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martedì 12 novembre 2024
 
1963-2023
 
MariaConTe

Paolo VI, il Papa che ci insegnò come amare Maria per abbracciare Gesù

21/06/2023  Il 21 giugno 1963 veniva eletto pontefice Montini. «La sua esortazione apostolica Marialis cultus», riflette il postulatore padre Antonio Marrazzo, «da un lato punta a impedire ogni tendenza a distaccare il culto della Vergine dal suo necessario punto di riferimento che è Cristo o di fare delle pie pratiche un qualcosa di più importante del memoriale del Signore, dall’altro ammonisce quanti disprezzano i pii esercizi di devozione»

«Anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni ha testimoniato in modo appassionato la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere a vivere la nostra comune vocazione, la vocazione universale alla santità. No alle mezze misure ma alla santità».

Con queste parole papa Francesco il 14 ottobre 2018 celebrava Paolo VI nel giorno in cui la Chiesa Universale lo ha riconosciuto santo. Una figura straordinaria di cristiano innanzitutto, prima che di vescovo o di Pontefice, capace di conservare la fede con ostinazione e speranza nel Signore, pur in mezzo ai grandi cambiamenti, ecclesiali e non, del secolo scorso. Eletto al soglio pontificio esattamente 60 anni fa, la mattina del 21 giugno 1963, dopo tre giorni di conclave, al sesto scrutinio, Giovanni Battista Montini, prima di affacciarsi sulla loggia centrale della Basilica di San Pietro, lui che non aveva mai aspirato al ruolo di Vicario di Cristo, disse ai fratelli Cardinali: «Qui sono crocifisso con Cristo».

Il mondo, diviso tra due blocchi, stava cambiando rapidamente e la Chiesa aveva appena intrapreso la santa avventura del Concilio, che riprese subito il suo cammino, appena tre mesi dopo l’inizio del suo Pontificato, perché come disse egli stesso: «il Concilio è un atto solenne d’amore per l’umanità», affermazione che certifica quanto la Chiesa, la sua missione e il suo dialogo col mondo erano gli obiettivi che più gli stavano a cuore. L’amore alla Chiesa era per Montini diretta conseguenza dell’amore a Cristo e a Maria, a cui aveva affidato l’assemblea conciliare l’11 ottobre 1963: «Benedici, o Maria, la grande assemblea della Chiesa gerarchica, essa pure generatrice dei Cristiani fratelli di Cristo, primogenito dell’umanità redenta. Fa’, o Maria, che questa sua e tua Chiesa, nel definire se stessa, riconosca te per sua madre e figlia e sorella elettissima, ed incomparabile suo modello, sua gloria, sua gioia e sua speranza».

Alla Madre di Dio, durante i 15 anni del suo pontificato, Paolo VI dedicò 2 encicliche e 3 esortazioni apostoliche. L’ultima, la Marialis cultus, è tutt’oggi riconosciuta come uno dei documenti più importanti del post-Concilio.

«Nel giorno della festa della presentazione di Gesù al tempio e della purificazione di Maria, il 2 febbraio 1974 Papa Montini pubblica la Marialis cultus, un documento», sottolinea Giselda Adornato, consultore storico della causa di canonizzazione di Paolo VI, «che rientra nella riforma liturgica, accusata di avere sminuito l’amore a Maria, e insieme regolamenta la devozione mariana, che va rivista adeguandola, con rispetto della sana tradizione, alle esigenze degli uomini di oggi».

All’indomani dalla chiusura del Concilio Vaticano II la mariologia attraversava un tempo di grande crisi, al punto che il decennio 1964 - 1974 viene ricordato come il decennio senza Maria. Se da una parte il popolo continua a venerare la Vergine, i sacerdoti, i gruppi e i movimenti ecclesiali, le elite intellettuali tendono a marginalizzare la Madre di Dio e a non parlare più di Lei.

Le effigi mariane vengono calate giù dagli altari e santuari, pellegrinaggi, apparizioni, processioni pubbliche vengono considerati espressione del popolo e, quindi, figli di una cultura inferiore. È in questo contesto che si fa strada la voce decisa di papa Montini, che con la Marialis cultus ribadisce quanto già aveva detto il Concilio Vaticano II, precisamente attraverso la Costituzione dogmatica Lumen gentium: «Il santo Concilio esorta tutti i figli della Chiesa a promuovere generosamente il culto, specialmente liturgico, verso la beata Vergine, ad avere in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei. Esorta inoltre caldamente i teologi e i predicatori della parola divina ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure da una eccessiva grettezza di spirito, nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio».

«L’intenzione prima dell’esortazione apostolica Marialis cultus», riflette padre Antonio Marrazzo, postulatore della causa di canonizzazione di San Paolo VI «era impedire ogni tendenza a distaccare il culto della Vergine dal suo necessario punto di riferimento che è Cristo. Inoltre quel documento ha il fine di ammonire quanti a quel tempo disprezzavano i pii esercizi di devozione e allo stesso tempo redarguire chi faceva delle pie pratiche un qualcosa di più importante del memoriale del Signore».

Un colpo al cerchio e uno alla botte, in buona sostanza. Ma non solo. «Il Papa», evidenzia Giselda Adornato, «vuole dare una visione corretta della Madre di Cristo, basata sul Vangelo e sui dati dottrinali, per portare i fedeli e le donne in specie a scoprire che Maria di Nazareth, pur completamente abbandonata alla volontà del Signore, fu tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare che Dio è vindice degli umili e degli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo, una donna forte, che conobbe povertà e sofferenza, fuga ed esilio: situazioni che non possono sfuggire all’attenzione di chi vuole assecondare con spirito evangelico le energie liberatrici dell’uomo e della società».

Montini che aveva fatto esperienza e conoscenza della Madonna sin dalla più tenera età grazie alla fede della sua mamma, Giuditta Alghisi, e che fino all’ultimo giorno della sua vita l’aveva invocata stringendo tra le dita la corona del rosario, medita nella Marialis cultus le virtù di Maria, Vergine dell’ascolto, Vergine orante, Vergine partoriente, Vergine offerente, modello esemplare per tutti i cristiani, prototipo di quel culto spirituale che consiste nel fare della propria vita un’offerta a Dio.

«Per tutta la vita», afferma Gisella Adornato, «Paolo VI manterrà l'impostazione mariana "a tre": Gesù-Maria-l'uomo. La Madonna orienta le anime a Cristo e insieme aiuta la costruzione di un «nuovo umanesimo, Lei è la Donna nuova [...] accanto a Cristo, l'Uomo nuovo». Per tale ragione, uno degli appellativi più amati dal Pontefice ambrosiano è quello di Maria, Madre della Chiesa.

«Ne parla ampiamente nella Marialis cultus», precisa il redentorista, padre Marrazzo, «ma già sulla Lumen Gentium si rivolge alla Vergine con questo titolo: «La madre di Dio», si legge nella Costituzione dogmatica, «è figura della Chiesa. Nel mistero della Chiesa la Beata Vergine Maria occupa il primo posto. E i fedeli del Cristo si sforzano ancora di crescere nella santità per la vittoria sul peccato e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti».

Le riflessioni, le preghiere mariane che Paolo VI ha dedicato alla Madonna nel corso di tutto il suo pontificato, fondate sull'autenticità e l'essenzialità di una fede evangelica, scritturistica, mistica, oltreché sulla più solida tradizione ecclesiale, sono, secondo il postulatore padre Antonio Marrazzo, ancora oggi di grandissima attualità.

«Non a caso papa Francesco, attraverso un decreto della Congregazione per il culto divino, reso noto l’11 febbraio 2018, ha istituito la festa di Maria, Madre della Chiesa il lunedì dopo Pentecoste. L’intento di questa decisione non è semplicemente quella di aggiungere sul Calendario romano un altro giorno da dedicare a Maria, piuttosto riscoprire, alla maniera di Papa Montini, l’immagine più autentica della Madre di Dio. Paolo VI, uomo di grande equilibrio, ce l’ha mostrata non come un semi Dio e al contempo non come una figura di santità sdolcinata, piuttosto come un modello femminile enorme, e non solo per chi ha fede. Una donna statuaria, che si fida e si affida a Dio, una giovane ragazza che precede l’amore, nel senso che prima ancora di essere visitata, va ad Ein Karem a servire la cugina, una madre che dopo aver ritrovato Gesù fra i dottori nel Tempio non urla, non sbraita, non percuote, semplicemente domanda: “Figlio perché ci hai fatto questo?”. Rispetta la libertà del figlio, non ha alcuna mania di controllo, non s’impone, ma ama la sua unicità. E lo stesso fa con ciascuno di noi. Maria ci ama con la stessa libertà, ci anticipa, ci interpella, intercede, è mediatrice, al pari delle nostre mamme che vanno a parlare coi nostri papà quando facciamo fatica a chiedere. È Colei che ci rivela le cose di lassù, parlando la nostra stessa lingua, che ci accompagna verso Cristo e che non ci lascia soli».

 
 
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