Sono arrivati in 8 mila da tutta Italia
– medici, operatori sanitari, cooperanti, volontari, sostenitori e amici – per abbracciare
papa Francesco in Aula Paolo VI, durante l’udienza speciale a loro dedicata
oggi (sabato 7 maggio) a mezzogiorno. I membri di Medici con l’Africa Cuamm si
sono stretti intorno a Bergoglio, con il desiderio di continuare ad assicurare (come
fanno da oltre 65 anni) cure e servizi di base alle popolazioni africane. E
anche ricordare don Luigi Mazzucato, storico direttore del Cuamm scomparso il
26 novembre scorso a 88 anni. Ad accompagnare i partecipanti c’erano anche il vescovo di Padova
Claudio Cipolla e il vicario generale, presidente del Cda del Cuamm, monsignor
Paolo Doni.
«La salute, soprattutto quella di base,
è di fatto negata, negata – ha ripetuto il Papa – in diverse parti del mondo e
in molte regioni dell’Africa. Non è un diritto per tutti, ma piuttosto è
ancora un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela».
E
rivolgendosi ai partecipanti, ha rimarcato: «Avete scelto i Paesi più poveri
dell’Africa, quelli sub-sahariani, e le aree più dimenticate, “l’ultimo miglio”
dei sistemi sanitari. Sono le periferie geografiche nelle quali il Signore vi
manda ad essere buoni samaritani, ad uscire incontro al povero Lazzaro,
attraversando la “porta” che conduce dal primo al terzo mondo. Questa è la
vostra “porta santa”! Voi operate tra le fasce più vulnerabili della popolazione:
le mamme, per assicurare loro un parto sicuro e dignitoso, e i bambini, specie
neonati. In Africa, troppe mamme muoiono durante il parto e troppi bambini non
superano il primo mese di vita a causa della malnutrizione e delle grandi
endemie. Vi incoraggio a rimanere in mezzo a questa umanità ferita e dolente: è
Gesù!», aggiungendo a braccio le ultime parole.
«Siete medici “con” l’Africa e non “per”
l’Africa, e questo è tanto importante. Siete chiamati a coinvolgere la gente
africana nel processo di crescita, camminando insieme, condividendo drammi e
gioie, dolori ed entusiasmi. I popoli sono i primi artefici del loro sviluppo,
i primi responsabili!».
Ancora, ha evidenziato Bergoglio, «voi portate avanti
con coraggio la vostra opera, esprimendo una Chiesa che non è una “super
clinica per vip” ma piuttosto un “ospedale da campo”. Una Chiesa dal cuore
grande, vicina ai tanti feriti e umiliati della storia, a servizio dei più
poveri. Infine, ancora una frase spontanea di Francesco: «Vi chiedo, per favore,
di pregare anche per me, perché il Signore mi faccia ogni giorno più povero».
Salutando all’inizio dell’udienza il
Papa, don Dante Carraro, direttore della ong, ha rimarcato: «Grazie prima di
tutto per il tuo esempio, i tuoi gesti e le tue parole: ci incoraggiano, ci
consolano e ci aiutano ad andare avanti. Ti portiamo come dono noi stessi e le
nostre famiglie, l’Africa e la sua gente, la sua passione e il nostro impegno
con loro». Poi ha sintetizzato le testimonianze di due medici in Sud Sudan, «laici
operai di una Chiesa feriale».
Il primo, Massimo Laraia, chiede al pontefice:
«Hai detto che i sacerdoti devono avere l’odore delle pecore. Che odore devono
avere i medici? Qui sento odore di terra, di sangue rappreso, di disinfettante
a riprova di quello che proviamo a fare, odore di lacrime e sorrisi che non
hanno odore».
E Arianna Bortolani: «Volevo venire a tutti i costi venire qui a
incontrare Gesù nei più poveri. Tre anni fa ero fiduciosa che avrei trovato
verità e pienezza di vita, invece devo confessare che sto facendo fatica. La
vera fatica è quella di riconoscere il volto e la persona di Gesù: una giovane
mamma è morta dando alla luce il suo bambino perché è arrivata tardi, non aveva
i soldi per il trasporto. Vorrei vedere i risultati subito, più li cerco e non
mi sembra che ci sia niente che funzioni. Ma una frase, un sorriso, uno sguardo
riportano nella giusta direzione». Il Papa ha aggiunto a braccio nel suo
discorso, commentando queste parole: «La testimonianza di questi medici hanno
portato il mio cuore laggiù, dove voi semplicemente andate per trovare Gesù e
questo mi ha fatto tanto bene: grazie!».