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sabato 15 marzo 2025
 
 

Paolo VI e quel giornalista di casa: suo papà

21/06/2013  Eletto Papa il 21 giugno di cinquant'anni fa, Giovanni Battista Montini - parlando del padre, direttore di giornale - elogiò la stampa che si vive come «una splendida e coraggiosa missione al servizio della verità, della democrazia, del progresso; del bene pubblico, in una parola».

Fin dall’inizio del pontificato, Paolo VI manifesta un grande interesse per giornali, radio e tv. La sua prima “uscita” dopo l’elezione la riserva  alla Radio Vaticana, che visita il 27 giugno, sei giorni dopo l’elezione.    Il 29 giugno è quindi la volta dell’udienza ai rappresentanti della stampa italiana ed estera che hanno raccontato in diretta la morte di Giovanni XXIII e il Conclave che ha portato alla sua elezione.

Papa Montini si lascia andare a un ricordo familiare: «Non possiamo tacere una circostanza che ci sembra meritare da parte nostra, sia pure sobria, una discreta menzione; e la circostanza si è che nostro padre, Giorgio Montini, a cui dobbiamo con la vita naturale, tanta, tanta parte della nostra vita spirituale, era, tra l’altro, giornalista. Giornalista d’altri tempi, si sa, e giornalista per lunghi anni , direttore d’un modesto, ma ardimentoso quotidiano di provincia; ma se dovessimo dire da quale coscienza della sua professione e da quali virtù morali sostenuto, pensiamo che facilmente, senza essere trascinati dall’affetto, potremmo tracciare il profilo di chi concepisce la stampa una splendida e coraggiosa missione al servizio della verità, della democrazia, del progresso; del bene pubblico, in una parola».   

Pochi giorni dopo, il 4 luglio, è la volta della visita alla sede dell’Osservatore Romano, così sintetizzata in un comunicato ufficiale della Santa Sede: «L’incontro offre felice occasione per riconfermare nell’animo del Supremo Pastore la stima - che data da molti anni - da Lui professata verso la stampa cattolica in genere, verso il quotidiano della Santa Sede in modo speciale». 

    Il 22 settembre, a una settimana dall’apertura della seconda sessione del Concilio, papa Montini incontra gli iscritti all’Unione cattolica stampa italiana, coi quali sfodera il suo fine umorismo: «Parlare a giornalisti! C’è di che temere: essi sono pronti ed abilissimi a carpire una parola, un’allusione, una frase, e a trovarvi dentro cento significati; e ad attribuirvi quello che essi vogliono; la loro curiosità è una rete tesa, in cui l’incauto che vi si appressa, candido ed ingenuo, cade facilmente, assalito da questioni inattese, da domande compromettenti, da giudizi imprevisti, liberi ed audaci, talvolta inesatti e spietati».

Nel giro di poche settimane Paolo Vi ha ancora occasione di dimostrare la sua particolare attenzione nei confronti dei giornalisti: il 1° ottobre incontrando i reporters di radio e  Tv confluiti a Roma per seguire i lavori del Concilio e il 1° dicembre ricevendo in udienza i rappresentanti dell’Unione internazionale della stampa cattolica. Il 4 dicembre è pi un giorno solenne: il Papa promulga il decreto Inter mirifica, sui mezzi di comunicazione sociale, che i padri conciliari hanno appena approvato con 1.960 voti a favore, 164 contrari e 7 nulli e che, tra l’altro, istituisce la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.  Passano pochi mesi e il 2 aprile 1964 papa Montini, con il motu proprio In fructibus multis,  dà vita al Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, confermando così la particolare attenzione del “figlio del giornalista” diventato Papa per i mezzi di comunicazione sociali, che nel Messaggio per la 1^ Giornata mondiale delle comunicazioni, quella del 1967, così esalterà: «Grazie a queste meravigliose tecniche, la convivenza umana ha assunto dimensioni nuove: il tempo e lo spazio sono stati superati, e l'uomo è diventato come cittadino del mondo, compartecipe e testimone degli avvenimenti più remoti e delle vicende dell'intera umanità».


Maurizio De Paoli 

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