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mercoledì 11 settembre 2024
 
 

Paola Spotorno. «Quella agitazione la notte prima di partire»

12/05/2016  La responsabilità di una gita sui docenti è molto pesante. Ma prevale la certezza che si tratta di un momento importante per la classe.

Come gli studenti non dormono la notte prima dell’esame, la professoressa Paola Spotorno, per le responsabilità che sa di essersi assunta, non dorme quella prima della gita. Sta partendo per Venaria con due classi del Liceo delle scienze umane Gaetana Agnesi di Milano, dove insegna Diritto ed economia: «Ho chiamato tre volte i musei per essere sicura di avere prenotato tutto». È una gita in giornata e dovrà vigilare per tutte le 12 ore che sarà con i suoi ragazzi: «Quando si tratta di un viaggio di più giorni anche la notte. Per questo molti professori preferiscono non accompagnare i ragazzi. Sanno quanto è dif†ficile controllarli. E pensano alla cronaca recente: morti assurde di giovanissimi in gita di classe, alcune dovute al caso, altre all’incoscienza».
Con loro viaggiano due studenti con disabilità motoria e l’organizzazione è più diffi†coltosa: «Bisogna essere sicuri che ci sia la disponibilità dell’insegnante di sostegno e dell’educatore. Preparare tutto con grande anticipo per prenotare bus e alberghi in grado di ospitare questi ragazzi». Ma è talmente grande la soddisfazione di dare a tutti le stesse opportunità che è una fatica che vale la pena: «E non tralasciamo il valore aggiunto: imparare come sia dif†ficile la loro quotidianità al di fuori dalle aule».
Diversamente da quanto è successo di recente in ben tre scuole italiane questa prof non prende in considerazione l’idea che l’alunno disabile non parta se non per sua scelta: «La proposta è fatta all’intera classe. Bisogna mediare e far sì che tutti partecipino».
A volte un grosso ostacolo è il costo, soprattutto per le gite di più giorni. Molte famiglie non sono in grado di sostenerlo: «Personalmente voglio che partecipino tutti e non solo la quota di due terzi prevista per legge. Per questo cerco di veri†care che tutti possano partire. Ed eventualmente si ricorre al fondo di istituto».
Al di là del costo la gita è comunque un momento importantissimo: «È un’occasione per conoscersi e socializzare fuori dalle mura della classe, non sempre idonea a creare relazioni. Partiamo per apprendere, ma dobbiamo accettare che i ragazzi si alzino alle sei del mattino, come faremo domani, soprattutto per stare insieme. Hanno fatto proposte riguardo la meta ma poi ovunque li porti sono contenti per la compagnia degli amici».
Il nome tecnico della “gita” è comunque “uscita didattica” o “viaggio di istruzione”: «Infatti porto i ragazzi a Venaria Reale perché quando in terza studieranno la nascita degli Stati nazionali e delle Monarchie assolute l’eco di questa giornata possa essere uno stimolo o una motivazione ulteriore per lo studio». Cosa dirà al ritorno? «Quello che dico sempre: “Sono contenta per la bella giornata. Meno male che è †finita”».

 
 
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