È noto che associare il nome di Dio alla nozione di
“legge” può essere fuorviante e sovente lo è. Dio, infatti, dà la
legge,ma non è legge. Dio è amore e libertà. La legge di Dio rivela la
sua volontà, non la sua natura. È noto anche che il termine
ebraico tradotto con “legge” significa anzitutto“insegnamento”. Si
trattava, all’origine, di un insegnamento orale, impartito, in Israele,
dai Leviti e dai sacerdoti, presso i santuari. I loro insegnamenti
furono poi messi per iscritto in diverse antiche raccolte, oggi riunite
nel Pentateuco. Così la legge non fu più l’insegnamento vivo dei
sacerdoti, ma divenne un testo scritto commentato e spiegato dagli
scribi. Comunque la legge fu ed è, per Israele, il contenuto del Patto
tra Dio e il popolo: nell’antico Patto la legge è scritta «su tavole di
pietra», nel nuovo su «tavole che sono cuori di carne» (2Corinzi 3,3;
Geremia 31,33; Ezechiele 36,26-27).
Perché il contenuto del Patto è la legge? Perché la legge è vitale per
l’uomo, sia come individuo sia come comunità. Senza legge la vita umana
precipita nel caos, nel quale prevale inevitabilmente la legge del più
forte, cioè l’arbitrio e la prepotenza. Il valore della legge è massimo,
tanto più se si tratta della legge di Dio: non c’è civiltà, si può
anche dire che non c’è umanità senza legge. D’altra parte la legge è e
resta, anche come legge scritta, di Dio che, come s’è detto, non è legge, ma amore e libertà.
Questo significa che la legge non può prendere il posto di Dio, che non
si annulla nella sua legge, ma ne resta il Signore e proprio per questo
anche l’interprete, l’ermeneuta. Occorre perciò interpretare la legge a
partire da Dio, e non Dio a partire dalla legge. Qual è il contenuto
della legge? È ben illustrato dal Decalogo, sia in sé con i suoi due
poli fondamentali, Dio e il prossimo; sia nell’approfondimento che ne ha
fatto Gesù nel Sermone sul Monte (Matteo 5,17-48). È importante
ricordare che il Decalogo è introdotto da un’auto presentazione di Dio
come Colui che libera, cioè che crea libertà: lo scopo della
legge di Dio è aiutare l’uomo a restare libero, e non, come molti
pensano, restringere o addirittura cancellare gli spazi della sua
libertà. In sostanza, la legge di Dio, che Gesù ha riassunto
nel doppio comandamento dell’amore (Marco 12,28-34),è quella che
l’apostolo Giacomo chiama «la legge perfetta, che è la legge della
libertà»(Giacomo 1,25).
In questo quadro si capisce il Salmo 119, che è un canto di felicità che
scaturisce dal possesso e dalla conoscenza della legge di Dio. E la
legge degli uomini? Svolge anch’essa una funzione vitale, sia a livello
individuale sia sociale. Vale anche per la legge degli uomini quel che
s’è detto della legge di Dio. Nessuna vita umana è possibile
senza la legge. È però noto a tutti che le leggi umane possono essere
giuste o inique, possono agevolare la vita oppure soffocarla, possono
essere una benedizione oppure una maledizione. Possono
ispirarsi e conformarsi alla legge di Dio, ma possono anche
allontanarsene e contraddirla. In quest’ultimo caso, il credente seguirà
la parola rivolta da Pietro e dagli altri apostoli al sinedrio di
Gerusalemme: «Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini» (Atti
5,29). Detto questo, è compito di tutti (famiglie, scuola, istituzioni)
inculcare nei cittadini non solo il rispetto, ma l’amore per la legge,
senza la quale la civiltà ridiventa barbarie.