«Siamo così immersi nel presente da non essere più capaci di alzare lo sguardo, di guardare lontano, in una prospettiva storica.
È però questo quello che dovremmo fare oggi di fronte al documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi da papa Francesco e dal grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. Perché improvvisamente capovolge la prospettiva, rovescia il punto di vista, libera le religioni, e in primo luogo l'islam e il cattolicesimo, dal fardello dello scontro. Sottrae l'identità dall'obbligo di avere un nemico, sbugiarda il falso dilemma della scelta fra negare se stessi e negare gli altri. Chiede alle religioni di riscoprire vano della pace della giustizia e del bene, della bellezza della fraternità umana, di non tradirli. Così, indicando nell'individualismo uno dei mali del nostro tempo, restituisce alla fratellanza il concetto di alterità, dice insomma che si può, che si deve rimanere se stessi e allo stesso tempo riconosce nell'altro il fratello con cui nella diversità si possono condividere tante cose, più di quante forse ci rendiamo conto o ci rendessimo conto.
Il no alla violenza, al terrorismo, al fanatismo, alla corruzione, alla discriminazione; il sì alla salvaguardia del creato, ad un'equa distribuzione delle risorse, alla tutela della vita dalla nascita sino alla morte naturale, alla difesa della famiglia come nucleo fondamentale della società. Il sì al riconoscimento della libertà come un dono di Dio e all'indicazione del dialogo come via, della collaborazione come condotta della conoscenza reciproca, come metodo.
La condanna di chi usa la religione per incitare all'odio e alla violenza, all'estremismo, al fanatismo cieco, per giustificare atti di omicidio, di terrorismo, di oppressione.
La difesa della libertà di culto e della libertà religiosa e la difesa del concetto di cittadinanza come uguaglianza di doveri e dei diritti dell'uomo, della donne dei bambini, degli adulti, degli anziani.
Un passo storico: ma la storia, lo sappiamo, cammina sulle gambe degli uomini. O forse sarebbe meglio dire sui cuori degli uomini. I nostri.»
(Foto Reuters)