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lunedì 07 ottobre 2024
 
 
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Paolo Cevoli: nella Bibbia c’è tutta la nostra vita

20/09/2018  «Le Scritture affrontano temi di grande attualità, dalle migrazioni al rapporto tra padri e figli», dice il comico, che ha tratto uno spettacolo dalla Bibbia

«La parola? È la materia prima del mio lavoro. Qualcosa da prendere maledettamente sul serio, anche se può essere usata per divertire la gente, come nel mio caso. Le parole possono diventare clave da usare per combattere il nemico, per affermare con violenza (verbale, non meno nefasta di quella fisica) la propria opinione. Oppure birilli con cui prendersi gioco di qualcuno che si vuole ridicolizzare. Ma anche il mezzo migliore per comunicare piccole e grandi verità».

Paolo Cevoli è un giocoliere della parola, un comico con il gusto della provocazione, che usa un linguaggio caustico e appuntito. Divenuto familiare al grande pubblico con le sue apparizioni televisive a Zelig nelle vesti di Palmiro Cangini, fantomatico assessore alle attività varie ed eventuali del Comune di Roncofritto, negli anni si è cimentato con successo nel teatro, portando sulla scena in centinaia di teatri vizi e virtù dell’italiano medio.

Da tempo sta proponendo lo spettacolo-monologo La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli (regia di Daniele Sala, produzione di Roberto Gemelli), che ha presentato recentemente anche al Meeting di Rimini davanti a oltre tremila spettatori: una rilettura, alla sua maniera, del “libro dei libri” in cui presenta alcuni grandi personaggi dell’Antico Testamento mettendo in evidenza le loro fragilità e incoerenze. E così scopriamo un Adamo che nell’Eden ci appare come un sempliciotto succube di Eva, Abramo che non esita a offrire la moglie Sara al Faraone d’Egitto spacciandola per sua sorella, Giobbe che viene deriso perfino dalla moglie a causa delle disavventure che si abbattono su di lui, e Giacobbe — padre delle dodici tribù d’Israele — è un furbacchione che nella Genesi, con una serie di stratagemmi, deruba il fratello gemello Esaù della sua primogenitura.

Stesso trattamento per il re Davide, per Elia e altri protagonisti della Bibbia che, mentre in genere restano avvolti da un’aura di sacralità, dal comico romagnolo vengono raccontati come persone in cui il limite e l’incoerenza sono parti integranti della loro umanità.

FRA PADRE E FIGLIO

Quello che a uno sguardo superficiale potrebbe sembrare dissacratorio — anche per le parole pepate e i toni forti che vengono usati, secondo lo stile di Cevoli che notoriamente non ama le mezze misure — si rivela una modalità efficace per sottolineare il rapporto filiale tra l’uomo e Dio: solo chi vive una profonda familiarità può usare parole che per un estraneo possono sembrare eccessive o addirittura offensive. «Se Dio è un padrone puoi rivolgerti a lui solo mantenendo le dovute distanze», osserva il comico. «Se è padre puoi permetterti certe confidenze, anche nel linguaggio usato, perché sono figlie di un rapporto di amore. Per questo sono abbastanza sicuro che anche da lassù avranno fatto qualche risata guardando il mio spettacolo».

E in effetti la modalità spiazzante e istrionica con cui Cevoli propone la sua personalissima rivisitazione dell’Antico Testamento (quella del Nuovo è ancora in gestazione, e arriverà sulle scene nel 2019) produce risate a profusione. Che si uniscono però a una sincera commiserazione per i limiti di re, condottieri  e profeti che vengono messi sotto i riflettori. «È proprio così che si rivela l’amore di Dio: non sceglie i grandi, i perfetti, per attuare il suo disegno di salvezza e stabilire un’alleanza con l’uomo, ma rende grandi i piccoli».

A SCUOLA DA DON BENZI

  

Continua Cevoli: «Il suo è un amore “esagerato”, che supera ogni misura umana e permette di ripartire dopo ogni caduta, se l’uomo liberamente decide di farlo. L’ho imparato da don Oreste Benzi, grande uomo, romagnolo come me, mio insegnante di religione al liceo, che diceva: ogni santo ha un passato, ogni peccatore ha un futuro, l’uomo non è il suo errore. Parole che calzano a pennello con il mio spettacolo».

Cevoli, che ha lavorato per oltre un anno alla preparazione avvalendosi del contributo di alcuni studiosi della Bibbia, è colpito dal fatto che «ognuno può ritrovare un po’ di sé in qualche pagina di quel libro, e che vengono affrontati temi che oggi hanno una grande attualità: migrazioni di popoli, guerre e persecuzioni, il rapporto uomo-donna e quello tra padri e figli, e soprattutto la grande domanda sul male, che riecheggia in particolare nella vicenda di Giobbe: se Dio è buono, perché permette il male? Che senso dare al dolore e alla sofferenza degli innocenti?».

Un comico non può dare risposte teologiche a questi interrogativi, ma lui lascia intravvedere la prospettiva con cui guardarli: quella dell’amicizia tra Dio e l’uomo, di un Amore che non lascia l’umanità in balia del suo limite. «Dio assume la condizione umana per innalzarla. La Parola, quella con la maiuscola, non risuona nell’iperuranio, si è fatta carne e dà un significato nuovo a tutte le parole. Nella storia c’è il bene e c’è il male, ma dopo la Risurrezione di Gesù il male non è più l’ultima parola sull’uomo e sul mondo. L’ultima, definitiva parola, è una parola di bene».

L’EVENTO. IL 30 SETTEMBRE IN TUTTA ITALIA

Anche quest’anno torna La Domenica della Parola, una giornata di festa e celebrazione per rimettere al centro l’ascolto delle Scritture. Tutte le parrocchie e le comunità sono invitate a promuovere riflessioni. Nelle librerie San Paolo e Paoline e su www.sanpaolostore.it è in vendita il sussidio La Domenica della Parola. Una festa con la Bibbia. Per richiederlo i parroci possono anche contattare l’agente di zona, il servizio clienti (800.50.96.45), oppure scrivere a servizio.clienti@stpauls.it.

 
 
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