Cannes delle meraviglie. Oltre le polemiche, il rifiuto di Netflix, le proiezioni stampa non più al mattino e ormai in notturna, il premio alla carriera ad Alain Delon, osteggiato dalle associazioni femministe. È un Festival multiforme, che rifiuta il cambiamento (le piattaforme streaming), difende il cinema, quello sul grande schermo, e le luci in sala spente. Quest’anno punta sulle stelle. Tanti divi, tematiche, da ogni parte del mondo. C’è una particolare attenzione per l’affresco storico, per la politica.
Il film più atteso è C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino. È ambientato nel 1969, e i protagonisti sono l’attore di un telefilm western di successo e la sua controfigura. Sullo sfondo Sharon Tate, gli efferati delitti di Charles Manson, la fine di Hollywood come la si conosceva. Nel cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie… L’Italia è in concorso con Il traditore di Marco Bellocchio, con Pierfrancesco Favino nei panni di Tommaso Buscetta, il “Boss dei due mondi”, tra i primi “pentiti” di sempre. Ha collaborato con Giovanni Falcone, è stato il testimone chiave nei maxiprocessi di mafia, arrivando ad accusare addirittura Andreotti. Un po’ di Italia c’è anche nella giuria ufficiale, con Alba Rohrwacher, regista di Lazzaro felice che l’anno scorso ha vinto la Palma per la migliore sceneggiatura.
La Storia incontra la fede nell’attesissima nuova opera di Terrence Malick A Hidden Life. È la vicenda di Franz Jägerstätter, obiettore di coscienza austriaco che durante la Seconda Guerra Mondiale si rifiutò di combattere per i nazisti. Fu giustiziato. Jägerstätter è stato beatificato nel 2007 da Papa Ratzinger. Arrivando al presente, di religione si parla anche nel nuovo lavoro dei fratelli Dardenne Le Jeune Ahmed. Il film affronta il processo di radicalizzazione di un ragazzino musulmano, che decide di uccidere la sua insegnante. Arte che si schiera al fianco degli ultimi, come quella di Ken Loach, che cerca di vincere la sua terza Palma d’Oro. Le prime due erano state per Il vento che accarezza l’erba e Io, Daniel Blake. In Sorry We Missed You tornano al centro la povertà, il proletariato, la difficoltà di mantenersi ai tempi della Brexit, la famiglia nella tempesta.
Ma la settantaduesima edizione del Festival si tinge anche di rosa. Nel manifesto rende omaggio alla grande Agnès Varda (la madrina della Nouvelle Vague), e la ritrae sulla spiaggia di Sète, dove stava realizzando il suo primo lungometraggio La pointe courte. Nella selezione ufficiale ci sono quattro donne, in Un Certain Regard il doppio. Spazio anche ai generi, ai biopic, ai documentari. Rocketman di Dexter Fletcher fa ballare sulle note dei classici di Elton John, gli appassionati di calcio si emozionano con i dribbling di Maradona in Diego Maradona di Asif Kapadia. E per gli amanti della commedia col brivido, c’è l’apertura targata Jim Jarmusch, con gli zombi de I morti non muoiono.