresa delle nozze, tuttavia, non è sufficiente a recuperare quelle perse nel 2020, [...] la variazione [rispetto allo stesso periodo del 2019, ndr] resta negativa -4,5%) e in linea con la diminuzione già sperimentata negli anni precedenti». Da ultimo, giova segnalare che tra il 2019 e il 2020 sono calate soprattutto le nozze con rito religioso (-67,9%), e i primi matrimoni (-52,3%).
In effetti, i matrimoni religiosi sono calati più del doppio rispetto a quelli civili (che peraltro sono spesso “secondi matrimoni”), e questo potrebbe essere un ulteriore segnale su cui la comunità ecclesiale dovrebbe interrogarsi, rispetto a quanto sia ancora rilevante la dimensione di senso e significato sacramentale, del matrimonio celebrato in chiesa, e quanto ci sia invece di “estetico-celebrativo” e consumistico.
Un altro dato che merita attenzione è la presenza di una quota molto consistente di matrimoni con almeno uno sposo straniero: nel 2019 sono stati 18.832 (il 19,4% sul totale dell’anno). Tra questi poco più di 4.000 sono stati celebrati tra due cittadini stranieri(in genere dello stesso Paese, ma non necessariamente), mentre oltre 14mila sono stati matrimoni misti: in tre quarti dei casi vedono un uomo italiano sposare una donna straniera, mentre sono decisamente meno numerose le donne italiane che sposano uomini stranieri.
Il dato, nella sua articolazione, ci stimola a rivolgere un’attenzione non marginale a persone presenti nel nostro Paese che fanno parte integrante della nostra comunità, al punto che costruiscono qui i propri progetti di vita matrimoniale e familiare. Come per la natalità, anche per i matrimoni, senza la loro presenza il nostro saldo sarebbe decisamente più negativo.