A 35 anni dalla scomparsa di Paolo VI, 6 agosto 1978, quale modo migliore per ricordarne la figura che attingere alle parole dei suoi successori?
A iniziare da quanto ebbe a dire Giovanni Paolo II nell’udienza generale del 25 giugno 2003, che volle dedicata al ricordo dei 40 anni dall’elezione di papa Montini (21 giugno 1963): «Apostolo forte e mite Paolo VI ha amato la Chiesa e ha lavorato per la sua unità e per intensificarne l’azione missionaria. In quest’ottica si comprende pienamente l’innovatrice iniziativa dei viaggi apostolici (Paolo VI, il primo Papa a viaggiare in aereo, ne compì 9 all’estero, ndr), che costituisce, oggi, parte integrante del ministero del Successore di Pietro. Voleva che la Comunità ecclesiale si aprisse al mondo, senza però cedere allo spirito del mondo. Con prudente saggezza ha saputo resistere alla tentazione di “adattarsi” alla mentalità moderna, sostenendo con evangelica fortezza difficoltà e incomprensioni e, in qualche caso, persino ostilità. Anche nei più difficili momenti non ha fatto mancare al Popolo di Dio la sua parola illuminatrice».
In occasione del trentesimo anniversario della morte, Benedetto XVI in vacanza a Bressanone, volle così ricordare in particolare il ruolo avuto dal suo predecessore nel guidare il Concilio: «Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, direi quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l’assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post Concilio. Potremmo veramente dire, con l’apostolo Paolo, che la grazia di Dio in lui “non è stata vana” (cfr 1 Cor 15,10): ha valorizzato le sue spiccate doti di intelligenza e il suo amore appassionato alla Chiesa ed all’uomo».
Infine, anche papa Francesco, incontrando il 22 giugno scorso i pellegrini giunti da Brescia in occasione del 50° anniversario della elezione di papa Montini, ha avuto modo di ricordarlo così: «Paolo VI ha saputo testimoniare, in anni difficili, la fede in Gesù Cristo. Risuona ancora, più viva che mai, la sua invocazione: “Tu ci sei necessario o Cristo!”. Sì, Gesù è più che mai necessario all’uomo di oggi, al mondo di oggi, perché nei “deserti” della città secolare Lui ci parla di Dio, ci rivela il suo volto. L’amore totale a Cristo emerge in tutta la vita di Montini, anche nella scelta del nome come Papa, da lui motivata con queste parole: è l’Apostolo che “in modo supremo amò Cristo, che in sommo grado desiderò e si sforzò di portare il Vangelo di Cristo a tutte le genti, che per amore di Cristo offrì la sua vita”».