Il cardinale Bagnasco sul grande schermo durante la celebrazione della Messa (foto Bellomi).
«Pronto?». La voce di Francesco arriva ai 30 mila scout Agesci riuniti a San Rossore, alle porte di Pisa, per la Route Nazionale. Le parole del Papa sono accolte con un boato. Tante volte Francesco è stato protagonista di telefonate inaspettate. Non se l’aspettavano forse, questa telefonata, i giovani dell’Agesci. Non se l’aspettavano ma la desideravano.
Nei mesi scorsi gli appelli al Pontefice perché partecipasse al raduno dei giovani cattolici dell’Agesci, erano stati molteplici: gli scout avevano anche girato un video per convincerlo a andare da loro. La partenza per la Corea del Sud, in programma per giovedì 14 agosto, non ha però permesso a Francesco di essere presente.
«Mi spiace di non essere lì, ma vi accompagno», ha infatti esordito. «Il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non di pensionati. Non lasciatevi rubare la speranza e ricordatevi, la pensione arriva a 65 anni!», ha scherzato il Pontefice, per poi spiegare: «Andate avanti, questa sarà la vostra vittoria. Il vostro compito è costruire la città nuova, come avete avuto modo di scoprire nell'Apocalisse. La vita è vostra, fatela fiorire». Interviene il cardinale Angelo Bagnasco, che celebra la Messa, poi la linea cade: “too-too”. Pochi minuti ma il messaggio è passato chiaro, e infatti subito si alza il coro “Papa Francesco-Papa Francesco”.
Durante l’omelia l’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, un passato da assistente ecclesiastico nel gruppo Genova 10, aveva usato parole accorate: «Coraggio! È la parola magica e umanissima che Gesù ha usato per spronare la sua “squadriglia” apostolica». Con trasporto Bagnasco ha declinato il coraggio su tre vie, a partire dal coraggio di essere liberi. «La libertà vera vi chiede di reagire al pensiero che vorrebbe omologare tutto e tutti, vi chiede una “santa dissidenza”». Una santa dissidenza, un invito al coraggio che va contro corrente: «Il coraggio è il contrario del conformismo, dove è comodo nascondersi per non essere disturbati. Ma è questa la strada della nostra grandezza?».
Ai piedi del palco-altare, una distesa di camicie azzurre. I ragazzi, che hanno trascorso la notte tra la veglia di preghiera, la possibilità di confessarsi e il ritrovo alle 5 del mattino per vivere assieme l’alba, sono stanchi. Fa caldo e il sole picchia. Alcuni sono messi k.o. dall’afa, ma la distesa di camicie azzurre è comunque viva, canta e partecipa come se i dieci giorni di campo non pesassero sulle palpebre. «Amare non è prendere e possedere, è un continuo esodo, cioè un uscire da noi stessi, dal nostro piccolo mondo non per perdere il nostro io, ma per ritrovarlo più bello nel dono», ha proseguito il cardinale a proposito del coraggio di amare.
Infine una bella provocazione e un invito: «Il coraggio della fede è il coraggio di seguire Cristo. Affidarsi a Gesù significa accogliere il giogo della sua parola, dei suoi comandamenti: giogo dolce non perché non chieda impegno, ma perché è un giogo d’amore. Credere a Cristo significa accoglierlo intero, lui il capo e la Chiesa le sue membra. Abbiamo il coraggio di non prostrarci a quanti dicono: Cristo sì, Chiesa no? Contiamo su di voi. La vostra presenza qui e nelle nostre Chiese è un segno di gioia e di speranza per tutti, innanzitutto per i giovani come voi, che bussano alla porta del lavoro e della società».