«Alla provocazione
dei farisei che, per così dire, volevano fargli l’esame di religione e
condurlo in errore, Gesù risponde con questa frase ironica e geniale:
"Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di
Dio". È una risposta ad effetto che il Signore consegna a tutti
coloro che si pongono problemi di coscienza, soprattutto quando entrano
in gioco le loro convenienze, le loro ricchezze, il loro
prestigio, il loro potere e la loro fama. E questo succede in ogni
tempo, da sempre. L’accento di Gesù ricade certamente sulla seconda
parte della frase: "E (rendete) a Dio quello che è di Dio". Questo
significa riconoscere e professare - di fronte a qualunque tipo di
potere - che Dio solo è il Signore dell'uomo, e non c’ è alcun altro.
Questa è la novità perenne da riscoprire ogni giorno, vincendo il timore
che spesso proviamo di fronte alle sorprese di Dio. Lui non ha paura delle novità! Per questo, continuamente ci sorprende, aprendoci e conducendoci a vie impensate».
La sorpresa di Dio, di cui ha parlato anche nel discorso conclusivo ai
padri sinodali. Anche oggi papa Francesco dice: «Lui ci rinnova, cioè ci
fa “nuovi” continuamente. Un cristiano che vive il Vangelo è “la novità
di Dio” nella Chiesa e nel Mondo. E Dio ama tanto questa “novità”!
"Dare a Dio quello che è di Dio", significa aprirsi alla Sua volontà e
dedicare a Lui la nostra vita e cooperare al suo Regno di misericordia,
di amore e di pace. Qui sta la nostra vera forza, il fermento
che la fa lievitare e il sale che dà sapore ad ogni sforzo umano contro
il pessimismo prevalente che ci propone il mondo. Qui sta la
nostra speranza perché la speranza in Dio non è quindi una fuga dalla
realtà, non è un alibi: è restituire operosamente a Dio quello che Gli
appartiene».
«Lo abbiamo visto in questi giorni durante il Sinodo straordinario dei Vescovi – “Sinodo” significa "camminare insieme".
E infatti, pastori e laici di ogni parte del mondo hanno portato qui a
Roma la voce delle loro Chiese particolari per aiutare le famiglie di
oggi a camminare sulla via del Vangelo, con lo sguardo fisso su Gesù. È
stata una grande esperienza nella quale abbiamo vissuto la sinodalità e
la collegialità , e abbiamo sentito la forza dello Spirito Santo che
guida e rinnova sempre la Chiesa chiamata, senza indugi o, a prendersi
cura delle ferite che sanguinano e a riaccendere la speranza per tanta
gente senza speranza». E per l'anno di lavoro che separa dal Sinodo del
prossimo anno, papa Francesco invoca ancora lo Spirito Santo «che in questi giorni operosi ci ha donato di lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività»
perché «accompagni ancora il cammino che, nelle Chiese di tutta la
terra, ci prepara al Sinodo Ordinario dei Vescovi del prossimo ottobre
2015. Abbiamo seminato e continueremo a seminare con pazienza e
perseveranza, nella certezza che è il Signore a far crescere quanto abbiamo seminato».
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