Il primo abbraccio dopo mille anni di divisioni e incomprensioni. E' finalmente un sogno possibile, vedendo papa Francesco e il patriarca Kirill abbracciarsi, questa nuova fase dei rapporti ecumenici. Ci voleva un papa argentino, una terra che non fosse l'Europa, un patriarca come Kirill e tanti tanti anni di lavoro sotterraneo di avvicinamento per smussare le ultime rigidità e aprirsi a un tempo nuovo.
Quando riemergono in pubblico, dopo due ore di colloquio, Francesco e Kirill dicono al mondo che l'unità è possibile.
«Abbiamo svolto insieme una discussione fraterna di due ore
con piena comprensione e responsabilità per le Chiese di ciascuno, per il
proprio popolo credente, per il futuro del cristianesimo e per il futuro della
civiltà umana», esordisce il patriarca di tutte le Russie. «Abbiamo parlato chiaramente senza mezzi termini», aggiunge papa Francesco.
Una discussione piena di contenuti e di indicazioni pratiche, perché, è ancora Francesco a parlare, «l'unità si fa camminando insieme». Ed è per questo che, dopo aver ascoltato le reciproche posizioni, il Papa e il Patriarca hanno convenuto, come spiega Kirill, che «le due Chiese possono cooperare
insieme, con piena responsabilità per lavorare insieme perché non ci sia più
la guerra, affinché ovunque la vita umana sia rispettata, perché si rafforzino
le fondamenta della morale, della famiglia della persona».
«Siamo fratelli, abbiamo lo stesso battesimo,
siamo vescovi», sottolinea ancora Francesco prima di ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile questo incontro. Fra tutti anche Cuba e il presidente Castro che il Papa ringrazia «per la sua disponibilità attiva, se continua così Cuba
sarà la capitale dell’unità. E che tutto questo sia per la glora di Dio».