Sono i vescovi che hanno insistito
per avere il conforto del Pontefice
a un anno di distanza dal disastro
causato dal tifone Yolanda: ottomila
morti e 15 milioni di sfollati,
il peggiore a memoria d’uomo.
E papa Francesco ha risposto subito a
riprova dell’attenzione che Bergoglio
nutre per tutto il continente asiatico.
Le Filippine hanno scelto il logo di una
croce con attorno un grande abbraccio
rosso e azzurro che simboleggiano
il tema “Misericordia e compassione”.
Non è una visita di circostanza. Il Papa
dedica tre giorni pieni all’unico Paese
asiatico a maggioranza cattolica.
Dei circa 98 milioni di abitanti, infatti,
oltre il 92 per cento è cristiano
e, di questa percentuale, l’81 per
cento è di fede cattolica. Ed è molto
forte anche la cultura familiare,
sebbene i legami siano messi a dura
prova dall’emigrazione, soprattutto
delle donne. Una delle testimonianze
preparate per papa Francesco
è portata da un gruppo guidato
da una matriarca di 100 anni
attorniata da figli, nipoti, pronipoti
e trisnipoti.
Bergoglio, dopo la visita
alle zone maggiormente colpite
dal tifone, conclude il viaggio
a Manila inviando la Chiesa filippina,
che ha cominciato il novenale
per la celebrazione dei cinquecento
anni di evangelizzazione del Paese,
come Chiesa missionaria nel
continente asiatico. La cerimonia
del 18 gennaio, con l’accensione
delle candele e appositi canti, conclude
la Messa del Santo Niño, la festa
più sentita nel Paese, perché ricorda
il Gesù Bambino che sarebbe stato
portato direttamente dal navigatore
portoghese Ferdinando Magellano
nel 1521 ai primi cristiani filippini
e donato come regalo di battesimo
alla regina di Cebù.