Sono 500. Si tratta di catecumeni, cioè di persone che in età adulta hanno deciso di intraprendere il percorso di fede che porterà al Battesimo. Arrivano da 47 Paesi differenti, in rappresentanza dei cinque continenti. Sabato 23 novembre, alle 16.30, a san Pietro vivono l'incontro "Pronti a varcare la porta della fede". Trentacinque candidati al catecumenato sono ricevuti all’ingresso da papa Francesco. Un modo per rappresentare, anche simbolicamente, quella che i francesi chiamano “entrée en eglise”. A costoro il Santo Padre porrà le domande tradizionali del rito: "Qual è il tuo nome? Che cosa domandi alla Chiesa di Dio? E la fede, che cosa ti dona?". Il segno della croce sulla loro fronte e l’accoglienza nella Chiesa diventeranno, così, il segno evidente del cammino che questi giovani intraprendono per giungere un giorno a professare la fede cristiana.
Damdindorj Nasanbat e la moglie Erdenechimeg hanno lasciato la
Mongolia 5 anni fa. La loro è una storia di sofferenza ed esclusione
finché un giorno, all’ennesima porta a cui hanno bussato, finalmente
qualcuno ha aperto. Erano le Figlie della carità di San Vincenzo de
Paoli di Torino. «Siamo partiti dalla Mongolia nel 2008, io e mia moglie.
Là avevamo un bar e l’attività andava bene finché un giorno non è
entrata la mafia». Oggi Damdindorj ha un taglio sul viso lungo dal naso all’orecchio e due dita di una mano tagliate. Non ha voluto cedere al ricatto del pizzo e ad un certo punto non ha potuto fare altro che scappare.
«Prima
in Russia, poi in Austria dove è nata mia figlia Chonan che oggi ha 4
anni. E poi, finalmente in Italia. Non conoscevamo nessuno. Giravamo in
strada senza trovare nulla. Finché un giorno, su consiglio di una
persona, mi sono rivolto alle Figlie della carità di San Vincenzo de
Paoli. Lì hanno ospitato mia moglie e mia figlia e tuttora ci danno una
mano. Sono entrato in un progetto per rifugiati politici, ho ottenuto i
documenti e dal primo dicembre lavorerò come aiutante da un meccanico
oltre ad avere la possibilità di vivere in una casa della parrocchia». Lei buddista e lui shaman hanno deciso, così, di iniziare il percorso da catecumeni
aiutati dalla Parrocchia Santi Pietro e Paolo e, dopo essersi
battezzati, vogliono sposarsi in chiesa. Loro saranno tra i 35 accolti
dal Papa. «Il dolore e la sofferenza attraverso cui siamo passati ci
hanno spinto a sentire il bisogno del sostegno di qualcuno di forte. Vogliamo conoscere Gesù da vicino e vivere come lui ci ha insegnato».
Giuditta e Andrea Contrucci, 51 e 50 anni, sono di Firenze. Lei , battezzata ortodossa, è figlia di madre protestante e padre ortodosso; lui è figlio di genitori cattolici.
Quando 25 anni fa hanno deciso di sposarsi, per semplificare, lo hanno
fatto in comune. «Quando, poi, è nato il nostro primo figlio Simone
abbiamo chiesto di poterlo battezzare cattolico ma, non essendolo
entrambi, il permesso ci è stato negato. E così anche per Sara e
Sabrina, due delle nostre tre figlie». Lo scorso anno, però, Giuditta
confida questo desiderio a don Francesco Chilleri, sacerdote della
parrocchia Santi Iacopo e Filippo di Scarperia e trova la possibilità
che cercava. Simone, che oggi ha 21 anni, Sara di 15 e Sabrina di 14
iniziano il percorso di fede e saranno tra i giovani catecumeni che
incontreranno il Papa. Serena di 9 anni, la piccola di casa, verrà
battezzata con i fratelli ma seguendo un percorso “tradizionale”. E in
febbraio, per i 25 anni di matrimonio, Giuditta e Andrea si “sposeranno”
nuovamente ma in chiesa. « In vent’anni la situazione è molto cambiata.
Il nostro è stato un percorso ecumenico dove le differenze sono
state vissute come ricchezza e non come limite o barriera. Volevamo una
benedizione per la nostra unione e per la nostra famiglia e, finalmente,
la avremo».