Sappiamo che la recente Legge di bilancio, che sarà operativa soltanto dal 2018, prevede una giornata in più di congedo facoltativo per i neo papà e arriverà così a un totale di 5 giornate. «Intanto per il 2017 sono confermate le due giornate di congedo obbligatorio, assieme alla possibilità di fruire di due ulteriori giorni di congedo facoltativo. Le giornate di congedo di paternità obbligatorio non sono fruibili in alternativa all’astensione obbligatoria della lavoratrice madre, ma si aggiungono al congedo di maternità» spiega Simone Colombo, consulente del lavoro ed esperto di direzione del personale in outsourcing, che ha analizzato a livello nazionale ed europeo l’uso di questa opportunità per i neopadri e spiega che: «Cinque giorni sono certamente utili anche solo per il disbrigo delle prime pratiche amministrative e per aiutare la famiglia con la nuova organizzazione ma non sono risolutivi. Probabilmente, fermo restando che la legge fa un primo passo avanti, politiche di orario flessibile o brevi riduzioni di orario avrebbero una maggior efficacia e sarebbero di maggiore aiuto per i padri».
Si tratta di un risultato importante perché il “congedo per i neo papà» non è più un diritto a tempo: prima il giorno di congedo obbligatorio era da riconfermare anno per anno, ora si è stabilita una progressione. L’obiettivo resta quello di arrivare ai 15 giorni di congedo obbligatorio per i papà nei primi cinque mesi di vita del bambino.
In Italia il quadro sottolinea inoltre una netta differenza nell’utilizzo del congedo dal nord al sud: in Sicilia il 30% degli uomini chiede il permesso per stare a casa con i figli, segue la regione Lazio con il 18,4% e la Sardegna con il 16,7%. I dati sembrano confermare che le regioni a più alta occupazione pubblica sono quelle dove le richieste di congedo parentale dei papà sono maggiori, confermato dal fatto che le due regioni con maggior occupazione private, Veneto e Lombardia, sono ultime e ferme all’8,1%.
Nella ricerca si mostra anche quanto costa il congedo alle casse dello Stato? Ogni giorno obbligatorio costa 10 milioni, mentre quello facoltativo 1,3 milioni. Si tratta di un impegno importante poiché il governo quindi spenderà 20 milioni nel 2017, che saliranno a 40 nel 2018 per i giorni obbligatori, più 1,3 milioni per quello facoltativo (41,3 milioni nel 2018 nel complesso).
Ma gli effetti positivi del congedo per i neo papà non sono trascurabili: garantire il congedo parentale con una quota esclusiva per i padri, infatti, promuove la paternità soprattutto se il partner non è in congedo nello stesso lasso di tempo della madre e facilita il reingresso della donna nel mercato del lavoro dopo la maternità:
Colombo spiega inoltre come si dimostrato da studi di settore «che un congedo parentale lungo possa avere una ricaduta negativa sulle lavoratrici, qualora non venga il più possibile condiviso con il partner. Le donne avendo, infatti, retribuzioni di norma più basse, sono generalmente coloro che usufruiscono di tali congedi, rimanendo quindi più a lungo lontane dal mercato del lavoro, con una ripercussione negativa sulla propria carriera. Questo meccanismo alimenta anche fattori di segregazione orizzontale e verticale e più in generale di discriminazione».
Per quanto riguarda poi il confronto con gli stati dell’Unione Europea la ricerca ci mostra che in tutti e 28 gli Stati membri dell’Unione sono previsti congedi di paternità con l’eccezione di alcuni, ovvero Austria, Irlanda e Germania. In termini di durata, i congedi di paternità variano considerevolmente dai due giorni obbligatori previsti dall’Italia ai 20 giorni del Portogallo, ai 30 dalla Lituania.
In 14 Stati membri, inoltre, i congedi parentali possono essere divisi tra i genitori (ad esempio in Germania, Danimarca, Cipro). In 12 Stati membri si tratta di un diritto individuale (tra cui Belgio, Francia, Grecia, Italia), mentre in Portogallo, Svezia e Norvegia i congedi parentali comprendono due parti, una che può essere utilizzata in modalità condivisa e un’altra che non può essere condivisa. L’ultima è relativa al periodo ravvicinato al parto e di conseguenza a disposizione della madre per il normale accudimento del bimbo. L’altro è a disposizione delle parti e può essere indifferentemente goduto da padre o madre secondo le necessità.