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sabato 21 settembre 2024
 
 

Tornare ad essere ponte tra Oriente e Occidente

05/01/2014  Se non vogliono sparire, i cristiani del Medio Oriente devono lavorare per conciliare cristianesimo e islam. L'opinione di Paolo Naso, docente di Scienza politica e membro della Chiesa valdese.

Secondo osservatori attenti e partecipi come il sociologo cattolico palestinese Bernard Sabella, si è innescato un processo che potrebbe portare all’estinzione dei cristiani in Medio Oriente, di cui rimarrebbero le vestigia di templi e monasteri, a testimonianza però di comunità ormai in diaspora o semplicemente sparite dalla scena regionale. Le ragioni di questo rischio sono diverse, variano da Paese a Paese e non si esauriscono affatto nell’esito «fondamentalista» di alcune rivoluzioni arabe.

L’esodo cristiano inizia infatti negli anni ’70 quando, forti del loro ruolo politico in Libano, molti giovani dei ceti più abbienti scelsero la strada dell’occidentalizzazione e dell’emigrazione verso gli Usa. Fu l’inizio di una fuga di cervelli e di risorse umane divenuta di massa negli anni della guerra civile nel Paese dei cedri. L’altro grande esodo fu a cavallo dell’Intifada palestinese degli anni ’80, ebbe come protagonisti molti giovani cristiani palestinesi colti e, come fattore determinante, il peso dell’occupazione israeliana. In altri Paesi ancora – Egitto, Siria – i cristiani si adattarono bene a regimi che concedevano loro spazi di autonomia. Il prezzo politico, però, era la loro fedeltà ai vari raís.

Le rivoluzioni e il loro esito islamista hanno fatto saltare questo “patto” ed esposto i cristiani a ritorsioni e vendette che, giustamente, ci devono preoccupare. Ma senza resuscitare le teorie infondate dello «scontro di civiltà». I cristiani arabi sanno, molto meglio di noi, che o torneranno a essere un ponte tra Occidente e Oriente, tra cristianesimo e islam o, semplicemente, non saranno.

 
 
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